«Dottoressa, secondo lei mio figlio ha il frenulo linguale corto?». Da un po’ di tempo a questa parte, questa è una delle domande che più frequentemente mi vengono poste nel corso della prima visita pediatrica; complice l’enorme diffusione delle informazioni presenti sui social a riguardo. In questo articolo vedremo insieme di cosa si tratta, cosa comporta, come riconoscerlo e quali sono le strategie di intervento.
Anche noto come “frenulo della lingua”, si tratta di una piccola lamina di tessuto fibro-mucoso (tessuto connettivo) che connette la parte ventrale (cioè inferiore) della lingua al pavimento della bocca. La sua funzione è quella di stabilizzare la lingua stessa nel cavo orale, e grazie alla componente elastica di cui è dotata, consentire adeguati movimenti durante suzione, deglutizione, masticazione e articolazione del linguaggio.
Quando questo piccolo lembo di tessuto è molto corto o presenta una componente fibrosa preponderante o ancora presenta un’inserzione anomala (sulla lingua o sul pavimento buccale), può determinare alterazioni nella motilità della lingua, configurandosi quella condizione nota come “anchiloglossia”; termine medico che deriva dal greco (ankylos significa legato e glossa significa lingua) e che indica appunto l’ancoraggio della lingua al pavimento della bocca con limitazioni nella sua mobilità e di conseguenza nella sua funzionalità.
Da un punto di vista epidemiologico si riscontra alterazione del frenulo linguale del neonato in una percentuale pari a circa il 5%, con rapporto maschi/femmine di 3:1, mentre nella popolazione generale si riscontra in percentuale variabile dal 4% al 10 % circa. Nella maggior parte dei casi si presenta come evento isolato, talora invece può essere associata a sindromi malformative.
Tra le attuali classificazioni diagnostiche dell’anchiloglossia, basate su vari criteri anatomici e funzionali, nessuna è stata ancora universalmente accettata. Tale condizione, nello specifico l’anchiloglossia del neonato o del bambino più grande, più correttamente definita “frenulo restrittivo”, necessita di un precoce riconoscimento onde evitare conseguenze anche importanti.
Come tutto ciò che riguarda il mondo dell’infanzia, nulla può prescindere dall’osservazione dei bambini. In particolare, sono sintomi di frenulo linguale corto:
Sempre concentrandoci sull’osservazione del piccolo, c’è l’aspetto strettamente anatomico da attenzionare: una lingua che non viene estroflessa oltre il margine gengivale, che si solleva poco dal pavimento della bocca assumendo l’aspetto “a cuore” o “a cucchiaio” (evidenziabile soprattutto mentre piange), inserzione del frenulo in una sede anomala (all’altezza della punta della lingua o, al contrario, molto posteriormente, ad esempio); questi sono altri campanelli d’allarme che, uniti ai sintomi riferiti dalla madre (dolore durante la poppata, poppate interminabili, ragadi, attacco poco profondo, inadeguato trasferimento di latte e scarso accrescimento ponderale nel bambino, eccetera) devono farci pensare all’anchiloglossia.
Spesso questo corteo di segnali è tanto evidente da indurre il sospetto di frenulo corto nei bambini molto precocemente, in età neonatale, talora invece la diagnosi arriva più avanti nel tempo.
Quali ostacoli pone l’anchiloglossia sull’allattamento? Ciò che le madri riferiscono costantemente è la durata interminabile delle poppate che quasi sempre sono anche dolorose. Un frenulo restrittivo infatti, compromettendo i movimenti della lingua, comporta un attacco poco profondo, impedisce che si generi quel sottovuoto necessario a garantire la pressione che serve a drenare efficacemente il seno, con scarso trasferimento di latte e mancato incremento ponderale nel bambino.
L’attacco poco profondo, inoltre, comporta lo sfregamento del capezzolo sul palato duro e l’inevitabile insorgenza di ragadi del seno materno; questo genera un circolo vizioso: attacco poco profondo – scarso drenaggio – inadeguata stimolazione – riduzione della produzione, che se non bloccato tempestivamente può condurre all’interruzione dell’allattamento.
Se non riconosciuto tempestivamente (in alcuni casi anche perché potrebbe essere passato in sordina, senza aver causato grosse difficoltà nell’allattamento), un frenulo restrittivo può comportare conseguenze nel momento in cui il bambino inizia a parlare.
