Vaccino antipoliomielite: quando farlo e perché è così importante

In Europa la poliomielite è stata eradicata nel 2002. Ma è importante continuare a effettuare la vaccinazione, fino a quando il virus non sarà completamente debellato in tutto il mondo.

Antonio Clavenna , farmacologo clinico
Bambino riceve somministrazione del vaccino esavalente

Il vaccino antipoliomielite protegge dalla poliomielite, un’infezione virale che in alcuni casi può causare una forma di malattia grave, con paralisi irreversibile dei muscoli, in particolare delle gambe, e paralisi respiratoria con esiti fatali.

L’antipolio è uno dei sei vaccini contenuti nella vaccinazione esavalente, somministrata nel corso del primo anno di vita.

Anche se l’Italia, e l’Europa in generale, sono state dichiarate libere da questa malattia da più di 20 anni, è importante continuare a effettuare il vaccino antipolio fino a quando il virus non sarà completamente eradicato in tutto il mondo.

Cos’è il vaccino antipoliomielite

Il vaccino contro la poliomielite protegge dal poliovirus, il virus che causa la poliomielite.

Originariamente erano tre i tipi di poliovirus circolanti, ma grazie alle campagne vaccinali, due di questi (il tipo 2 e il tipo 3) sono stati completamente eradicati. Il poliovirus di tipo 1, invece, è ancora oggi responsabile di epidemie in Pakistan e Afghanistan.

Il contagio si trasmette per via oro-fecale, attraverso acqua o cibi contaminati, oppure meno frequentemente tramite le goccioline emesse tramite i colpi di tosse e gli starnuti. 

In circa 9 casi su 10 l’infezione non comporta sintomi. Se invece i sintomi sono presenti, riguardano:

  • febbre;
  • stanchezza;
  • vomito;
  • dolori degli arti.

Nell’1-5% dei casi la malattia si manifesta sotto forma di meningite e in un caso su 200 si verifica una paralisi irreversibile, a carico principalmente dei muscoli degli arti inferiori, che perdono di tono e diventano flaccidi. Se la paralisi coinvolge i muscoli respiratori l’esito può essere fatale.

Come si somministra e quando

Il vaccino antipolio, come detto, è contenuto nell’esavalente. Il ciclo primario è costituito da tre somministrazioni nel corso del primo anno di vita (nel terzo, quinto e undicesimo mese). 

Una volta completato il ciclo primario, il vaccino antipolio prevede un richiamo tra i 5 e i 6 anni di età tramite vaccino combinato tetravalente difterite-tetano-pertosse-poliomielite (DTPP) e un secondo richiamo con lo stesso vaccino combinato nel corso dell’adolescenza (in genere a 12-13 anni).

Sia il ciclo primario che i due richiami successivi sono obbligatori. 

Tipi di vaccino antipolio

Esistono due tipi di vaccino contro la poliomielite: il vaccino di Salk, o vaccino ipv (vaccino antipolio inattivato) e il vaccino di Sabin, o vaccino opv (vaccino antipolio per via orale).

Il vaccino di Salk è quello attualmente utilizzato in Italia e contenuto nell’esavalente: si tratta di un vaccino a virus inattivato (cioè “ucciso”), somministrato per via intramuscolare. Questo vaccino protegge dalla malattia, ma non dall’infezione: le persone vaccinate possono, cioè, contrarre il virus della polio e trasmetterlo ad altri attraverso le feci.

Il vaccino di Sabin, invece, è un vaccino a virus vivo attenuato, contiene cioè una versione blanda dei poliovirus, in grado di causare una malattia in forma molto lieve. Viene somministrato per via orale e consente di produrre anticorpi a livello della mucosa intestinale, che sono in grado di bloccare l’infezione sin dall’inizio, impedendo ai poliovirus selvaggi di moltiplicarsi e, quindi, la loro circolazione.

Inoltre, i ceppi di virus contenuti nel vaccino possono essere eliminati attraverso le feci e trasmessi ad altri. Questo rappresenta un ulteriore vantaggio, poiché garantisce una sorta di vaccinazione “indiretta” o passiva, che ha contribuito al successo delle campagne vaccinali che hanno portato alla completa eliminazione dei poliovirus di tipo 1 e 2.

Occorre, però, considerare che in casi estremamente rari questo virus, meno virulento di quello selvaggio, può mutare e riprendere la sua pericolosità, in particolare nei soggetti con un sistema immunitario indebolito, causando forme di paralisi.

Pur trattandosi di eventi molto rari, una volta raggiunto l’obiettivo dell’eliminazione della polio, il vaccino orale è stato sostituito con quello inattivato che non è associato al rischio di paralisi.

Vaccino per la poliomielite in Italia

Il vaccino antipolio (Salk) è stato introdotto in Italia alla fine degli anni ’50, ma soltanto nel 1964 è stata intrapresa nel nostro paese una campagna di vaccinazione di massa, utilizzando il vaccino orale (Sabin). Prima di questa campagna in Italia ogni anno erano segnalati in media 3.000 casi di poliomielite paralitica, numero che si è ridotto enormemente in breve tempo.

Nel 1982 è stato segnalato in Italia l’ultimo caso autoctono di paralisi flaccida dovuta al virus selvaggio della polio e successivamente sono stati segnalati alcuni casi di paralisi dovuta al virus vaccinale. Nel 2002 la polio è stata dichiarata eradicata (debellata) nel continente europeo, e in Italia è stato abbandonato del tutto il vaccino Sabin.

Attualmente i casi di poliomielite dovuti al poliovirus selvaggio di tipo 1 sono segnalati solamente in due nazioni: Pakistan (74 casi segnalati nel 2024) e Afghanistan (25 casi nel 2024).

Sono, inoltre, segnalati in diversi contesti geografici casi dovuti ai virus vaccinali. In alcune nazioni europee nel corso del 2024 e dei primi mesi del 2025 sono stati isolati ceppi di poliovirus vaccinale nelle acque reflue. Questo è un indicatore della circolazione dei virus vaccinali nella popolazione e sottolinea l’importanza di mantenere alta la copertura con la vaccinazione contro la poliomielite anche in Italia e nel continente europeo. Le persone non protette dalla vaccinazione sono, infatti, esposte ai potenziali rischi dovuti alla circolazione dei ceppi di virus vaccinali.

Vaccino antipolio ed effetti collaterali 

Gli effetti collaterali del vaccino antipolio ipv (Salk) sono simili a quelli degli altri vaccini contenuti nell’esavalente, ovvero:

  • dolore e gonfiore al sito dell’iniezione;
  • febbre;
  • stanchezza;
  • inappetenza;
  • vomito.

In casi molto rari (circa un caso su 1 milione di dosi di vaccino) possono verificarsi gravi reazioni allergiche.

Come sopra accennato, il vaccino orale Sabin, non più utilizzato in Italia, poteva causare, in casi molto rari e prevalentemente nei soggetti con un sistema immunitario indebolito,  paralisi flaccida.

Antonio Clavenna

medico e specialista in Farmacologia Clinica, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, dove è responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia. Si occupa principalmente del monitoraggio dell’uso dei farmaci nei bambini e negli adolescenti e del trasferimento dell’informazione sull’impiego dei farmaci, in particolare per quanto riguarda la gravidanza, l’allattamento e l’età pediatrica, agli operatori sanitari e ai cittadini.

Articolo pubblicato il 26/06/2025 e aggiornato il 26/06/2025
Immagine in apertura Drazen Zigic

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