Vaccinarsi contro la COVID-19: le indicazioni per allattamento e gravidanza

Le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità raccomandano la vaccinazione anti-COVID in gravidanza e allattamento

Immagine per l'autore: Anna Rita Longo
Anna Rita Longo , divulgatrice scientifica
operatore sanitario che prepara una vaccinazione

Molte donne in gravidanza e allattamento si pongono domande in merito all’opportunità e alla sicurezza di procedere alla vaccinazione contro la COVID-19. Facciamo il punto della situazione sulla base delle attuali conoscenze in merito alla malattia, alle sue conseguenze e ai dati sulle vaccinazioni.

Il vaccino in allattamento

«Sono oramai diverse migliaia – ci ha detto Angela Giusti, ostetrica e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità – le donne che allattano che si sono vaccinate in Europa e, indipendentemente dall’età del bambino o bambina, rimane confermata la raccomandazione per le madri di vaccinarsi e proseguire l’allattamento. Gli ultimi studi mostrano che gli anticorpi prodotti a seguito della vaccinazione sono trasmessi attraverso il latte materno, dove permangono diverse settimane. Sappiamo, inoltre, dai sistemi di farmacovigilanza, che le sospette reazioni avverse al vaccino nei bambini, come irritabilità e inappetenza, sono di entità lieve e transitoria.

Proprio per migliorare sempre più il profilo di sicurezza dei diversi vaccini in allattamento, è importante che le mamme segnalino al proprio medico curante eventuali sospette reazioni avverse riscontrate su di sé o sul proprio piccolo a seguito della vaccinazione. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) raccoglie tutte le segnalazioni attraverso il sistema di farmacovigilanza e produce dei report periodici, che consentono di monitorare il profilo di sicurezza non solo dei vaccini ma dei farmaci più in generale. A oggi, vaccinarsi è il miglior modo per proteggere sé stesse e anche il proprio bambino o bambina».

Le nuove indicazioni per la gravidanza

Aggiornando le sue posizioni sulla base del quadro epidemiologico e dei nuovi dati (in accordo con i provvedimenti analoghi presi dalle istituzioni sanitarie in altre parti del mondo e con le indicazioni delle società scientifiche), il Ministero della Salute ha recentemente emanato una circolare, con nuove indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, datate 22/09/2021, che tengono anche conto delle sempre maggiori evidenze sulla sicurezza della vaccinazione anti-COVID-19 in gravidanza, per la madre e il feto, della maggiore morbosità (anche materna e perinatale) associata alla variante Delta, della sua circolazione e dell’abbassamento dell’età di chi contrae l’infezione.

Rimandando al testo completo per ulteriore chiarezza, queste sono le principali indicazioni:

  • Si raccomanda l’estensione dell’offerta vaccinale, con vaccini a mRNA, a tutte le donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre che desiderino vaccinarsi.
  • La vaccinazione può essere considerata in qualsiasi epoca della gravidanza, ma, a oggi, sono ancora poche le evidenze relative a vaccinazioni eseguite nel primo trimestre. Le donne che desiderano vaccinarsi nel primo trimestre devono valutare rischi e benefici insieme a un sanitario, anche alla luce dell’evidenza del fatto che la febbre, che rientra tra le possibili reazioni al vaccino, può causare un aumento del rischio di malformazioni congenite.
  • Le donne più esposte al rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 (come le professioniste sanitarie e chi svolge compiti di cura), oppure quelle che presentano fattori di rischio di sviluppare la COVID in forma grave (età maggiore di 30 anni, indice di massa corporea superiore a 30, presenza di malattie o cittadinanza di Paesi ad altra pressione migratoria) rimangono il target prioritario per la vaccinazione in gravidanza.
  • Il personale sanitario dovrà illustrare nella maniera più chiara possibile il rapporto tra rischi e benefici per permettere a ogni donna di prendere la decisione più appropriata per il proprio caso.
  • I sanitari devono, inoltre, raccomandare la vaccinazione dei conviventi per limitare ulteriormente il rischio di contagio delle donne in gravidanza e durante l’allattamento.
  • Se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza dopo aver già ricevuto il vaccino, non c’è evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza. Se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino, può considerare di ritardare la seconda dose fino al secondo trimestre.

Il documento ricorda che alcuni studi evidenziano il passaggio di anticorpi attraverso il cordone ombelicale in seguito a vaccinazione con vaccini a mRNA, suggerendo che la vaccinazione della madre possa contribuire a proteggere il bambino.

La nuova circolare ribadisce anche quanto già detto in passato relativamente alla vaccinazione in allattamento. Si conferma, infatti, che le donne che allattano possono vaccinarsi senza alcuna necessità di interrompere l’allattamento. La donna va informata del fatto che la vaccinazione non espone il lattante a rischi e gli permette, anzi, di assumere, tramite il latte, anticorpi contro SARS-CoV-2. Il neonato allattato da una madre vaccinata segue il suo calendario vaccinale senza nessuna modifica.

Negli ultimi tempi, posizioni a favore della vaccinazione anti-COVID-19 in gravidanza sono state espresse da diverse autorevoli istituzioni, tra cui l’OMS e i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) statunitensi.

Immagine per l'autore: Anna Rita Longo
Anna Rita Longo

Divulgatrice scientifica, è socia effettiva e presidente della sezione pugliese del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e membro del direttivo dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM. Scrive per diverse riviste cartacee e online, tra le quali Le Scienze, Mind, Uppa, Focus Scuola, Wired.it, Wonder Why, Scientificast.

Articolo pubblicato il 13/01/2021 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Natalia Kokhanova / iStock

Condividi l'articolo