Parlare di maternità, di sofferenza emotiva, di depressione post partum è ancora molto difficile, perché la nostra società purtroppo alimenta ancora lo stereotipo della maternità come condizione ideale nella vita di una donna, ricca di benessere e piena di gioia. Senza macchia, senza paure. Sappiamo bene che la maternità è un percorso diverso da donna a donna e tra un figlio e un altro nella stessa donna, perché molti sono i condizionamenti che possono rendere questa esperienza più o meno serena.
La maternità è caratterizzata da luci ed ombre, che nel tempo trovano quasi sempre un loro equilibrio che permette un buon livello di soddisfazione e di benessere: può capitare che la strada per raggiungere un pieno livello di benessere sia lunga e ricca di ostacoli.
Tra gli ostacoli più frequenti che possiamo incontrare nella nostra esperienza di maternità troviamo la depressione post partum, un tema che fa ancora molta paura, proprio perché se ne parla pochissimo. Per affrontare la depressione post partum in modo efficace, è importante lasciare da parte la paura e imparare a conoscere le sue caratteristiche principali, per poterla gestire al meglio.
Si tratta di un disturbo dell’umore più comune di quello che abitualmente si pensa, che colpisce infatti il 12-15% delle donne tra il primo mese e l’anno successivo al parto, ovvero circa una donna su sei. Nelle donne con una precedente esperienza di aborto o morte perinatale, la depressione post partum ha una diffusione ancora più alta, arrivando a sfiorare il 30% dei casi (una donna su tre).
Ma non sono solo le donne a soffrire di depressione post partum. Gli studi sottolineano infatti che anche i partner possono essere colpiti da questo disturbo, anche se con frequenza minore rispetto alle donne.
È inoltre opportuno ricordare che molti disturbi dell’umore, sia quelli d’ansia sia quelli depressivi, si possono manifestare anche durante la gravidanza, periodo per definizione molto impegnativo per la mente e per il corpo della gestante.
Per tutti questi motivi è molto importante ricevere informazioni appropriate sulla salute mentale in epoca perinatale – dal concepimento al primo anno dopo la nascita – per imparare a prestare attenzione al proprio umore e ai suoi eventuali cambiamenti critici. Intercettare precocemente le difficoltà è importante per poterle affrontare tempestivamente con un sostegno appropriato.
Prima di entrare nei dettagli di cosa è e come si presenta la depressione post partum, ricordiamo che questa condizione non ha nulla a che fare con la forza di volontà, con la capacità di tollerare il dolore o la stanchezza o con la fortuna: tutto ciò che riguarda la salute mentale, compresa la depressione post partum, è un disturbo e non una colpa. Sottolinearlo è importante perché provare vergogna per i propri sintomi può rallentare la richiesta di aiuto e peggiorare la situazione, in un momento della vita molto delicato. Sapere di poter contare su una rete protettiva di operatori che possono fornire informazioni e sostegno può rendere l’esperienza perinatale più soddisfacente e più sicura, anche quando è particolarmente complessa.
Come capire se si soffre di depressione post partum? Sarà ovviamente importante prestare attenzione ad alcuni segnali d’allarme.
Le mamme o i papà con depressione post partum sperimentano emozioni comuni (paura, tristezza, rabbia, gioia) a un’intensità troppo alta o troppo bassa rispetto al solito. Molte donne provano un’eccessiva preoccupazione o ansia, anche per situazioni che prima erano in grado di affrontare e gestire, altre sono estremamente irritabili nei confronti di sé stesse o degli altri, altre ancora si sentono sovraccariche e sotto pressione anche quando le cose vanno bene.
In particolare, nei casi di depressione post partum:
Sia il sonno sia l’appetito possono essere compromessi; il sonno cambia indipendentemente dai ritmi sonno-veglia del piccolo: può arrivare l’insonnia o al contrario l’ipersonnia, con grandissima difficoltà a stare sveglie.
L’appetito può variare molto. Alcune donne presentano iporessia (mangiare molto meno del solito) come unico sintomo di disturbo dell’umore, oppure possono sviluppare frequenti episodi di alimentazione incontrollata (mangiare molto più del solito); talvolta invece i primi sintomi a comparire sono i sintomi fisici, come dolori, formicolii o debolezza muscolare.
Alcuni sintomi della depressione post partum riguardano la relazione con il bambino: sentimenti di colpa, vergogna e senso di inadeguatezza rispetto al ruolo di madre. A tal proposito vale la pena ricordare che la depressione è un disturbo che ha tra i suoi sintomi caratteristici proprio la svalutazione di sé e il senso di colpa.
Ecco perché è molto importante che le madri e i padri abbiano la possibilità di analizzare queste emozioni così sgradevoli alla luce di un possibile disturbo depressivo.
Quando attraversiamo un periodo difficile («Ora che sono madre non sono felice quanto mi aspettavo…») i nostri pensieri possono arrivare a rispecchiare quella situazione («Vuol dire che sono una madre sbagliata») e ad amplificarla alimentando sensi di colpa e di inadeguatezza che, a loro volta, aumenteranno la nostra difficoltà a gestire la situazione. Questo circolo vizioso è molto pericoloso e va riconosciuto al più presto: è opportuno rivolgersi in prima battuta al consultorio o al medico di base e al personale che ci ha seguito durante la gravidanza, questo primo step permette di individuare una strategia di sostegno mirata, diversa da caso a caso.
