Uso dei contraccettivi dopo il parto: come, quando, perché?

Nel periodo post parto la ripresa dell’attività sessuale e la possibilità di incorrere in nuove gravidanze rappresentano due tematiche fondamentali per le coppie. Avere informazioni chiare sulla contraccezione, fin dall’inizio della gravidanza, aumenta la consapevolezza e la serenità dei neo-genitori

Giada Barbirato , ostetrica
Coppia durante un momento di intimità

Secondo un’analisi pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 65% delle donne nei dodici mesi successivi alla nascita del loro bambino vorrebbe evitare una gravidanza, ma la maggior parte non possiede strumenti e informazioni specifiche relative alla contraccezione dopo il parto. Gli esperti consigliano l’attesa di almeno due anni tra una gestazione e l’altra, poiché le gravidanze ravvicinate o non desiderate rappresentano un rischio sia per la mamma sia per il neonato. Questo spazio temporale permette una ripresa fisica e psicologica completa per le donne che hanno dato alla luce un bambino.

L’inizio dell’attività sessuale fin dal puerperio, quel periodo di circa 40 giorni che va dal parto fino al ritorno della condizione pre-gravidica, deve essere vissuto con positività e consapevolezza.

Contraccezione post parto: a chi rivolgersi

Garantire continuità nelle cure dopo il parto, attraverso il counseling e servizi assistenziali specifici, risulta fondamentale per contrastare ansie e preoccupazioni in un momento così delicato come quello del puerperio. Ostetriche e ginecologi, secondo le linee guida del Ministero, devono rappresentare un punto di riferimento già dalle prime visite durante la gravidanza, per permettere alla coppia di acquisire consapevolezza sui rischi e sulle opzioni in tema di contraccezione post parto, con lo scopo di arrivare a una scelta informata per i primi giorni dopo la nascita del bambino.

L’allattamento: uno dei metodi contraccettivi?

Allattare offre molti vantaggi a breve e a lungo termine per la salute della mamma e del bambino, tanto che l’allattamento esclusivo è oggi fortemente raccomandato e sostenuto dalle autorità sanitarie. Oltre a rappresentare un alimento completo per il neonato fino al sesto mese di vita, può rivelarsi un ottimo metodo naturale di contraccezione dopo il parto, ma con alcune accortezze.

Dopo il parto, la ripresa del ciclo mestruale varia da donna a donna. L’amenorrea post parto, ovvero l’assenza di mestruazioni, può durare fino a circa sei settimane nel caso in cui la donna abbia scelto di non allattare, ma nel caso di allattamento può durare diversi mesi. Per avere una sicurezza superiore al 98% di inibire la fertilità nel periodo in cui la donna allatta il proprio bambino, è indispensabile che sussistano contemporaneamente tre condizioni: non siano superati i sei mesi dal parto, non ci sia ancora stata la comparsa delle mestruazioni e, condizione fondamentale, l’allattamento sia esclusivo e con intervalli fra le varie poppate mai superiori alle sei ore di notte e alle quattro ore di giorno. Si chiama “metodo dell’amenorrea da lattazione” (ne abbiamo parlato in questo articolo in modo più approfondito) e si basa sul principio secondo cui la suzione del neonato produce un ormone, la prolattina, che inibisce l’ovulazione. È da considerare come una contraccezione post parto naturale utilizzata da alcune centinaia di milioni di donne nel mondo.

I metodi contraccettivi dopo il parto: le tipologie

È importante conoscere tutti i metodi contraccettivi dopo il parto esistenti per individuare quello più adatto alle proprie condizioni di salute e alle proprie esigenze personali. I metodi si dividono in diverse categorie.

  • Metodi di barriera: sistemi contraccettivi che impediscono il concepimento ostacolando l’incontro tra spermatozoi e ovulo. Tra i più usati vi sono il preservativo maschile e femminile, il diaframma e la coppetta cervicale.
  • Metodi ormonali: farmaci a base di ormoni (estrogeni e/o progesterone) che impediscono la fecondazione. Possono essere assunti per via orale come la pillola, vaginale come l’anello, cutanea come i cerotti, tramite spirale a base di progestinico (IUS), con impianti sottocutanei o con iniezioni intramuscolari.
  • Metodi naturali: metodi di auto-osservazione che insegnano a riconoscere il periodo fecondo durante il ciclo mestruale per evitare i rapporti sessuali in quella finestra di tempo, come il metodo sintotermico.
  • Metodo meccanico: spirale non medicalizzata intrauterina (IUD) con filamento di rame o di rame e argento, priva di ormoni.
  • Sterilizzazione: intervento chirurgico maschile o femminile. Per l’uomo consiste nella vasectomia, ovvero la legatura o l’interruzione dei dotti deferenti. Per la donna consiste in un intervento di legatura o chiusura delle tube di Falloppio.

Pillola dopo il parto

L’assunzione della pillola dopo il parto deve sempre essere valutata in relazione alla storia clinica della donna e alla scelta di allattare o meno, in particolare per la valutazione delle tempistiche di avvio della terapia. L’azione contraccettiva è dovuta all’inibizione dell’ovulazione conseguente al blocco dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, a modificazioni del muco cervicale e dell’endometrio.

