Alessia ha 13 anni e da mesi combatte con l’acne giovanile. Sul viso compaiono continuamente brufoli che non riesce a controllare, e questo la fa sentire insicura. Ogni giorno segue consigli di skincare sui social, prova prodotti suggeriti dalle influencer, ma i risultati non arrivano.
Come accade a tanti adolescenti, il peso dell’acne non è solo sulla pelle: può influire sull’umore, sull’autostima e sul rapporto con gli altri. Conoscere davvero che cos’è l’acne giovanile, da cosa dipende e come trattarla è il primo passo per affrontarla con più serenità.
Cos’è l’acne giovanile? Si tratta di una infiammazione della pelle molto comune in adolescenza: secondo le stime, infatti, interessa fino all’80% dei ragazzi e delle ragazze tra i 12 e i 18 anni. Non è un semplice inestetismo passeggero, ma una condizione che può avere forme più o meno lievi, da pochi brufoli fino a quadri che richiedono un trattamento medico.
Nella maggior parte dei casi si manifesta come acne sul viso, in particolare fronte, naso e mento (la cosiddetta “zona T”), ma può comparire anche su schiena, spalle e torace.
Quando si parla di acne giovanile spesso si pensa genericamente ai “brufoli”, ma in realtà esistono diversi tipi di lesioni che possono comparire sulla pelle, con caratteristiche e significati differenti.
Le prime e più frequenti sono i comedoni chiusi, conosciuti anche come comedoni bianchi (o punti bianchi): piccoli rilievi sotto la pelle che si formano quando il sebo e le cellule morte rimangono intrappolati all’interno del follicolo pilifero. Quando invece il tappo che ostruisce il follicolo è aperto, il materiale si ossida a contatto con l’aria e compare il tipico punto nero o comedone aperto.
Accanto ai comedoni possono svilupparsi lesioni infiammatorie: le papule (piccoli rilievi rossi e dolorosi) e le pustole, che contengono pus. Nelle forme più importanti possono comparire anche noduli e cisti, lesioni profonde e dolorose che hanno un maggior rischio di lasciare cicatrici permanenti.
Capire cosa sono i comedoni e distinguere tra punti neri, bianchi, papule e pustole non è solo una curiosità: permette al medico di valutare la gravità dell’acne e scegliere il trattamento più indicato. Un’acne composta quasi esclusivamente da comedoni avrà infatti bisogno di approcci diversi rispetto a una forma prevalentemente infiammatoria o nodulo-cistica.
L’acne giovanile non ha una sola origine, è il risultato dell’interazione di diversi fattori biologici e ambientali. Per questo due ragazzi della stessa età possono avere manifestazioni molto diverse.
Il meccanismo principale riguarda l’aumento della produzione di sebo, tipico della pubertà. Sotto l’influenza degli ormoni androgeni (presenti sia nei ragazzi che nelle ragazze), le ghiandole sebacee diventano più attive e producono una quantità maggiore di sebo. Questo, insieme all’ispessimento della pelle e all’accumulo di cellule morte, favorisce l’ostruzione dei follicoli piliferi, dando origine ai comedoni.
All’interno dei follicoli ostruiti può proliferare un batterio normalmente presente sulla pelle, il Cutibacterium acnes, che in alcune persone scatena una marcata risposta infiammatoria. È proprio l’infiammazione a trasformare un punto bianco o nero in una papula o pustola rossa e dolente.
Oltre a questi meccanismi principali, ci sono fattori che possono aggravare la situazione o influenzarne l’andamento:
Questi elementi non agiscono mai da soli, ma si sommano e si intrecciano, rendendo ogni caso di acne unico e spiegando perché alcuni adolescenti abbiano solo poche lesioni mentre altri sviluppano forme più gravi.
L’acne giovanile quando passa? La risposta non è uguale per tutti, perché l’andamento dell’acne è strettamente legato all’equilibrio ormonale e alla predisposizione individuale.
Nella maggior parte dei casi, l’acne tende a migliorare progressivamente con la fine della pubertà, quando i livelli ormonali si stabilizzano e le ghiandole sebacee diventano meno attive. Per molti ragazzi ciò significa che i brufoli si riducono nettamente tra i 18 e i 20 anni, fino a scomparire o rimanere in forma lieve.
