Fontanella del neonato, quando si chiude e a cosa serve?

In realtà nel neonato le fontanelle sono sei e sono formate da tessuto fibroso, cosa che consente alla testa del piccolo di modellarsi per poter fuoriuscire dal canale del parto. Hanno un ritmo di chiusura variabile, e la loro valutazione è importante per l’eventuale presenza di processi patologici

Immagine per l'autore: Anna Maria Bagnato
Anna Maria Bagnato , pediatra
madre tiene neonato facendo attenzione a fontanella cranica

La fontanella del neonato (se ne parla sempre al singolare ma, come vedremo avanti, è più di una) è un elemento che viene valutato alla nascita e nel corso della crescita del bambino, in quanto può essere spia di numerosi processi patologici acuti o cronici. Nei casi in cui si rendono necessari approfondimenti, rappresenta una vera e propria “finestra ecografica”: poggiando la sonda dell’ecografo sulla fontanella è possibile visualizzare le strutture cerebrali. 

Nell’antichità si pensava che le fontanelle craniche fossero “porte d’ingresso per gli umori maligni”, tant’è che presso alcune popolazioni orientali era in vigore l’usanza di tingerle con un pigmento rosso chiamato “cinabro” per prevenire l’insorgenza di malattie. Ovviamente sono invece strutture che non hanno alcun effetto negativo, ma facilitano il passaggio del bambino nel canale del parto. Vediamo di seguito l’anatomia e la funzione delle fontanelle craniche

Fontanelle del neonato: cosa sono

La fontanella del neonato cos’è? Per cominciare, è bene sapere che alla nascita esistono sei fontanelle craniche: una anteriore, una posteriore e quattro sui versanti laterali (anteriori e posteriori). Rappresentano gli spazi che rimangono aperti tra le ossa della volta cranica nei neonati e si riconoscono facilmente al tatto (sono di consistenza più morbida rispetto alle ossa circostanti); la stessa consistenza al tatto si può apprezzare palpando le “suture”, ovvero le regioni lineari di confine tra le ossa craniche.

La più importante si trova davanti, tra le ossa della fronte e quelle parietali ai due lati. Ha la forma di un rombo con dimensioni di 1-3 cm ed è detta “bregmatica”. Una più piccola si trova nella parte posteriore del cranio, presso la cosiddetta “sutura lambdoidea”, detta così per la sua forma simile alla lettera “lambda” greca (λ). Su ciascuno dei due lati ce ne sono altre due, la fontanella “sfenoidea” anteriore e la “mastoidea” dietro all’orecchio.

A cosa serve la fontanella del neonato?

La fontanella del neonato è formata da tessuto fibroso e resistente, lo stesso apprezzabile lungo le suture tra le ossa, che consente alla testa del neonato di modellarsi per poter fuoriuscire dal canale del parto.

Successivamente, la presenza delle suture e delle fontanelle consente l’accrescimento del cervello e delle ossa stesse. Nel corso di tale accrescimento, le strutture cerebrali esercitano una spinta sulle ossa e, proprio grazie alla presenza delle suture e delle fontanelle, possono crescere senza alcun vincolo, con conseguente rimodellamento della forma della testa.

La crescita della testa avviene in modo simmetrico ed è molto rapida nel primo anno di vita: da una circonferenza di 34-35 cm si giunge, intorno ai 12 mesi, a 46-47 cm. Negli anni successivi la crescita è più lenta e progressiva e, intorno ai 18-20 anni, si raggiunge il massimo volume cerebrale e la massima circonferenza cranica (55 cm circa nelle femmine e 56 cm circa nei maschi), e avviene la saldatura definitiva delle suture. 

Normalmente, nel bambino in posizione seduta, la fontanella anteriore e quella posteriore risultano leggermente depresse rispetto al piano osseo. Se però la rientranza è più marcata (fontanella infossata) o al contrario la fontanella è bombata (cioè marcatamente sollevata) e il  bambino appare poco reattivo, sonnolento, con colorito pallido o grigiastro, è essenziale farlo visitare subito dal pediatra o portarlo in pronto soccorso.

La fontanella infossata può infatti indicare che il piccolo è disidratato, perché fa fatica a terminare le sue poppate e/o ad assumere liquidi per bocca e ne perde a causa di episodi di vomito o diarrea o bronchiolite. La fontanella bombata invece, se accompagnata da alterazioni dello stato di coscienza e della reattività del bambino, può far sospettare un aumento della pressione intracranica; se a tali sintomi si aggiungono febbre alta, colorito grigiastro e/o chiazze rossastre sulla superficie corporea occorre recarsi immediatamente in pronto soccorso per escludere una meningite

Quando si chiudono le fontanelle del neonato? 

Le fontanelle del neonato si chiudono con tempi variabili in relazione all’etnia, all’età gestazionale e allo stato nutrizionale del bambino. In linea di massima la prima fontanella a chiudersi è quella posteriore (intorno ai 2 mesi di vita). Segue la fontanella sfenoidale (intorno ai 6 mesi di vita) e, infine, la fontanella mastoidea (intorno ai 12-18 mesi di vita).