Esistono due tipologie di contraccettivi ormonali orali: la pillola combinata estroprogestinica e la pillola progestinica. Per quanto riguarda la prima, è importante attuare una condotta d’attesa nelle prime settimane dopo il parto. Nel periodo compreso tra le sei settimane e i sei mesi dopo il parto la pillola va utilizzata con prudenza, solo se non ci sono alternative, perché i rischi potrebbero superare i benefici, mentre dopo sei mesi non ci sono problemi di utilizzo, sempre che la donna non abbia altre condizioni che ne controindichino l’uso. La pillola di solo progestinico ha il vantaggio di non avere un impatto negativo né sulla coagulazione, né sulla la pressione sanguigna, oltre a non influenzare la lattazione.

Spirale dopo il parto

La spirale dopo il parto (cesareo o naturale) è consigliata? La spirale IUD, come quella al rame, potrebbe essere inserita durante un taglio cesareo o durante un parto vaginale, ma vi è una possibilità di espulsione piuttosto elevata. L’OMS consiglia perciò l’inserimento dopo almeno quattro-sei settimane dal parto, e possibilmente dopo la ripresa delle mestruazioni.

Per quanto riguarda la spirale IUS non ci sono controindicazioni all’uso del levonorgestrel (ormone progestinico di seconda generazione normalmente usato nella contraccezione) liberato quotidianamente in cavità uterina, né sull’allattamento, né sullo sviluppo del neonato. Il suo inserimento all’interno dell’utero viene, anche in questo caso, consigliato dopo le prime quattro settimane dal parto. 

Metodo naturale sintotermico dopo il parto

I metodi naturali sono diversi:

  • Ogino-Knaus;
  • Billings;
  • temperatura basale;
  • sintotermico;
  • tecnologici con dispositivi.

Il metodo sintotermico è quello più conosciuto e utilizzato, ma nei primi mesi non può essere preso in considerazione come metodo contraccettivo dopo il parto poiché è necessario avere un ciclo mestruale regolare e stabile e bisogna quindi attendere quel momento. Esso si basa sull’osservazione di alcuni dei cambiamenti fisiologici della donna durante il ciclo mestruale, combinando la misurazione della temperatura basale del corpo (che aumenta dopo l’ovulazione per effetto degli ormoni), la valutazione del muco cervicale e la posizione del collo dell’utero. Il metodo va, in ogni caso, sempre preceduto da un corretto addestramento con personale specializzato e implica una forte motivazione della donna e del partner, che devono attenersi a un comportamento sessuale con dei limiti e delle attenzioni precise.

Punti chiave della contraccezione dopo il parto

Il metodo contraccettivo nel caso specifico del post parto deve essere scelto sulla base di vari fattori, per cui è fondamentale per ogni donna discutere con il proprio medico la scelta contraccettiva più appropriata. L’OMS offre alcuni punti chiave generali sui metodi utilizzabili nel puerperio e dopo, in funzione anche dell’allattamento.

Contraccezione dopo il parto per le donne che allattano e non

Tutte le donne, che allattano o meno, possono iniziare l’uso del preservativo subito dopo la nascita e il diaframma vaginale dopo sei settimane. La spirale IUD al rame può essere inserita nei due giorni successivi alla nascita, ma è consigliata l’attesa di quattro settimane. La sterilizzazione femminile può essere eseguita nel corso del taglio cesareo, altrimenti è consigliata dopo almeno sei settimane dopo il parto. I metodi naturali possono essere suggeriti da quando si è stabilizzato il ciclo mestruale, ma solo dopo un corretto addestramento con personale specializzato.

Nel dettaglio, per le donne che allattano, nelle prime settimane dopo il parto, il contraccettivo di prima scelta è rappresentato dai metodi di barriera idonei. Il metodo dell’amenorrea da lattazione, come già visto, rappresenta una concreta opzione, ma con regole rigide. I metodi ormonali combinati sono stati dimostrati sicuri in corso di allattamento, ma non prima delle sei settimane dal parto per il rischio di trombosi, e preferibilmente dopo sei mesi. Gli ultimi studi dimostrano che gli estrogeni passano in minima quantità nel latte materno (non più dell’1% della dose assunta dalla madre) e sono quindi sicuri per il neonato. Allo stesso tempo però gli estrogeni potrebbero influenzare la quantità del latte prodotto, compromettendo così, in alcuni casi, l’allattamento esclusivo. Per questi ultimi fattori, la pillola di solo progestinico e tutti i metodi a base di progestinico sono considerati di prima scelta.

Per le donne che non allattano, invece, i metodi a base di solo progestinico possono essere iniziati immediatamente dopo il parto. I contraccettivi orali combinati possono essere iniziati prima, ma comunque a partire da almeno tre settimane dopo la nascita, quando il rischio trombo-embolico è rientrato.

Giada Barbirato

Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 31/05/2021 e aggiornato il 15/11/2023
Immagine in apertura nd3000 / iStock

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