I segni e sintomi di depressione post partum che solitamente mettono in allarme le mamme e i loro familiari troviamo:
La diagnosi di depressione post partum si fa attraverso un colloquio con un operatore sanitario che si occupa di disturbi dell’umore, a partire dal proprio medico di famiglia e dalle figure che ci hanno assistito durante le gravidanza e il parto.
In Italia, gli specialisti della salute che si occupano di prendere in carico le persone con diagnosi di depressione post partum sono gli psicoterapeuti e gli psichiatri; il ruolo dei medici di famiglia, degli psicologi perinatali e delle ostetriche rimane prioritario per intercettare i primi sintomi di una depressione post partum e individuare le migliori strategie di intervento. In ogni caso, rivolgersi al proprio consultorio o al personale che ha seguito la gravidanza è un primo passo per capire meglio cosa sta accadendo, individuare il percorso più appropriato per la diagnosi e impostare il prima possibile una cura adeguata.
Il primo passo è accorgersi che il nostro umore, i nostri pensieri e i nostri comportamenti ci stanno dando del filo da torcere e siamo più affaticati del previsto. In secondo luogo è importante riconoscere i sintomi e poi chiedere aiuto: parlare tempestivamente con i medici che si sono occupati della nostra gravidanza è un primo importante passo per ricevere sostegno.
Avere la depressione post partum non ci rende meno madri o madri inadeguate, ma ci sottrae molte energie e molto tempo: è per questo che farsi aiutare è importantissimo.
«Perché viene la depressione dopo aver partorito?», mi ha chiesto di recente una neomamma.
Il periodo perinatale è un momento prezioso per costruire il benessere della mamma e del neonato. In questo tempo accadono molte cose dentro la relazione madre-bambino e tutto intorno: sono giorni di grande importanza per la coppia, per il neonato e per gli altri figli, giorni di equilibri da scoprire e ridefinire; c’è un nido da accudire e nel quale si dovrebbe poter essere accuditi. Le interferenze esterne dovrebbero essere lasciate fuori dalla porta e la coppia dovrebbe essere sostenuta nel nuovo, importante lavoro che sta facendo con il neonato.
Ma quali possono essere le cause della depressione post partum? Le donne raccontano spesso che la loro esperienza perinatale, soprattutto dopo il parto, è stata più dolorosa e più difficile del previsto, perché caratterizzata da incomprensioni, trascuratezza, banalizzazioni e solitudine. Spesso, inoltre, molte donne arrivano al post partum già esauste, senza aiuti e piene di emozioni negative: se si è già seriamente provate da tante vicissitudini, accudire un neonato può essere obiettivamente difficile. Se queste difficoltà non trovano un supporto, possono interferire con il benessere psichico e fare da innesco per l’esordio di una depressione post partum.
Le madri con la depressione post-partum in tutti i Paesi del mondo condividono alcune caratteristiche comuni. I principali fattori di rischio individuati sono:
Quanto dura la depressione post partum? Quando “finisce” questo disturbo? La durata della depressione post partum dipende in larga parte dalla tempestività della diagnosi e dall’appropriatezza del trattamento.
Fare tempestivamente la diagnosi può non essere facile se non si conoscono i segnali d’allarme della depressione post partum. A volte l’esordio è insidioso, molto sfumato e così graduale da passare inosservato per mesi (anche perché le donne di solito sono incoraggiate a dimostrarsi forti, quindi spesso si trascurano i primi segni); altre volte invece la depressione insorge in modo molto rapido e si manifesta in poche settimane.
Dal momento della diagnosi, una volta impostato il trattamento per la depressione post partum (che può essere un insieme di farmacoterapia, psicoterapia e incontri di supporto in gruppo, dipende dalla quantità dei sintomi, dalla loro gravità e dalla storia personale della donna), i sintomi si riducono in media nel giro di qualche mese. È importante ricordare che una depressione post-partum non curata tende a cronicizzare, quindi meglio non aspettare.
Cosa fare per la depressione post partum? A chi rivolgersi? La salute perinatale è al centro delle attività dei consultori, dunque queste strutture rappresentano il primo interlocutore in caso di malessere o dubbi (le ostetriche del corso di accompagnamento alla nascita sono un ottimo punto di partenza per capire le risorse disponibili sul territorio). Anche il medico di medicina generale può essere la figura con cui discutere del percorso più adatto alle proprie esigenze.
Altro supporto è rappresentato dalla psicologia ospedaliera. Alcune aziende offrono infatti un servizio di psicologia ambulatoriale con il quale seguono le criticità perinatali.
Per riassumere, è importante ricordare che:
Medico psichiatra e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Si è perfezionata in psicologia clinica perinatale e in linguaggi narrativi e letteratura per l'infanzia e l'adolescenza. Ha un Master Universitario in Disturbi alimentari in età evolutiva e un Master Interuniversitario europeo in Neuroscienze dell'umore. Attualmente è dottoranda di ricerca in Neuroscienze con un progetto sulla salute mentale in epoca perinatale.