La fontanella anteriore tipicamente si chiude tra i 10-18 mesi di vita (nel 40% dei bambini si chiude entro l’anno, e tale percentuale aumenta al 96% nei bambini entro i 2 anni). Si parla di chiusura precoce della fontanella se questa avviene prima dei 4 mesi di vita. In questi casi è fondamentale una valutazione complessiva da parte del medico curante, che valuterà anche la circonferenza cranica, la morfologia della testa e le suture per escludere condizioni come la microcefalia, ovvero una riduzione della circonferenza al di sotto della norma che può nascondere anomalie delle strutture cerebrali, o le craniosinostosi, patologie caratterizzate da prematura e anomala chiusura delle suture craniche che determinano uno sviluppo anomalo della testa e che, se non riconosciute tempestivamente, possono interferire con lo sviluppo del cervello del bambino.  

Si parla invece di chiusura tardiva della fontanella nel caso di persistenza oltre i 2 anni di vita.

Come si chiude la fontanella del lattante? Come già detto, avviene un processo di ossificazione: i sali di calcio e fosforo si depositano sul tessuto fibroso e lo trasformano in tessuto osseo. In questo processo è importante che ci sia un equilibrio nel metabolismo calcio-fosforo, dunque livelli adeguati di queste due sostanze, nonché di vitamina D (ecco perché ne viene suggerita l’integrazione fino all’anno di vita, cruciale nei bambini con carnagione molto scura e/o poco esposti al sole). 

Può entrare in gioco anche la tiroide, tant’è che in caso di ritardata chiusura delle fontanelle, e in presenza di scarsa crescita, eccessiva sonnolenza e poca reattività agli stimoli è bene escludere che vi sia una carenza di ormoni tiroidei (ipotiroidismo). Al contrario, nei rari casi di ipertiroidismo, è possibile osservare una precoce chiusura della fontanella.

Altre condizioni che possono determinare una ritardata chiusura della fontanella sono le patologie caratterizzate da alterato e/o lento processo di ossificazione, ovvero:

  • Rachitismo. Patologia caratterizzata da una carenza di vitamina D di tipo nutrizionale o di natura genetica.
  • Acondroplasia. È una malattia della cartilagine di accrescimento che determina uno sviluppo anomalo dello scheletro, cui consegue una bassa statura e arti corti.
  • Osteogenesi imperfetta. Detta “malattia delle ossa di vetro”, è una patologia caratterizzata da elevata fragilità scheletrica e diminuzione della massa ossea, classificata in vari sottotipi in base all’alterazione e alle fratture, che possono avvenire fin dalla vita intrauterina.

Anche nei bambini con Trisomia 21 (sindrome di Down) è possibile osservare un ritardo nella chiusura della fontanella. 

Cosa fare in caso di caduta del neonato con fontanella aperta?  

Nel caso di caduta del neonato con fontanelle aperte è bene concordare una visita pediatrica nel più breve tempo possibile. In particolare, la caduta del bambino con fontanella aperta seguita da impatto contro un oggetto appuntito/contundente può risultare molto pericolosa. La valutazione della fontanella del neonato che ha subito una botta, insieme ai dettagli sulla dinamica dell’accaduto, consente al medico di orientarsi sul percorso da intraprendere. 

Quando si verifica un trauma cranico nel bambino di età inferiore ai 2 anni, è bene fare attenzione alla presenza di eventuali segnali, quali:

  • perdita o alterazione dello stato di coscienza;
  • comportamento anomalo;
  • ematoma a livello parieto-occipitale;
  • frattura palpabile della volta cranica;
  • dinamica ad alta energia dell’incidente (nel bambino di età inferiore ai 2 anni, i traumi ad alto rischio vanno dalla caduta da un’altezza superiore ai 90 cm ai traumi conseguenti a incidenti stradali).

La presenza di uno tra i suddetti fattori può essere indicativa della presenza di una lesione endocranica, e sta al medico di pronto soccorso valutare se procedere con l’osservazione clinica o con approfondimenti strumentali. In ogni caso, dopo la dimissione è bene che il genitore sappia come proseguire l’osservazione a domicilio del bambino (alcuni segnali, infatti, possono rendersi evidenti in un secondo momento). Inoltre, è bene sapere che tanto più piccolo è il bambino tanto maggiore è il rischio che possa avere dei danni importanti successivi al trauma (l’età più critica è al di sotto dei 3 mesi). 

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Anna Maria Bagnato

calabrese di nascita, ha studiato a Messina, dove si laurea in Medicina e si specializza in Pediatria, approfondendo in particolare i campi della Neonatologia e delle emergenze pediatriche. Il percorso di specializzazione la porta anche a frequentare la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale “Buzzi” di Milano e il Pronto Soccorso Pediatrico dell’IRCSS “Burlo Garofolo” di Trieste. Dal 2019 scrive per Uppa.

Bibliografia
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Articolo pubblicato il 17/01/2022 e aggiornato il 10/01/2024
Immagine in apertura Prostock-Studio / iStock

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