Adolescenti e smartphone: un problema da affrontare

I genitori hanno il compito di decidere il progetto educativo che riguarda i propri figli, facendo delle scelte precise anche rispetto all'uso delle tecnologie

Immagine per l'autore: Daniele Novara
Daniele Novara , pedagogista
Adolescenti che giocano con gli smartphone

Dopo aver dato indicazioni sull’uso della tecnologia da parte di bambini fino a 6 anni, e dopo aver illustrato come bisogna proseguire con quelli tra i 6 e i 12 anni, è ora di affrontare il discorso per quanto riguarda la fascia di età che va dai 12 anni in su. A questo punto si presume che si siano già stabilite delle regole e che queste regole vengano rispettate. È il momento di introdurne di nuove e di più adeguate alla fase di sviluppo che ha inizio verso questa età.

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Dipendenza da tecnologia

Sembra un’ovvietà, ma la riduzione delle ore di sonno nei bambini e nei preadolescenti è ormai un dato di fatto allarmante, con pesanti ripercussioni sul rendimento scolastico. Tutte le neuroscienze danno indicazioni chiare sull’importanza del sonno proprio per ridurre la mole di materiale che si accumula durante la giornata, che rischia di intasare la vita di bambini e ragazzi: dormire è fondamentale. Ho conosciuto un ragazzino che sosteneva di avere 1.800 amici su Facebook, con i quali interagiva perlopiù nelle ore notturne, e che chiaramente andava malissimo a scuola.

Alcuni comportamenti legati a un utilizzo compulsivo del digitale vanno regolati, pena il rischio di incorrere in problematiche anche più serie. Ne sono un esempio gli adolescenti giapponesi soprannominati hikikomori, che sviluppano una grave forma di dipendenza dal digitale che li porta a isolarsi sempre più dal mondo reale per rinchiudersi in spazi virtuali. Perché il digitale dà dipendenza, non dimentichiamolo: occorre prestare attenzione ai segnali, che possono presentarsi anche in età infantile, e che rivelano una sorta di crisi di astinenza: il bambino che piange disperato se non guarda la Tv prima di andare a scuola, il preadolescente che può diventare violento se gli si nega l’accesso al videogioco.

L’età dell’autonomia

C’è poi il tema della realtà delle interazioni sociali: preadolescenza e adolescenza sono età fondamentali per imparare a conoscersi e ad accettarsi, mettendo a frutto le proprie risorse e definendo il proprio Io in autonomia rispetto alle figure di riferimento. Questo processo di individuazione ha bisogno di un’interazione concreta ed esperienziale con gli altri, mentre oggi i ragazzi e le ragazze tendono a essere sempre più sintonizzati sulle macchine e meno sulle persone e su sé stessi di quanto sia successo in passato. È l’interazione reale che plasma i nostri circuiti neuronali e arricchisce la nostra personalità. Digitare interagendo con uno schermo rende abili alla tastiera, ma spesso impedisce di acquisire quelle competenze di riconoscimento e lettura del non verbale e dell’emotività che sono un elemento essenziale della comunicazione umana da cui non si può prescindere.

Non possiamo lasciare in mano al marketing e alle tendenze dello sviluppo tecnologico la crescita dei nostri figli. Occorre assumere posizioni educative: meglio prendere una decisione sbagliata che non decidere nulla lasciando i figli orfani, nell’ansia di dover decidere da soli questioni non adeguate alle loro capacità. Mamme e papà devono chiedersi e discutere tra loro sul progetto educativo che hanno in testa per i propri figlioli: che persone desiderano diventino.

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Lasciamo che i nostri figli facciano fatica e si guadagnino nella fiducia e nel rispetto la possibilità di accedere a strumenti potenti, certamente interessanti, ma non sempre adeguati. La loro è una fatica creativa che permette di incontrare negli altri sia i limiti necessari a crescere, sia quei processi mimetici che ci consentono di riconoscere nell’alterità quello che noi stessi siamo. Un viaggio in una città straniera, un incontro reale con una persona diversa, una giornata passata nei boschi con gli amici, non sono lo stesso se sperimentati virtualmente.
Non ha senso contrapporsi alla tecnologia digitale, ai cellulari e alle novità tecnologiche. Ha senso, ed è imprescindibile, offrire ai figli la sponda dei nostri orientamenti educativi, come genitori e come persone attente al futuro.

Il mito del multitasking

Con multitasking si intende la predisposizione particolare dei cosiddetti nativi digitali alla realizzazione di più attività in contemporanea, comprese quelle tecnologiche. Studiano, ascoltano musica, chattano sullo smartphone, digitano alla tastiera. Dei piccoli geni. Eppure, anche su questo fronte, è stato scientificamente dimostrato che la contemporaneità non è affatto garanzia di qualità o efficienza. E il rendimento scolastico dei bambini e degli adolescenti italiani ne è la prova. I display tecnologici digitali creano delle interferenze molto accentuate sulla capacità di concentrazione dei bambini che, attorno ai 7 anni, è di circa 15 minuti. Ma questa capacità è come un muscolo, va allenata e qualsiasi elemento di distrazione, in particolare in questa fase della vita, produce effetti molto pervasivi.

Articolo pubblicato il 12/02/2016 e aggiornato il 11/04/2023
Immagine in apertura beer5020 / iStock

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