Cordone ombelicale: cos’è e come conservarlo

Non è importante solo conoscere le pratiche per una corretta medicazione e igiene del cordone ombelicale, ma anche sapere che questo organo può essere conservato e donato. Le sue cellule staminali, infatti, sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo

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Ilaria Lemmi , ostetrica
Clampaggio del cordone ombelicale

Organo di collegamento tra il feto e la mamma, fin dall’antichità il cordone ombelicale dei neonati è avvolto da credenze popolari: le tribù pellerossa lo utilizzavano a fini propiziatori, così come fanno tuttora alcune tribù dell’Africa; nell’Antica Roma, la dea Intercidona, ovvero colei che separava alla nascita il piccolo dalla madre, proteggeva entrambi durante il taglio. In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona il cordone ombelicale dei neonati e quali sono le risposte alle domande più frequenti su questo organo.


Cos’è il cordone ombelicale

Il cordone ombelicale o funicolo ombelicale è la struttura che permette il passaggio di sostanze nutrienti e ossigeno al bambino nell’utero materno durante i nove mesi di gravidanza. È costituito da due arterie e una vena che mettono in collegamento la placenta (dove vengono recuperate dal sangue materno le sostanza vitali necessarie allo sviluppo e alla crescita del bambino) e l’embrione. Nella vena ombelicale passa il sangue ricco di nutrienti mentre le due arterie si occupano di riportare verso la placenta il sangue fetale con le sostanze di scarto che saranno poi smaltite dall’organismo materno. I vasi del cordone ombelicale sono protetti e distanziati da una sostanza gelatinosa chiamata “gelatina di Wharton”. Questa gelatina attutisce i traumi che fisiologicamente si possono verificare durante la gravidanza, il travaglio e il parto. Al termine della gestazione un funicolo ombelicale misura in media 55 centimetri e grazie alla sua lunghezza permette al bambino di muoversi liberamente nell’utero materno.


Caduta del cordone ombelicale

Vediamo ora cosa fare per la caduta del cordone ombelicale. Il clampaggio, ovvero l’otturazione temporanea con l’ausilio della pinza chirurgica, dovrebbe essere eseguito, secondo quanto rilevato dalle linee guida internazionali, per lo meno un minuto dopo la nascita. Il ritardato clampaggio del cordone ombelicale (DCC), che prevede di prolungare il tempo di separazione del neonato dalla madre dopo il parto per favorire il passaggio di sangue dalla placenta al bambino e garantire così una fase di transizione feto-neonatale più fisiologica, è una buona pratica per migliorare gli esiti neonatali a breve e lungo termine ed è sempre raccomandato, anche, ove possibile, quando il bambino necessiti di rianimazione neonatale. [1]   

Quando cade il cordone ombelicale? Il moncone ombelicale residuo va incontro a un processo fisiologico di mummificazione che dura circa 7-10 giorni e la sua caduta dà origine alla cicatrice ombelicale. La caduta del cordone ombelicale è un processo spontaneo che avviene senza la necessità di intervento esterno. La maggior parte delle volte, quando ciò accade, i genitori ritrovano il moncone nel pannolino del bambino e la cicatrice ombelicale in buone condizioni. Il processo di mummificazione deve essere vigilato da parte dei sanitari e dei genitori perché un ritardo può aumentare il rischio di sviluppare infezioni locali (onfalite) o generalizzate (sepsi).

Se l’ombelico puzza…

I segni di una probabile infezione locale del moncone ombelicale sono caratterizzati da arrossamento alla base dell’ombelico e la presenza di cattivo odore e secrezioni maleodoranti. Un cordone ombelicale che puzza può essere il segno di un’infezione locale, in questo caso è sempre bene rivolgersi alla propria ostetrica o al proprio pediatra per valutare la necessità di una terapia.

Non deve invece destare preoccupazione la presenza di crosticine che possono essere delicatamente rimosse durante l’igiene dell’ombelico al cambio del pannolino. Le condizioni che possono aumentare il rischio di infezioni sono la scarsa igiene e la separazione della diade mamma-bambino. Il contatto continuativo tra la mamma e il bambino nelle prime 48-72 ore di vita permette, infatti, lo sviluppo della “flora saprofita protettiva” che protegge il piccolo dalle infezioni esterne.

