Bambini troppo grassi: un problema diffuso

I bambini europei, e quelli italiani in particolare, sono troppo grassi. Le cause del sovrappeso sono diverse, ma è necessario invertire la tendenza

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Lucio Piermarini , pediatra e autore
Bambino che mangia un panino con hamburger

Come sottolinea in modo sempre più accorato la comunità scientifica, i bambini europei mangiano troppo e il 20% di loro è in sovrappeso, un terzo di questa percentuale obeso. Ma l’Italia supera queste percentuali raggiungendo numeri davvero preoccupanti: la media italiana dei bambini in sovrappeso o obesi supera del 16% quella europea. Questo significa che un bambino su tre, per un totale di circa un milione di bambini italiani tra i 6 e gli 11 anni, ha problemi di peso; di questi il 24% è in sovrappeso e il 12% è obeso.

Le cause del sovrappeso possono essere diverse

Questa condizione determina nei bambini problemi fisici e psicologici e aumenta il rischio di patologie nell’età adulta. Siamo di fronte a quella che alcuni definiscono un’epidemia sociale.
Nel 2010 sono stati pubblicati due studi americani a riguardo: il primo analizza la letteratura che si è occupata di individuare la cause dell’obesità dal concepimento ai cinque anni di età, il secondo analizza invece i possibili interventi per risolvere il problema.
Ciò che emerge non è consolante. Le cause che determinano il sovrappeso possono essere diverse: sia genetiche (obesità in famiglia), sia materne (diabete pre-gestazionale e gestazionale, fumo), sia fetali (alto o basso peso alla nascita), sia alimentari (uso di bevande ipercaloriche), sia riguardare la durata del sonno inferiore al normale e la scarsa attività fisica (meno di trenta minuti al giorno), spesso associata a sedentarietà (oltre due ore al giorno davanti alla TV o ai videogiochi).
Ci si aspetterebbe che qualcuno si sia occupato di capire come è possibile intervenire per risolvere il problema, ma la risposta, al momento, ancora non c’è. Il secondo articolo spiega, infatti, che gli studi condotti finora sui possibili interventi non sono sufficienti, sia in quantità sia in serietà, per trarre delle conclusioni attendibili.

Aspettando la scienza, applichiamo il buon senso

Mentre aspettiamo che la ricerca scientifica trovi l’interesse sufficiente e i mezzi appropriati per affrontare questo problema, ci chiediamo se il buon senso non possa bastare a rimuovere, almeno in parte, alcune delle cause conosciute. Un solo esempio, forse banale: se la mancanza di movimento fisico è riconosciuta come una delle cause determinanti del sovrappeso, perché il sistema sanitario, quello educativo e quello sociale non riescono a studiare un piano di azione coerente che si limiti a incentivare il movimento fisico nell’età giudicata più a rischio? Perché, al contrario, in nome della sicurezza, si continua a privare i bambini di quelle poche occasioni di movimento che hanno, non consentendo loro di andare a scuola a piedi, privandoli dell’educazione motoria a scuola (materia considerata superflua e marginale) e di qualsiasi occasione di gioco movimentato perché rischioso, preferendo inchiodarli di fronte a un videogioco piuttosto che vederli correre e, meno che mai, cadere e sbucciarsi le ginocchia? Come si può pensare che un bambino obeso sia più protetto, sia più al sicuro di un bambino che corre, salta o, addirittura, cammina per andare a scuola?
L’elenco delle domande potrebbe essere lungo, quindi scegliamo di chiuderlo qui, aspettando una risposta da chi dovrebbe occuparsi della salute dei nostri figli.

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Lucio Piermarini

Ternano, dopo aver lavorato come pediatra ospedaliero, si occupa di formazione nell’ambito dei corsi di preparazione alla nascita presso il consultorio “Città Giardino” di Terni. È uno degli autori storici di Uppa e ha pubblicato numerosi articoli sullo svezzamento su riviste pediatriche e non solo. Nel 2019 è uscita per Uppa edizioni una nuova versione del suo libro “Io mi svezzo da solo!”

Articolo pubblicato il 24/06/2013 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Natalie_Barth / Shutterstock.com

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