“Niente funghi ai bambini sotto i 12 anni”. Da molto tempo circola in rete, tra i genitori e tra alcuni specialisti (pediatri, nutrizionisti, dietisti) questa indicazione che sta orientando le abitudini in cucina di molti genitori.
La si ritrova in portali di informazione per mamme e papà, su pagine social di professionisti della salute, perfino sulle pagine divulgative di importanti strutture sanitarie specializzate proprio nell’assistenza ai bambini. E in alcune occasioni anche Uppa ha inserito questa indicazione nelle sue pubblicazioni.
Il divieto di far mangiare funghi ai minori di 12 anni il più delle volte è giustificato con l’incapacità dei bambini di digerire alcune sostanze presenti in questo alimento: in alcuni casi si parla della chitina, simile alla cellulosa, in altre di alcuni zuccheri, come il mannitolo e il trealosio. Si sostiene che l’intestino dei bambini non sarebbe in grado di metabolizzarli e quindi è meglio evitarne l’uso anche occasionale per evitare possibili reazioni da intossicazione, come vomito e diarrea.
Ma è realmente così? È proprio vero che i bambini sotto i 12 anni non possono mangiare i funghi? Abbiamo deciso di fare chiarezza sulla questione e fugare ogni dubbio in questo articolo dedicato.
“È un’indicazione molto singolare”, ci fa notare Caterina Vignuda, pediatra e autrice di Una pediatra in cucina, edito da Uppa. “Se si fa una ricerca su questo argomento e si va indietro di una decina di anni non si trova nulla che faccia riferimento a queste difficoltà metaboliche legate ai funghi. Impossibile che il metabolismo sia cambiato in 10 anni. Inoltre, non esiste altro Paese in cui ci siano indicazioni di questo tipo”.
In effetti, facendo un’indagine a tappeto sulle principali autorità sanitarie estere e sulle più note società scientifiche pediatriche nessuna sostiene di evitare il consumo di funghi nei più piccoli.
La ricerca tuttavia non è delle più semplici: è difficile incontrare riferimenti espliciti ai funghi, probabilmente perché nella gran parte del mondo non rappresentano un alimento che richieda attenzioni particolari. Per la stessa ragione, quasi mai viene esplicitato da fonti istituzionali quale sia il momento adatto per introdurlo nella dieta dei bambini.
Tuttavia, il riferimento ai funghi si ritrova in diverse linee guida per l’alimentazione dei bambini molto piccoli: per esempio quelle dedicate ai bambini con meno di due anni del dipartimento dell’Agricoltura americano [1] e in quelle analoghe del ministero della Salute canadese [2] . In Francia, le linee guida [3] alimentari ne suggeriscono l’uso anche crudo, ma non prima dei 18 mesi.
Ovunque, poi, nel mondo, è possibile trovare suggerimenti e ricette per bambini provenienti da fonti istituzionali contenenti funghi. Le linee guida [4] destinate alle mense per bambini nel Regno Unito ne sono un esempio. Ricette possibili? Omelette con funghi, peperoni, mais e formaggio con insalata di lattuga, cetrioli e cipollotti. Oppure una focaccia con i funghi o, ancora, un muffin con formaggio spalmabile, uova e funghi. Documenti analoghi si possono trovare a diverse latitudini [5] .
L’ostilità ai funghi per i bambini, insomma, all’estero sembra del tutto sconosciuta. Per avere una misura di quanto differente sia il rapporto con questo alimento al di fuori dei nostri confini, basta fare un salto su Netflix e guardare la serie Waffles + Mochi, che vede la partecipazione Michelle Obama. Negli otto anni da First Lady, Michelle Obama, ha fatto della corretta alimentazione dei bambini una battaglia personale, in un Paese – gli Usa – con tassi di obesità pediatrica prossimi al 20% [6] .
La serie, che vuole proprio far scoprire una corretta alimentazione ai bambini, dedica un intero episodio ai funghi. “Chi avrebbe mai pensato che qualcosa con questo aspetto così curioso, potesse avere all’interno qualcosa di tanto delizioso e interessante”, dice Michelle presentando un fungo ai personaggi.
Nessuna paura di intossicazioni, vomito o diarrea, insomma.
Spesso, invece, all’estero se ne sottolineano le virtù: il basso contenuto calorico a cui fa da contraltare l’alto apporto di minerali, antiossidanti e vitamine.
Come si è arrivati dunque alle indicazioni italiane di evitare i funghi nei bambini con meno di 12 anni?