Medicazione del cordone ombelicale

Come avviene la medicazione ombelicale del neonato? In ambienti dove vengono rispettati i criteri protettivi per le infezioni neonatali (rooming in, vicinanza costante tra mamma e bambino e allattamento al seno esclusivo), il trattamento che permette al moncone ombelicale di distaccarsi nel minor tempo e con minor incidenza di infezioni consiste semplicemente nel tenere la parte in questione asciutta e pulita, coperta da una garza, senza applicare alcun tipo di sostanza. [2]

Generalmente non è necessario disinfettare il cordone ombelicale. Nel caso in cui il moncone ombelicale si sporchi con le urine o le feci del neonato occorre semplicemente pulire la zona con acqua e sapone, asciugare bene e apporre una garza nuova. Quindi la regola è pulire, se necessario, l’ombelico alla base con una garza asciutta e coprirlo con una nuova garza asciutta e pulita a ogni cambio di pannolino. Può essere d’aiuto anche chiudere il pannolino praticando una piega sotto l’ombelico per favorire il passaggio di aria ed evitare di chiudere il moncone ombelicale dentro il pannolino.

Cellule staminali e cordone ombelicale

Perché le cellule del cordone ombelicale sono ritenute così importanti? Il sangue del cordone ombelicale costituisce una ricca fonte di cellule staminali ematopoietiche. Andiamo per gradi.

Cominciamo col dire che le cellule staminali sono progenitori cellulari ad alto potenziale proliferativo in grado di auto rinnovarsi (sono cioè capaci di riprodurre cellule figlie uguali a sé stesse) e di dare origine a tutte le cellule specializzate che costituiscono vari tessuti e organi. Sono comunemente suddivise in due categorie:

  • Cellule staminali embrionali (ECSs). Sono le cellule presenti nel cordone ombelicale facilmente recuperabili una volta tagliato l’organo dopo la nascita del bambino.
  • cellule staminali adulte/somatiche (ASCs). Identificate a livello di vari organi e tessuti (midollo osseo, pancreas, osso, cartilagine, fegato, cute, sistema nervoso e tessuto adiposo). 

Studi e sperimentazioni hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal cordone ombelicale come fonte alternativa di staminali emopoietiche a scopo trapiantologico. [3] In altre parole, le cellule staminali del cordone ombelicale sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo dopo la sua distruzione a opera di un trattamento radio-chemioterapico ad alte dosi.

Il sangue cordonale raccolto dopo il parto consente di utilizzare in modo appropriato un elemento biologico la cui relativa immaturità immunologica consente, fra l’altro, di superare quasi sempre le tradizionali barriere di compatibilità permettendo di effettuare il trapianto anche tra soggetti non perfettamente compatibili, come invece è necessario per le staminali emopoietiche da adulto.

Per raccogliere una quantità idonea di cellule staminali dal cordone ombelicale è necessario evitare il taglio precoce del cordone ed è sufficiente non aspettare più di 120 secondi, come raccomandato anche dalla società Italiana di Neonatologia. Quindi la raccolta del sangue cordonale può essere tranquillamente eseguita nel rispetto di quanto raccomandato dall’organizzazione Mondiale della Sanità sul clampaggio tardivo del cordone ombelicale, che non dovrebbe essere effettuato prima di 60 secondi dalla nascita.

Conservazione del cordone ombelicale

Il sangue placentare raccolto attraverso il cordone ombelicale può essere donato alle banche pubbliche volontariamente, gratuitamente e anonimamente per l’esecuzione di un trapianto emopoietico in un paziente che risulti compatibile.
In presenza di specifiche patologie è possibile inoltre effettuare una donazione dedicata.

Vi è poi la possibilità di conservare il cordone ombelicale a uso autologo, cioè personale, pratica che non è supportata da alcuna evidenza scientifica ed è possibile solo all’estero dopo adeguato counselling e autorizzazione all’esportazione rilasciata dall’ente regionale preposto; fanno eccezione specifiche patologie per le quali la più recente normativa nazionale prevede la possibilità di effettuare la procedura come donazione dedicata. [4]  

Ricapitolando, la raccolta del sangue cordonale può essere eseguita con diversi scopi che si articolano in tre differenti tipi di donazione: 

  1. Donazione allogenica (non familiare). L’unità di sangue cordonale viene donata a una banca pubblica volontariamente, gratuitamente e anonimamente per essere impiegata in un paziente che risulti compatibile, per eseguire un trapianto emopoietico. Si parla in questo caso di donazione vera e propria.
  2. Donazione dedicata. In casi particolari l’unità di sangue cordonale è raccolta alla nascita per essere conservata gratuitamente presso una banca pubblica e successivamente utilizzata per un consanguineo o per il bambino stesso. In Italia l’ordinanza ministeriale del 26 febbraio 2009 e il decreto ministeriale (DM) del 18 novembre 2009 stabiliscono la conservazione gratuita del sangue cordonale per uso autologo dedicato, sulla base di una richiesta degli interessati e di una relazione del medico specialista, da presentare alla Direzione Sanitaria dell’ospedale dove avverrà il parto. Esiste un elenco dettagliato delle patologie in cui è indicato il trapianto di cellule staminali emopoietiche, allegato al DM 18 novembre 2009, che viene periodicamente aggiornato in relazione allo sviluppo di nuove conoscenze.
    La donazione dedicata può avvenire quando nell’ambito familiare sono presenti fratelli affetti da patologie maligne, genetiche, da disordini immunologici o qualora il neonato sia affetto da una patologia congenita, o evidenziata in epoca prenatale, per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato il trapianto di cellule staminali emopoietiche da cordone ombelicale, previa presentazione di motivata documentazione clinico-sanitaria. In entrambi i casi è necessaria la certificazione rilasciata da un medico specialista e/o da un genetista.
  3. Donazione autologa familiare. Si parla in questo caso di conservazione, dal momento che l’unità di sangue cordonale è raccolta alla nascita e conservata in una banca privata estera per lo stesso neonato o comunque per lo stesso ambito familiare, nel caso si sviluppi in futuro una malattia curabile con il trapianto di sangue cordonale; tutti i costi sono a carico dei genitori richiedenti.

