Il ciclo mestruale ha una durata media di 28 giorni e può essere suddiviso in tre fasi: fase follicolare, ovulazione e fase luteale.
In questo articolo approfondiremo la fase luteale, per capire come mai è così importante per la salute e la fertilità femminile.
Le ovaie, in risposta agli stimoli dell’ipotalamo e dell’ipofisi, producono diversi ormoni fra cui gli estrogeni e il progesterone, importanti ormoni femminili. Gli estrogeni predominano la prima parte del ciclo mestruale, detta fase follicolare, caratterizzata dalla maturazione di un follicolo. La fase follicolare ha inizio il primo giorno del flusso mestruale e si conclude il giorno che precede l’ovulazione.
Circa due settimane prima che inizi la mestruazione successiva, si verifica l’apertura di un follicolo e la liberazione di un ovocita maturo. Questo fenomeno si chiama ovulazione e può avvenire, alternativamente, in una o nell’altra ovaia. Ciò che resta del follicolo che ha rilasciato la cellula uovo si trasforma in una ghiandola chiamata corpo luteo, che dà il nome alla terza fase del ciclo, e che ha il compito di produrre progesterone. Il progesterone prevale nella fase luteinica, o fase post-ovulatoria, che ha inizio dopo l’ovulazione e termina con l’inizio delle mestruazioni successive.
L’ovulazione è provocata da un improvviso aumento della concentrazione dell’ormone LH che indebolisce la parete del follicolo giunto a maturazione nella prima fase del ciclo (la fase follicolare), portando al rilascio dell’ovocita. A questo punto si verifica la formazione del corpo luteo del follicolo, ossia le cellule follicolari rimanenti proliferano ed hanno il compito di produrre abbondante progesterone e moderate quantità di estrogeni.
La funzione principale del corpo luteo è continuare la preparazione dell’utero per un’eventuale gravidanza. Tra le funzioni del progesterone infatti troviamo la preparazione della mucosa uterina all’impianto della blastocisti (stadio embrionale che si sviluppa circa 5-6 giorni dopo la fecondazione) mediante l’ispessimento dell’endometrio e l’aumento di muco cervicale denso per proteggere il feto durante le prime fasi della gravidanza.
Come capire quanto dura la fase luteale? Individuando il periodo fertile è possibile riconoscere la durata della fase luteale calcolando i giorni tra l’ovulazione e l’inizio delle mestruazioni successive. La fase luteale dura in media 12 giorni; se dura meno di 11 giorni si parla di carenza luteale, causata generalmente da un’insufficienza di progesterone.
Se non avviene la fecondazione, si verifica la regressione del corpo luteo dopo circa 12 giorni dall’ovulazione, con il crollo dei livelli di progesterone e estrogeni. Il calo degli ormoni stimola la secrezione di altri due ormoni, FSH e LH, che danno il via alle mestruazioni e a un nuovo ciclo ovarico. Questo è il corso degli eventi qualora non si verifichi una gravidanza.
Qualora si verifichi la fecondazione, dopo pochi giorni dall’impianto comincia ad essere prodotta la gonadotropina corionica umana (HCG), misurata nei test di gravidanza. Il corpo luteo gravidico, che non va incontro a morte perché sostenuto dall’HCG sintetizzato dall’embrione, produce progesterone a sostegno dei primi stadi della gravidanza. Il corpo luteo gravidico cede gradualmente la produzione di ormoni alla placenta intorno all’8^ settimana di gravidanza: la placenta, una volta formata, è in grado di sostenere la gravidanza da sola producendo progesterone ed estrogeni necessari per il suo proseguimento.
Per maggiori infromazioni su come si calcola la fase luteale (finestra fertile, metodi di calcolo, eccetera) rimandiamo alla lettura del nostro articolo sul periodo fertile.
La sindrome premestruale (PMS) indica un gruppo eterogeneo di sintomi psicologici e somatici che compaiono in molte donne durante la fase luteale. Tipicamente il sintomo compare in fase luteale e aumenta di intensità sino all’arrivo della mestruazione, per poi risolversi. Si tratta di una combinazione di stress psicofisico e comportamentale da interferire con le normali attività della persona.
