Autoproduzione di germogli per un’alimentazione sana

Una maniera efficace ed economica per integrare la propria dieta con un alimento energetico e povero di grassi.

Immagine per l'autore: Elena Uga
Elena Uga , pediatra

Le indicazioni dell’OMS sono chiare: cinque porzioni al giorno di vegetali. Ma se durante l’estate variare non è difficile, d’inverno è un po’ dura. Allora ecco la nostra proposta “autoproducibile”: germogli fatti in casa. I germogli non sono altro che semi che stanno iniziando a trasformarsi in pianta. Grazie agli enzimi presenti nel seme e attivati dal processo di germinazione, le sostanze nutritive all’interno del seme vengono scisse nei loro diversi componenti e perciò sono digeribili e subito disponibili.

Un alimento energetico

I semi e i germogli hanno un contenuto energetico molto elevato, una grande quantità di carboidrati che vengono trasformati in zuccheri semplici assimilabili molto velocemente e sono poverissimi di grassi. Sono inoltre ricchi di vitamine e sali minerali facilmente assimilabili.

I benefici medici e nutritivi dei germogli sono documentati da secoli, sia nella letteratura occidentale sia in quella orientale. Testi medici cinesi del 5000 a.C. riferiscono di proprietà antinfiammatorie e li consigliano come rimedio alle carenze vitaminiche. I germogli sono un alimento “vivo”: all’interno del seme vi sono le sostanze nutritive che serviranno allo sviluppo della pianta.

Come si fa a ottenere in casa dei bei germogli freschi e appetitosi? Innanzitutto servono i semi: alcuni vengono venduti appositamente per questo scopo nei negozi di alimentazione naturale, in ogni caso è sufficiente che siano semi ottenuti da agricoltura biologica. I più usati sono i semi di erba medica, cavolo rosso, cavolo broccolo, porro, ravanello, bietola rossa, finocchio, trifoglio, piselli, ceci, lenticchie, soia, fagioli mungo e senape.

Ma che sapore hanno?

I germogli di ceci hanno un sapore che ricorda la nocciola, i germogli di porri sono digeribili, saporiti e profumati; quelli di senape sono buonissimi, leggermente piccanti, perfetti sulle uova sode.

Per coltivare germogli si può acquistare un germogliatore: si tratta di un contenitore di solito a più piani in plastica o terracotta su cui distendere i semi dopo averli abbondantemente sciacquati e lasciati a bagno una notte (dalle 6 alle 12 ore a seconda della grandezza dei semi). Il germogliatore non è indispensabile, si possono utilizzare un piatto, uno scolapasta o un barattolo di vetro; l’importante è che nel luogo di germinazione non rimangano acqua o ristagni, in modo da evitare che i semi marciscano o si sviluppino muffe. I semi vanno poi sciacquati 2-3 volte al giorno. Se usiamo un vaso (tipo marmellata), si possono posizionare sul fondo, ricoprendo l’imboccatura con un telo di garza che farà da colino e permetterà di evitare l’ingresso della polvere. Se usiamo un piatto o un vassoio, i semi andranno posizionati su uno strato di carta spessa e umida e ricoperti con la stessa carta. I germogliatori in commercio sono fatti in modo che i semi possano essere sciacquati e l’acqua dreni senza creare ristagni.

I germogli vanno fatti crescere al buio: in poco tempo vedrete spuntare dai semi le prime tenere radichette e foglioline; fateli crescere 3-4 giorni, fino alla lunghezza desiderata. Poi li metterete in frigorifero in un contenitore chiuso e asciutto e li consumerete entro una settimana, così come sono o aggiunti alle insalate.

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Elena Uga

pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal 2011 collabora come autore per Uppa.

Articolo pubblicato il 13/11/2014 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Jiri Hera / Shutterstock.com

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