Impetigine nei bambini: terapia e accorgimenti utili

Si tratta di un’infezione della pelle piuttosto frequente nei bambini, soprattutto in estate, e altamente contagiosa. Ecco come si riconosce e cosa fare per curarla

Immagine per l'autore: Elena Uga
Elena Uga , pediatra
Vescicole tipiche dell'impetigine bollosa

L’impetigine è un’infezione cutanea molto comune nei bambini, causata da stafilococchi o streptococchi, che si manifesta con tipiche lesioni arrossate, vescicole e croste color miele. Di seguito vengono illustrate le caratteristiche cliniche che permettono di riconoscerla precocemente e i contesti in cui il contagio è più probabile, come scuole e asili nido, complice il contatto ravvicinato tra i bambini. Si descrivono le modalità di diagnosi clinica, l’importanza dell’igiene locale e le principali terapie: dagli antibiotici topici ai trattamenti sistemici nei casi più estesi. Sono affrontate anche le varianti come l’impetigine bollosa e i segnali che richiedono una valutazione pediatrica più approfondita. Il testo chiarisce inoltre le misure utili per prevenire la diffusione dell’infezione, evitando trattamenti inappropriati e fraintendimenti.

L’impetigine (il cui nome deriva dal verbo latino impetere, che vuol dire “assalire”) è una piodermite, cioè un’infezione della pelle, causata da alcuni batteri che in condizioni particolari diventano più aggressivi e si diffondono rapidamente. Questi batteri (che di solito sono streptococchi, ma anche stafilococchi) risiedono comunemente sulla nostra pelle, ma, in alcune condizioni favorevoli, la “assalgono”.

Frequenza

La maggior frequenza di casi di impetigine nella stagione calda è dovuta alle condizioni favorevoli per la diffusione dei germi, come l’umidità, che accelera la macerazione della pelle attraverso il sudore (che può anche portare a irritazioni come la sudamina), e le lesioni della cute come i piccoli graffi (frequentissimi i casi di impetigine che si diffondono quando i bambini si grattano a causa di una puntura di zanzara).
A volte questi germi possono annidarsi nella sabbia tiepida e diffondersi come una vera e propria epidemia da spiaggia, la cosiddetta “impetigine sabbiosa”. Inoltre, anche le acque “sporche” (cioè contaminate da un’elevata carica batterica, come nel caso di alcune piscine molto frequentate o di località balneari nei pressi di zone sprovviste di depuratori fognari) possono veicolare questo tipo di infezione, che si diffonde rapidamente soprattutto nelle località di villeggiatura molto affollate. L’impetigine, però, non risparmia i mesi invernali e spesso, in questi casi, la zona incriminata da cui parte e comincia a diffondersi l’infezione è rappresentata dalle narici, rese umidicce dalle secrezioni da raffreddamento (il “moccio al naso”) e frequentate non di rado dalle dita, non pulitissime, dei bimbi più piccoli.

Sintomi

Lesioni tipiche dell’impetigine sono una cute arrossata e delle piccole bolle contenenti un materiale sieroso giallastro che si può seccare in croste, anch’esse giallastre. Quando il bambino gratta queste lesioni (a volte pruriginose), l’infezione si espande sia localmente sia in altre parti del corpo, soprattutto se il piccolo si tocca con le mani sporche, diffondendo in questo modo i germi e di conseguenza l’infezione. Proprio per questo l’impetigine colpisce più spesso le parti non coperte dai vestiti come viso, braccia e gambe.

Contagio

L’impetigine può essere molto contagiosa e il bambino, oltre a diffonderla sulla propria cute, può trasmetterla in famiglia non solo con le proprie dita, ma anche attraverso asciugamani e indumenti vari. Il contagio, inoltre, è favorito dalla presenza di piccole ferite o lesioni cutanee in cui si possono annidare i germi. In alcune situazioni particolari poi, come nel caso di cute affetta da dermatite atopica, l’impetigine può essere più frequente e aggressiva, e richiedere un ancor più elevato livello di prevenzione. Solitamente si tratta di un problema che il pediatra riconosce facilmente, basta un’occhiata, e che si risolve rapidamente applicando una crema antibiotica. In alcuni casi, se l’infezione è molto diffusa o se il bambino ha difetti della risposta immunitaria, possono associarsi febbre e malessere, e può essere necessario (sempre dopo una visita e su prescrizione del medico) assumere anche degli antibiotici per bocca.