Donazione del cordone ombelicale

La donazione del cordone ombelicale allogenica ha lo scopo di rendere disponibili le cellule staminali emopoietiche per chiunque ne abbia bisogno e risponde a rigorosi requisiti di sicurezza e di idoneità, oltre che di tracciabilità e di gratuità.
Per chi volesse donare il cordone ombelicale, in Italia ci sono più di 1.200 unità di ostetricia o punti nascita, 305 dei quali in possesso dei requisiti strutturali organizzativi e di personale richiesti dalla legge per poter eseguire il prelievo di sangue cordonale a scopo di trapianto, accreditati presso le rispettive banche pubbliche di afferenza.

La donazione allogenica si basa sui seguenti principi: [5]

  • Volontarietà. Il sangue cordonale non può essere donato senza il consenso informato della madre, poiché il tessuto placentare va considerato di appartenenza materna e neonatale; la raccolta è effettuata prevalentemente quando la placenta è ancorata in utero; il rischio infettivo e genetico della donazione di sangue placentare può essere valutato solo grazie alla partecipazione attiva e responsabile della madre. Se si è interessati alla donazione del sangue cordonale, è sempre bene informarsi presso il punto nascita prescelto per conoscere i protocolli di accesso al percorso che possono variare da ospedale a ospedale. Solitamente si preferisce prendere in carico la richiesta prima del parto, per poter avere un colloquio dedicato dove poter acquisire il consenso informato dopo adeguato counselling e una anamnesi accurata.
  • Anonimato. È garantito il principio dell’anonimato, tuttavia, in caso di insorgenza di una patologia onco-ematologica con indicazione al trapianto, con rigorose chiavi di accesso è consentito al personale sanitario di risalire al donatore, per mettere a disposizione della famiglia il sangue placentare precedentemente donato. Viceversa, nel caso in cui si venga a conoscenza di una malattia a possibile trasmissione genetica insorta nel neonato dopo l’avvenuta validazione del sangue placentare, deve essere possibile accedere all’identificazione dell’unità per la necessaria eliminazione dal registro.
  • Sicurezza infettiva e genetica, che viene confermata dopo un periodo di osservazione (quarantena della donazione) variabile da 6 a 12 mesi dopo la raccolta.
  • Tutela della donna gravida e del personale. La raccolta deve essere eseguita in sala parto in un clima di sicurezza assoluta sia per la donna sia per i professionisti. Il consenso della partoriente alla donazione non vincola il personale alla raccolta quando le circostanze del parto sono sfavorevoli, poiché la tutela della salute della donna e del neonato è prioritaria.

Assenza di interessi economici o commerciali. Nessun interesse economico deve interferire con l’attività di raccolta, né per la donatrice né per chi la esegue. Il responsabile della banca di cellule staminali deve vigilare sulle modalità di utilizzo delle donazioni.

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Ilaria Lemmi

Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.

Note
[1] J.S. Mercer Current best evidence: a review of the literature on umbilical cord clamping «J Midwifery Womens Health», nov.-dic. 2001;46(6):402-14
[2] Zupan J., Garner P., Omari A.A. Topical umbilical cord care at birth «Cochrane Database Syst. Rev.», 2004;2004(3)
[3] AA.VV. Human umbilical cord blood as a potential source of transplantable hematopoietic stem/progenitor cells «Proceedings of the National Academy of Sciences», maggio 1989;86(10):3828-32
[4] Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo - dedicato. (09A15290) «Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana», Serie generale 2009 (31 dicembre) n. 303. Decreto 18 novembre 2009
[5] Presidenza del Consiglio dei Ministri, Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, Linee Guida per la certificazione delle biobanche «cnbbsv.palazzochigi.it», 19 aprile 2006
Bibliografia
Articolo pubblicato il 03/09/2021 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Yuri_Arcurs / iStock

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