Tuttavia, non è raro che l’acne persista anche oltre, arrivando fino ai 25 anni o, in alcune persone, proseguendo nell’età adulta. Questo accade soprattutto quando ci sono fattori familiari, forme inizialmente severe o squilibri ormonali (ad esempio la sindrome dell’ovaio policistico nelle ragazze).
Per questo motivo non è sempre utile aspettare che l’acne passi da sola: un intervento precoce può ridurre i sintomi, migliorare la qualità della vita e prevenire complicanze come le cicatrici permanenti.
La cura per l’acne giovanile deve essere personalizzata: non esiste un unico rimedio valido per tutti, perché ogni adolescente può presentare un quadro diverso per gravità e tipo di lesioni. L’obiettivo è ridurre l’infiammazione, prevenire le cicatrici e migliorare la qualità di vita.
Nelle forme più leggere, caratterizzate soprattutto da comedoni chiusi e qualche pustola occasionale, possono bastare semplici rimedi per acne giovanile, ovvero:
Il dermatologo può consigliare anche creme per l’acne giovanile a base di retinoidi topici (che favoriscono il ricambio cellulare) o perossido di benzoile (con azione antibatterica e antinfiammatoria).
Per le forme di acne moderate, invece, ovvero quando sono presenti numerose papule e pustole, il trattamento topico può essere associato ad antibiotici locali o, nei casi più resistenti, a terapie orali. Anche in questa fase la costanza è essenziale: i risultati arrivano dopo settimane, non in pochi giorni.
Per le forme gravi, ovvero in presenza di noduli profondi, cisti o cicatrici in formazione, è fondamentale rivolgersi tempestivamente al dermatologo. In questi casi la terapia può prevedere antibiotici sistemici, ormoni (ad esempio contraccettivi combinati nelle ragazze) o retinoidi orali come l’isotretinoina, che richiedono uno stretto controllo medico.
Molti adolescenti ricorrono all’utilizzo di rimedi naturali per l’acne giovanile. Parliamo, ad esempio, di prodotti a base di aloe o tea tree oil. Ebbene, va specificato che questi possono avere un ruolo complementare, ma che non sostituiscono in alcun modo i trattamenti medici. Inoltre, è importante che ogni prodotto sia scelto con cautela, per non irritare ulteriormente la pelle.
Uno degli obiettivi principali del trattamento dell’acne giovanile è evitare che lasci segni permanenti. Le cicatrici da acne, soprattutto quelle profonde, possono diventare un problema estetico e psicologico senz’altro più difficile da gestire dei brufoli stessi.
La prima regola di prevenzione è non schiacciare i brufoli: spremere le lesioni aumenta il rischio di infezione e di esiti cicatriziali. È altrettanto importante non interrompere precocemente le terapie: i prodotti per acne giovanile richiedono tempo e costanza per agire, e abbandonarli troppo presto favorisce le ricadute.
Quando le cicatrici sono già presenti, esistono strategie dermatologiche mirate, come peeling chimici, laser, microneedling o filler, che possono attenuarne la visibilità. Tuttavia, questi trattamenti vanno sempre valutati caso per caso e affidati a specialisti esperti.
L’acne giovanile non è solo una questione estetica: può avere un forte peso sulla vita quotidiana. Molti ragazzi riferiscono insicurezza, evitano le foto, si sentono giudicati dai coetanei o si isolano. In alcuni casi, il disagio può influire sull’umore e sulla partecipazione alla vita scolastica e sociale. Per questo è importante che genitori e insegnanti riconoscano l’impatto emotivo dell’acne e non lo minimizzino («Vedrai, passerà…»). Un ascolto attento, il sostegno familiare e, quando serve, l’aiuto di un dermatologo o di uno psicologo possono fare la differenza nel percorso di cura.
Attorno all’acne giovanile circolano ancora molte convinzioni sbagliate, in particolare occorre sottolineare che:
Sfatare questi miti aiuta i ragazzi a non sentirsi colpevoli e a vivere il percorso di cura con più serenità.
Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.