Leonardo ha 9 anni e da tempo combatte con un raffreddore che sembra non passare mai, occhi arrossati e naso che cola continuamente. Dopo vari tentativi e visite mediche, le prove allergiche hanno dato un nome al suo disturbo: allergia agli acari della polvere. Mamma e papà, come molte famiglie in questa situazione, si chiedono: «Cosa possiamo fare adesso? Quali sono le terapie disponibili? E soprattutto: potrà migliorare la sua qualità di vita?».
Al di là dei sintomi fisici, l’allergia agli acari della polvere influisce spesso anche sull’aspetto psicologico: dormire male per via della congestione nasale, avere occhi costantemente arrossati o non riuscire a concentrarsi a scuola a causa del prurito e della tosse, può diventare frustrante e influenzare l’umore e le relazioni sociali del bambino. Ecco perché è importante conoscere a fondo questa condizione e intervenire con una gestione mirata.
«Gli acari della polvere, cosa sono esattamente? C’è differenza tra allergia alla polvere e allergia agli acari». Facciamo un po’ di chiarezza. Spesso si parla genericamente di “allergia alla polvere”, quando in realtà il problema principale non è la polvere in sé, bensì gli acari che si annidano al suo interno. Si tratta di piccoli organismi invisibili a occhio nudo, simili a minuscoli ragni, che vivono negli ambienti domestici. Parlare di differenza tra allergia alla polvere e allergia agli acari è quindi fondamentale: mentre la polvere può contenere vari allergeni (pollini, muffe, peli di animali), gli acari rappresentano una causa ben precisa di reazioni allergiche.
Più nel dettaglio, gli acari della polvere sono microrganismi appartenenti alla famiglia degli aracnidi, che si nutrono di frammenti di pelle umana e animale. Le specie principali di acari responsabili di allergia sono Dermatophagoides pteronyssinus e Dermatophagoides farinae. Entrambe producono proteine allergeniche altamente sensibilizzanti, ma presentano alcune differenze:
La distribuzione relativa delle due specie varia quindi a seconda del clima e delle condizioni dell’abitazione, ma in molti Paesi (Italia inclusa) coesistono e contribuiscono insieme all’insorgenza dei sintomi.
Habitat e ambienti favorevoli agli acari sono quindi luoghi caldi e umidi, con presenza di tessuti, cuscini, piumoni, tende e peluche. Non a caso, la camera da letto è il principale “serbatoio” di acari nelle case.
Le cause dell’allergia agli acari risiedono in una risposta eccessiva del sistema immunitario. In soggetti predisposti, le cellule immunitarie producono anticorpi della classe IgE, che riconoscono come pericolosi elementi innocui provenienti dagli acari. Gli allergeni principali sono le proteine contenute nelle feci e nei frammenti del corpo morto degli acari, facilmente inalabili perché si mescolano alla polvere domestica. In particolare, due allergeni maggiori (Der p 1 e Der p 2 per Dermatophagoides pteronyssinus e Der f 1 e Der f 2 per Dermatophagoides farinae) hanno un forte potere sensibilizzante. Il meccanismo è questo: al primo contatto il sistema immunitario “si allena” producendo IgE specifiche; ai contatti successivi, quando l’allergene viene inalato, le IgE si legano ai mastociti e rilasciano sostanze come l’istamina, causando starnuti, congestione, prurito o broncospasmo.
I sintomi possono interessare diversi distretti e variare di intensità:
Un aspetto importante è che i sintomi sono più persistenti rispetto a quelli da pollini (che seguono la stagionalità), perché l’esposizione agli acari è continua durante tutto l’anno. Ciò può avere un impatto psicologico significativo, soprattutto nei bambini: dormire male, avere occhi arrossati e difficoltà respiratorie croniche può generare irritabilità, difficoltà di concentrazione e disagio nelle relazioni sociali.
L’allergia agli acari non ha una stagionalità netta, ma alcuni periodi possono essere più critici. In autunno e inverno, con finestre chiuse e riscaldamenti accesi, la concentrazione di allergeni aumenta. Inoltre, la maggiore umidità di alcune case in questa stagione favorisce la sopravvivenza degli acari. In primavera-estate, invece, la ventilazione e l’esposizione al sole riducono la loro densità. Tuttavia, i sintomi possono comunque persistere nei soggetti più sensibili.