Tra i sintomi fisici troviamo:
Il progesterone, infatti, può facilitare la ritenzione di liquidi e rallentare l’attività dell’intestino causando una sgradevole sensazione di tensione e pesantezza che si risolve con l’arrivo della mestruazione.
Le periodiche oscillazioni ormonali, oltre a questi cambiamenti fisici, possono causare sintomi emotivi, con manifestazioni di irritabilità, o labilità emotiva, ansia, confusione e perdita di interesse verso i rapporti sociali nella fase pre-mestruale.
È possibile osservare delle perdite ematiche in fase luteale (il cosiddetto “spotting”), che può manifestarsi per vari motivi, tra cui una carenza di progesterone, che può rendere più difficile il concepimento. Questa carenza si traduce in perdite lievi e temporanee prima del ciclo mestruale, che potrebbero verificarsi anche in corso di assunzione di contraccettivi ormonali. Perdite ematiche nel periodo che segue l’ovulazione possono essere causate dall’impianto e rappresentano un segno precoce di gravidanza in fase luteale.
I sintomi della fase luteale sono legati a una predominanza estrogenica. Per questa ragione prestare attenzione all’alimentazione potrebbe essere utile nel ridurre i sintomi nelle donne con sovrapproduzione di estrogeni, migliorando anche la fertilità. Sono indicati pasti piccoli e frequenti, evitando alimenti processati e prediligendo grassi di buona qualità. La dieta nel complesso deve essere prevalentemente a base vegetale, con proteine di alta qualità; i carboidrati non devono essere eliminati, dando la precedenza a quelli complessi. Adottare una dieta con alimenti ricchi di magnesio come noci, semi e cioccolato fondente.
Oltre all’introduzione di integratori alimentari (calcio e magnesio), può essere utile reimpostare lo stile di vita con adeguati livelli di attività fisica e di esposizione alla luce solare. Quando efficaci, gli effetti si avvertono sin dal primo ciclo mestruale. La fase luteale può essere emotivamente impegnativa per alcune donne: può aiutare praticare l’autocura per favorire il benessere emotivo con tecniche di rilassamento e meditazione.
La regolare secrezione di progesterone dopo l’ovulazione è una condizione necessaria per trasformare l’endometrio proliferativo (tipico della fase pre-ovulatoria) in endometrio secretivo (tipico della fase post-ovulatoria), idoneo all’impianto della blastocisti.
Si parla di insufficienza luteale quando la produzione di progesterone, e quindi la funzione del corpo luteo, è basso in fase luteale. Questa condizione di solito si concretizza con una riduzione della seconda metà del ciclo (fase luteale corta, meno di 10 giorni) e con la comparsa di perdite ematiche anticipate rispetto ai 28 giorni (cicli brevi) e presenza di spotting (sanguinamento intermestruale di entità limitata). Tutto ciò ha un impatto sulla fertilità: la preparazione dell’endometrio è insufficiente e, anche se è avvenuta la fecondazione, la blastocisti arriva a contatto con una mucosa non recettiva e la gravidanza si interrompe.
L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo rappresentano due patologie della tiroide capaci di esplicare effetti negativi sulla funzione riproduttiva della donna, poiché in grado di influenzare la secrezione degli ormoni sessuali. L’ipertiroidismo si correla a alterazioni del ciclo mestruale quali polimenorrea (cicli più brevi), mentre l’oligomenorrea (cicli più lunghi) è più frequente nelle donne con ipotiroidismo.
Una fase luteale lunga si ha quando la mestruazione compare a distanza di 18 giorni o più dall’ovulazione, generalmente è legata a squilibri ormonali come in presenza della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
Nella PCOS si possono avere cicli di 33-35 giorni, ma non è detto che ciò coincida con una fase luteale lunga. Al contrario potrebbe capitare che la prima fase del ciclo duri 23 giorni e la fase luteale solo 10 giorni.

Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.