Terapia

Quindi, cosa è meglio fare quando ci si trova di fronte a questo fastidioso problema?
Se le bolle e le croste ricoprono una superficie ampia della cute e risulta difficile impedire al bimbo di toccarla e grattarsi, a volte può essere utile, dopo aver applicato la crema antibiotica, ricoprire la cute con delle garze e bendarla, in modo da ridurre al minimo i rischi di contatto. La pelle va tenuta pulita e ben lavata con detergenti neutri, ad esempio con il sapone di Marsiglia o il sapone di Aleppo, che sono poco aggressivi e rispettano la pelle del bambino (ricordiamoci che i comuni bagnoschiuma e saponi da supermercato tendono a essere aggressivi e a seccare troppo la cute, che invece va tenuta morbida e ben idratata). Altro accorgimento importante è quello di tagliare le unghie del bambino e tenerle sempre corte e pulite; in questo modo si riduce il rischio che i batteri causa dell’impetigine si “nascondano” sotto le unghie e le usino come mezzo di trasporto per insediarsi e penetrare altrove. Inoltre bisogna spiegare bene al piccolo che non deve toccarsi mai le croste: se queste risultano estese e molto secche, potranno essere rimosse delicatamente, con acqua tiepida, da mamma e papà.

Cura

La crema antibiotica andrà applicata con molta assiduità e costanza seguendo le indicazioni del medico, senza eccedere nella quantità: può essere utile regolarsi con quella che i dermatologi chiamano la regola della Finger Tip Unit (per coprire una superficie cutanea grande come il palmo di una mano va applicata la quantità di crema che può stare sulla prima falange del dito indice).
I farmaci contro il prurito, come gli antistaminici, sono poco utili in quanto il prurito non è causato direttamente dalla liberazione di istamina (la sostanza che viene rilasciata nelle reazioni allergiche e che causa prurito), ma dalla secchezza cutanea e dalle croste.
Quindi un’accurata detersione, seguita da una regolare applicazione di pomata antibiotica e una buona dose di pazienza, rappresentano una terapia efficace.

Consigli pratici

  1. Spiegare al bambino che non deve grattarsi
  2. Tenere le sue unghie corte e pulite
  3. Bendare le lesioni (dove possibile) o coprirle con vestiti, in modo che il bambino non possa toccarle
  4. Far lavare spesso e accuratamente le mani al bambino
  5. Lavare accuratamente i vestiti e gli oggetti venuti a contatto con le bolle e le croste
  6. Evitare contatti stretti con altri bambini nei primi giorni di terapia

FAQ

Per quanto tempo l’impetigine è contagiosa e quando si può tornare a scuola?
L’impetigine è contagiosa finché sono presenti lesioni umide o croste giallastre, quindi soprattutto nei primi giorni. Con terapia adeguata, il rischio di trasmissione diminuisce generalmente dopo 24–48 ore. Il rientro a scuola è possibile quando le lesioni iniziano a seccarsi e il pediatra conferma che il bambino può tornare in comunità. Una buona igiene delle mani aiuta a proteggere gli altri bambini.

Cosa fare se le lesioni aumentano di numero o non migliorano?
Se dopo alcuni giorni di terapia le lesioni non mostrano miglioramento, oppure compaiono nuove aree arrossate o dolorose, è importante ricontattare il pediatra. Potrebbe essere necessario rivedere la diagnosi, modificare il trattamento o valutare eventuali fattori che ostacolano la guarigione, come graffi o infezioni sovrapposte. Evitare di applicare prodotti non indicati senza confronto con un professionista.

Come gestire medicazioni e igiene quotidiana in caso di impetigine?
È utile lavare delicatamente le zone interessate con acqua tiepida e asciugare tamponando. Le croste non vanno rimosse con forza: si staccano progressivamente man mano che la pelle guarisce. Le unghie del bambino dovrebbero essere corte per limitare il grattamento. Asciugamani, lenzuola e indumenti vanno cambiati spesso e non condivisi, per ridurre la diffusione dell’infezione ai familiari.

Qual è la differenza tra impetigine bollosa e non bollosa?
Nella forma non bollosa, più frequente, compaiono piccole vescicole che evolvono in croste color miele. La forma bollosa presenta bolle più grandi e fragili, che possono rompersi facilmente lasciando aree arrossate e umide. Entrambe le forme richiedono una valutazione pediatrica per definire il trattamento più adatto. Se il bambino ha febbre, malessere o un rapido peggioramento della pelle, è importante un controllo tempestivo.

Immagine per l'autore: Elena Uga
Elena Uga

pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal 2011 collabora come autore per Uppa.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 24/10/2018 e aggiornato il 19/12/2025
Immagine in apertura Mixmike / iStock

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