«Esistono dei test per l’allergia alla polvere?». La diagnosi di allergia agli acari si basa innanzitutto sulla valutazione clinica: la raccolta accurata della storia del bambino (sintomi, stagionalità, condizioni ambientali) è il primo passo fondamentale. Spesso è proprio la clinica a orientare lo specialista e a distinguere l’allergia da altre forme di rinite cronica o da infezioni ricorrenti.
Gli strumenti di laboratorio servono poi a confermare l’ipotesi:
Questi test, interpretati insieme al quadro clinico, permettono allo specialista di arrivare a una diagnosi corretta e di impostare la terapia più adeguata.
Il trattamento dell’allergia agli acari non si basa su un’unica strategia, ma su più livelli che devono essere integrati. Vediamoli nel dettaglio.
La riduzione dell’esposizione agli acari è la misura più importante, perché agisce direttamente sulla causa. È impossibile eliminarli del tutto, ma alcune regole pratiche possono ridurne notevolmente la presenza:
Queste misure, pur richiedendo costanza, sono quelle che più incidono sulla qualità della vita dei bambini allergici.
Quando la profilassi da sola non basta, il medico può prescrivere, come supporto, dei farmaci per l’allergia agli acari. Ovvero:
I farmaci non curano la causa, ma riducono i sintomi e vanno assunti sempre sotto controllo medico.
È l’unico trattamento capace di modificare la storia naturale della malattia, riducendo progressivamente la sensibilizzazione. Viene proposta quando la profilassi e i farmaci non sono sufficienti o quando i sintomi sono gravi e persistenti. Si può somministrare per via sublinguale o sottocutanea e dura in genere 3–5 anni.
In alcuni soggetti si verifica un fenomeno di allergia crociata agli acari: proteine simili a quelle degli acari si trovano anche nei crostacei e molluschi. Questo significa che alcuni soggetti allergici agli acari possono avere reazioni mangiando gamberi, aragoste, cozze e lumache. Ciò non significa che i soggetti con allergia agli acari debbano evitare necessariamente questi alimenti, ma si tratta di un aspetto da tenere presente e di cui discutere col curante, soprattutto nei bambini con asma e allergia grave.
L’immunoterapia specifica, conosciuta anche come “vaccino per l’allergia”, rappresenta l’unico intervento in grado di modificare l’evoluzione naturale dell’allergia agli acari, riducendo gradualmente la sensibilizzazione del sistema immunitario.
È indicata nei bambini con sintomi persistenti e significativi, quando le misure di profilassi ambientale e i farmaci non bastano a garantire un controllo efficace della malattia. L’immunoterapia può portare a una riduzione duratura dei sintomi, diminuire il rischio di sviluppare asma e limitare la necessità di farmaci a lungo termine.
Tuttavia, esistono alcune controindicazioni: non è raccomandata in caso di patologie immunitarie, durante la gravidanza o in soggetti che assumono betabloccanti, poiché queste condizioni possono aumentare il rischio di reazioni avverse. La decisione di iniziare il trattamento deve sempre essere presa insieme allo specialista, valutando attentamente benefici e rischi in base al quadro clinico del bambino.
La gestione dell’allergia agli acari richiede un approccio integrato, con attenzione alla profilassi ambientale come primo passo. Arieggiare le stanze, mantenere bassa l’umidità, lavare lenzuola e coperte ad alte temperature e usare fodere antiacaro aiuta a ridurre significativamente i sintomi.
È importante anche il monitoraggio clinico: consulti regolari con allergologo e dermatologo, quando necessario a discrezione del pediatra, permettono di adattare la terapia farmacologica e valutare la necessità di immunoterapia. Farmaci e trattamenti vanno sempre seguiti secondo indicazioni mediche.
In sintesi, combinare profilassi ambientale, terapia mirata e monitoraggio pediatrico è il modo più efficace per migliorare la qualità della vita dei bambini allergici.
Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.
Della Giustina et al.; “Gli acari (della polvere) tra ieri, oggi e domani”; Italian Journal of Pediatric Allergy and Immunology; II; 2023.
Istituto Superiore di Sanità, “Allergia agli acari della polvere”, ISSalute.it, maggio 2023.
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, “Acaro della polvere”, ospedalebambinogesu.it, marzo 2024.