Spulciando in rete si scopre che tra i sostenitori di questa indicazione si fa il più delle volte riferimento a un opuscolo informativo diffuso sul portale del ministero della Salute dal titolo “I funghi. Guida alla prevenzione delle intossicazioni”. L’autrice principale è Francesca Assisi, medico tossicologo, a lungo in servizio al Centro Antiveleni dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano.
Esistono diverse versioni dell’opuscolo; la prima edizione risale al 2012 e da allora il volumetto ha avuto una larga diffusione, tanto che è stata più volte aggiornata.
“Questo breve opuscolo ha lo scopo di informare in forma corretta e competente il cittadino, il consumatore sui pericoli che specie di funghi tossici, velenosi o mortali possono arrecare”, scrive nella prefazione alla prima edizione l’allora direttore generale del ministero della Salute Silvio Borrello. “Raccogliere i funghi sì, consumare i funghi sì, ma con cautela e con la richiesta di consulenza micologica presso l’Ispettorato micologico delle ASL”.
Tra le varie indicazioni contenute nell’opuscolo c’è che “Non si devono somministrare i funghi ai bambini” oltre che alle “donne in stato di gravidanza, persone che presentano intolleranza a particolari farmaci o persone affette da particolari patologie”.
L’autrice dell’opuscolo, Francesca Assisi, è da poco in pensione, ci riferiscono dal Niguarda e non c’è modo di contattarla per avere chiarimenti.
Ma concentrandosi su quell’opuscolo, che potrebbe essere stata una delle fonti principali del divieto italiano, si può azzardare un’ipotesi: il libretto è soprattutto finalizzato a evitare i rischi legati al consumo dei funghi selvatici.
“È probabile che il divieto si riferisca al contesto dei funghi selvatici: seguendo un approccio prudenziale si è probabilmente preferito suggerire di non far consumare questo tipo di funghi ai bambini e ad altre persone particolarmente sensibili”, dice Caterina Vignuda. “Ma non ha niente a che vedere con i funghi disponibili nei banchi dei nostri supermercati che, per giunta, afferiscono soltanto a poche varietà che sono state selezionate proprio in virtù delle loro caratteristiche, per esempio la digeribilità”.
Una conferma a questa ipotesi arriva dal Dossier scientifico [7] annesso alle ‘Linee guida per una sana alimentazione’ del CREA, ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari sotto il controllo del ministero dell’Agricoltura.
Nella sezione dedicata alle “abitudini alimentari dei bambini (4-11 anni)” c’è un intero paragrafo dedicato ai funghi “raccolti”, cioè non coltivati. “In generale per l’alimentazione dei bambini è bene orientarsi a prodotti sicuri, controllati e certificati”, si legge nel documento, che sottolinea una peculiarità del nostro Paese: “gli italiani sono i maggiori consumatori di funghi raccolti in Europa, e questo sia considerando i porcini (Boletus sp) sia altri tipi di funghi: inoltre il primato per questo tipo di consumo si attesta sia tra gli adulti sia tra i bambini”.
Il dossier, inoltre, mette in luce un problema emerso ormai oltre un decennio fa e ormai sotto controllo, vale a dire la scoperta di tracce di nicotina in alcune specie di funghi selvatici, come porcini o finferli, essiccati provenienti principalmente dalla Cina.
La nicotina “può causare tachicardia e anche gli effetti neurologici meritano una certa attenzione”, sottolinea il documento del CREA. Tuttavia, dal 2009 sono stati fissati a livello europeo delle soglie di sicurezza al contenuto di nicotina. La validità di queste soglie e la necessità di un monitoraggio dei livelli di nicotina nei funghi è stata prorogata più volte, l’ultima in un regolamento europeo pubblicato lo scorso luglio. A oggi, pertanto, sotto questo aspetto i prodotti sul mercato sono sicuri.
Ciononostante, precisa il CREA: “Attenzione quindi al consumo di funghi “raccolti” e questi alimenti non vanno consumati come un contorno, al pari di altre verdure; può essere utilizzato come un “insaporire”, condimento che può anche aiutare alla maturazione del gusto nei bambini”, conclude il documento del CREA.
È probabile, quindi, che il chiaro invito alla cautela verso i funghi selvatici si sia esteso a tutti i funghi. La minore presenza dei funghi nel menu tradizionale italiano rispetto ad altri Paesi e l’alta prevalenza di quelli selvatici “raccolti” potrebbero aver facilitato questa estensione delle indicazioni.
A fare il resto ci ha pensato internet, con i suoi meccanismi caratterizzati da scarsa verifica delle fonti e da viralità. “Da quel che ne sappiamo, oggi non ci sono ragioni per non dare i funghi coltivati ai bambini”, dice Vignuda.