«È così piccolo, perché mai dovremmo già vaccinarlo contro l’epatite B?». A chiederselo sono i genitori di Paolo, neonato di poche settimane. Non hanno mai sentito parlare di un caso tra i loro conoscenti e si chiedono se la vaccinazione in questione non rappresenti una precauzione eccessiva per una malattia che sembra così rara.
In realtà l’epatite B (hepatitis B in inglese), infezione che può passare inosservata ma che può anche diventare cronica e causare gravi danni al fegato nel tempo, è molto più diffusa di quanto si creda e, specie nei bambini piccoli, comporta un rischio elevato di cronicizzazione. Ecco perché la vaccinazione precoce è raccomandata: per proteggere i più piccoli fin da subito da un’infezione potenzialmente pericolosa ma silenziosa.
In questo articolo approfondiremo come si contrae l’epatite B e come si trasmette, come si effettua la diagnosi e perché il vaccino è così importante.
È una malattia infettiva del fegato causata dal virus dell’epatite B (HBV). Quando una persona viene infettata, il virus attacca le cellule del fegato e può provocare un’infiammazione. Questa infiammazione può essere acuta, cioè temporanea, oppure cronica, cioè persistente nel tempo. In alcuni casi, l’infezione si risolve spontaneamente senza conseguenze, mentre in altri può evolvere lentamente fino a causare cirrosi epatica o carcinoma epatocellulare (tumore del fegato).
L’epatite B una delle principali cause di malattia epatica nel mondo, con oltre 250 milioni di persone portatrici croniche a livello globale.
La causa è il virus dell’epatite B (HBV, Hepatitis B Virus), un virus a DNA molto resistente e infettivo. Può sopravvivere all’esterno dell’organismo anche per sette giorni e mantenere la capacità infettiva. Basta venire a contatto con quantità molto ridotte di sangue infetto per contrarre l’infezione.
«Come si prende l’epatite B?». È importante specificare che per quanto riguarda l’epatite, il contagio non avviene attraverso il contatto casuale: abbracci, strette di mano, colpi di tosse o condivisione del cibo non comportano rischi. Tuttavia, lo scambio di oggetti personali (rasoi, spazzolini da denti) o strumenti contaminati (aghi, tatuaggi, piercing) può essere pericoloso se non adeguatamente sterilizzati.
Epatite e trasmissione
L’epatite B come si trasmette? Le vie principali di trasmissione sono:
Nei bambini piccoli, la trasmissione verticale (madre-figlio) è la più preoccupante: se il virus viene trasmesso alla nascita, il rischio di sviluppare una forma cronica è elevatissimo, anche in assenza di sintomi. Inoltre, anche contatti domestici prolungati con un portatore cronico (ad esempio un familiare) possono rappresentare una fonte di infezione nei primi anni di vita. Tuttavia, l’allattamento nei neonati di madri con infezione cronica non è controindicato, anche se è necessario seguire le indicazioni per i neonati di madri con infezione cronica. Nel caso di un bambino con infezione cronica da HBV, non vi sono controindicazioni alla frequentazione della scuola.
Sì, l’infezione si può contrarre anche attraverso il contatto con la saliva (e anche lacrime, urine, liquido vaginale e sperma), ma tali modalità di trasmissione sono meno comuni rispetto alla trasmissione ematica diretta.
Sintomi dell’epatite B
Molti adulti che contraggono l’epatite B non manifestano sintomi. Quando invece i sintomi dell’epatite B sono evidenti, generalmente comprendono:
Il periodo di incubazione dell’epatite B varia da uno a sei mesi. Nei bambini, l’infezione è spesso asintomatica, ma questo non significa che sia innocua: proprio l’assenza di sintomi rende più facile la progressione verso la forma cronica, che può rimanere silente per anni prima di causare danni.
La diagnosi di epatite B si effettua con un semplice esame del sangue che ricerca la presenza di markers specifici:
In caso di infezione cronica, si valutano anche:
Quando il virus dell’epatite B permane nell’organismo per oltre sei mesi, si parla di epatite cronica. Per quanto riguarda i pazienti pediatrici, questa condizione riguarda:
Nel caso di epatite B cronica, le aspettative di vita quali sono? La forma cronica può evolvere lentamente per decenni, provocando fibrosi, cirrosi e tumore del fegato. Tuttavia, grazie ai progressi della medicina, molte persone con epatite B cronica possono vivere a lungo e bene, limitando l’insorgenza delle complicanze, se seguite con regolarità.
L’epatite B è curabile? È possibile guarire definitivamente?
L’epatite B acuta, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente senza terapia specifica. È però fondamentale garantire:
Nel caso dell’epatite B cronica, il trattamento mira a ridurre la replicazione virale e prevenire le complicanze. A tal proposito si utilizzano:
Il vaccino contro l’epatite B è considerato uno dei vaccini più efficaci e sicuri oggi a disposizione. Ha ridotto drasticamente l’incidenza della malattia nei Paesi dove è stato introdotto nella prima infanzia.
In Italia, è obbligatorio per i neonati dal 1991 e viene somministrato attraverso la vaccinazione esavalente (che copre anche difterite, tetano, pertosse, poliomielite e Haemophilus influenzae tipo b). Le somministrazioni avvengono a:
I bambini nati da madri portatrici del virus ricevono una dose di immunoglobuline specifiche nelle prime 12 ore di vita, insieme alla prima dose del vaccino: una misura che consente di abbattere drasticamente il rischio di trasmissione verticale.
Il vaccino è ben tollerato, non contiene virus vivi e non può in alcun modo causare la malattia. Gli effetti collaterali più comuni sono lievi: arrossamento nella sede dell’iniezione o febbre transitoria.
Va inoltre sottolineato che il vaccino ha un’altissima efficacia, tanto dopo il completamento del ciclo di somministrazioni è in grado di prevenire l’infezione nel 95% dei casi.
Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.