Convulsioni febbrili, come riconoscerle e gestirle

Pur essendo quasi sempre prive di conseguenze, le convulsioni febbrili nei bambini possono impressionare molto i genitori. Per gestire al meglio questi eventi, sarà sufficiente mantenere la calma e seguire alcune raccomandazioni

Michele Torella , pediatra
mamma con bambina dopo convulsione febbrile

La febbre è una risposta naturale dell’organismo a un’infezione in corso ed è dunque la prova che le nostre difese immunitarie stanno lavorando bene. Ciononostante, quando si manifesta nei bambini, i genitori possono arrivare a preoccuparsi molto, in particolare per il timore che l’aumento di temperatura scateni le convulsioni.

«Come bisogna intervenire se al mio bambino prendono questi attacchi?»; «Una febbre alta seguita da convulsioni non rischia di provocargli problemi neurologici?»: sono domande che ricorrono frequentemente in qualsiasi ambulatorio pediatrico.

Proviamo a conoscere più da vicino le convulsioni febbrili nei bambini. Acquisendo qualche basilare competenza in merito, forse riusciremo a ridurre la paura di un’eventualità che rimane certamente impressionante, ma quasi sempre priva di conseguenze per i nostri piccoli.

Cosa sono le convulsioni febbrili?

Si tratta di spasmi di alcuni gruppi di muscoli, caratterizzati dall’alternanza di contrazione e rilassamento, che si manifestano in corso di febbre o poco prima del rialzo termico nei bambini (generalmente al di sotto dei 5 anni di età). Il bambino può avere lo sguardo fisso o ruotare gli occhi, con breve perdita di coscienza
Non si conoscono fino in fondo le cause delle convulsioni febbrili, ma si sa per certo che il rialzo della temperatura corporea, verso cui il sistema nervoso di alcuni bambini risponde in maniera anomala, gioca un ruolo importante.

È dimostrata una predisposizione genetica: in genere, i bambini che vanno incontro a convulsioni febbrili, hanno almeno un parente di primo grado (un genitore o un fratello) che a sua volta, in età pediatrica, ha presentato episodi analoghi durante la febbre.
Un bambino che ha già avuto almeno una convulsione febbrile ha una probabilità che ciò si ripeta in un successivo episodio di febbre.

Come si manifestano le convulsioni febbrili?

A seconda della diversa modalità di esordio, delle diverse caratteristiche cliniche e dei sintomi, distinguiamo alcuni tipi di convulsioni febbrili:

  •  Cloniche. Scosse rapide e ritmiche delle braccia e delle gambe.
  •  Toniche. Irrigidimento generalizzato della muscolatura.
  •  Ipotoniche. Rilassamento della muscolatura.
  •  Tonico-cloniche. Irrigidimento seguito da rilassamento della muscolatura.

Indipendentemente dalla tipologia, si rileva sempre perdita di coscienza nel bambino, che non risponde agli stimoli tattili e verbali. Altra conseguenza che può far impressionare i genitori, è il fatto che, in alcuni casi, si possa verificare una rotazione degli occhi verso l’alto e perdita di urine e/o feci.

La durata delle convulsioni febbrili è variabile, anche se in genere è di pochi minuti. Al termine di questi episodi si verifica la cosiddetta fase post-critica, ovvero un periodo di sonnolenza e debolezza muscolare del piccolo, cui fa seguito una graduale ripresa.
Si fa distinzione tra:

  1. Convulsioni febbrili semplici. Gli episodi durano pochi minuti e non si ripresentano nel corso delle 24 ore successive. Sono convulsioni di solito generalizzate, che interessano cioè la muscolatura di tutto il corpo.
  2. Convulsioni febbrili complesse. Durano più di 15 minuti e di solito si ripresentano entro le 24 ore successive. Possono riguardare uno specifico distretto corporeo.

Cosa fare in caso di convulsioni febbrili?

Per una corretta gestione dall’episodio convulsivo è opportuno seguire alcune semplici regole:

  • mantenere la calma per gestire la situazione con lucidità;
  • registrare l’inizio della crisi per comprenderne la durata;
  • adagiare il bambino in un luogo dove non possa cadere o farsi male (va bene anche il pavimento), con il capo poggiato su una superficie morbida;
  • valutare le caratteristiche con cui la convulsione si presenta;
  • porre il piccolo su un fianco per ridurre il rischio di inalazione;
  • allentare o slacciare vestiti troppo stretti, in particolare intorno al collo;
  • assicurarsi che le vie aeree rimangano libere e non vengano ostruite a causa della presenza di saliva, muco o vomito;
  • non forzare l’apertura della bocca, né con le mani né con oggetti rigidi;
  • non somministrare farmaci o liquidi per bocca durante l’evento critico;
  • rimanere vicino al bambino fino a quando la crisi non si risolve completamente.

Se non si tratta del primo episodio, è verosimile che il genitore sia già a conoscenza dell’utilizzo del diazepam per via endorettale. Tale farmaco, che deve essere disponibile in casa e a scuola nel caso in cui il bambino abbia presentato almeno un episodio di convulsione febbrile, è riservato alle crisi che si protraggono per almeno tre minuti.

Al termine della crisi è opportuno chiamare il pediatra per eventuali ulteriori valutazioni e approfondimenti.

Quando preoccuparsi delle convulsioni febbrili nei bambini?

In alcune circostanze è opportuno che il bambino venga immediatamente assistito da un sanitario. Le situazioni che rendono necessaria una rapida valutazione medica sono le seguenti:

  • se la convulsione febbrile si presenta nei neonati o comunque nei bambini molto piccoli (di età inferiore ai 18 mesi);
  • se la crisi si protrae nonostante la somministrazione di diazepam;
  • se le crisi si susseguono una dopo l’altra, con pause molto brevi tra loro;
  • se il bambino presenta un prolungato disturbo della coscienza e/o paralisi post-critica.

Come prevenirle?

È bene sottolineare che il bambino che ha presentato uno o più episodi di convulsione febbrile è sano e può condurre una vita normale. Non bisogna dunque farsi prendere dall’ansia, ma essere preparati circa gli interventi da effettuare nel caso l’episodio si verifichi nuovamente.

I tentativi di mantenere bassa la temperatura corporea non riescono a evitare gli episodi convulsivi, pertanto i farmaci antipiretici andranno usati, come per ogni altro bambino, per ridurre i sintomi di malessere correlati alla febbre; modalità e tempistiche di somministrazione non cambiano sulla base di una predisposizione alle convulsioni febbrili.

È importante che il personale scolastico sia al corrente della possibilità che possa insorgere un episodio di convulsione in corso di febbre e che la scuola sia munita del diazepam endorettale.

Ricordiamo, ancora una volta, che la febbre è un meccanismo di difesa fisiologico che il nostro organismo attua per eliminare situazioni potenzialmente pericolose: non va temuta, né tantomeno eliminata a prescindere. È importante semmai saper controllare i sintomi correlati alla febbre, tra questi anche le convulsioni febbrili che rappresentano uno degli eventi più temuti, ma che se ben gestito non ha alcuna conseguenza negativa.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 28/01/2022 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura zeljkosantrac / iStock

Condividi l'articolo