Le limitazioni nei movimenti di protrusione, elevazione, lateralizzazione della lingua possono comportare infatti dei disturbi dell’articolazione del linguaggio e determinare alterazioni nella produzione fonetica. In particolare, può comportare difficoltà nella pronuncia di alcune consonanti come z, s, t, d, l e soprattutto r (il difetto di pronuncia di quest’ultima è noto come rotacismo) e di alcuni suoni come sh, ch, th, dg.
Il sostegno e l’intervento di figure professionali specializzate nella riabilitazione e abilitazione delle funzioni comunicative e orali (logopedista) è fondamentale sia per la diagnosi che per il trattamento.
Le difficoltà nell’alimentazione e nel linguaggio, non sono le uniche conseguenze di un frenulo restrittivo. Le implicazioni correlate a tale alterazione possono infatti essere molteplici, non immediatamente manifeste, ma evidenziarsi nel tempo.
Tra i sintomi di anchiloglossia si possono riscontrare un anomalo sviluppo delle strutture cranio-facciali, ovvero:
Di fronte ad un sospetto diagnostico di frenulo restrittivo, anche laddove non vi siano problematiche manifeste di alimentazione e/o di articolazione della parola, è sempre bene andare oltre l’apparente “silenzio di sintomi” e approfondire con una valutazione specialistica, meglio ancora se multidisciplinare.
Il mancato riconoscimento di un frenulo restrittivo e l’omessa presa in carico per il trattamento, possono determinare come già detto, un anomalo sviluppo delle strutture cranio facciali, le cui conseguenze in età adulta risultano più difficili da gestire.
Sebbene la crescita mandibolare e la sua forma siano determinate geneticamente, alcuni studi suggeriscono che numerosi fattori possano influenzare questa crescita. In particolare la lingua e soprattutto la sua postura all’interno del cavo orale, sono determinanti per il rimodellamento osseo che alla lunga può comportare malocclusione.
Alcuni autori suggeriscono che la limitazione del movimento della lingua in alto e posteriormente, può provocare una spinta linguale eccessiva contro il corpo anteriore della mandibola, producendo malocclusioni come morso aperto anteriore e prognatismo mandibolare.
Per la diagnosi di anchiloglossia, la presa in carico e il trattamento, sono diverse le figure a cui fare riferimento: logopedista, pediatra, IBCLC, chirurgo pediatrico, osteopata, dentista, otorinolaringoiatra. L’integrazione delle competenze, la sinergia multi professionale, il lavoro di rete, sono come sempre la formula vincente.
Se l’anomalia del frenulo è abbastanza grave da causare limitazioni meccaniche e funzionali, è indicata la riduzione chirurgica del frenulo (frenulectomia), seguita da logopedia per la riabilitazione immediata del muscolo della lingua.
Il periodo migliore per intervenire è nei primi mesi di vita, preferibilmente non andando oltre i 4-6 mesi. Ci sono però delle situazioni tali da richiedere l’intervento addirittura nei primi giorni di vita.
Sebbene la riabilitazione post-operatoria con esercizi specifici sia sempre un ausilio valido, qualora l’intervento sia più tardivo dopo i primi anni di vita, in età prescolare, la riabilitazione logopedica diventa strumento assolutamente indispensabile.
Così come per la valutazione clinica ai fini diagnostici, anche per la gestione terapeutica, la carta vincente resta l’approccio multidisciplinare. La combinazione di logopedia e trattamento chirurgico (frenulectomia, frenulotomia o frenuloplastica), può essere un’opzione terapeutica per migliorare mobilità della lingua e pronuncia delle consonanti.
Si lavora su eventuali limitazioni nel movimento della lingua attraverso esercizi specifici per il linguaggio, migliorando articolazione e capacità linguistiche generali. L’intervento congiunto dell’osteopata può contribuire ulteriormente nel trattamento dell’anchiloglossia; grazie a manipolazioni mirate e trattamenti specifici che agiscono sulle tensioni muscolari della regione del collo e del cavo orale, oltre che su alterazioni posturali connesse, il lavoro sulla riabilitazione della mobilità della lingua è amplificato.
Le possibilità di trattamento del frenulo restrittivo possono essere di tipo conservativo, attraverso esercizi mirati ed azioni che vedono il coinvolgimento di figure professionali multidisciplinari in complementare sinergia, oppure di tipo interventistico, ricorrendo appunto all’intervento chirurgico del frenulo linguale corto.
Si può optare per una frenulotomia, quindi con taglio parziale, oppure frenulectomia, quindi intervento sul frenulo linguale corto con taglio completo. Si può ricorrere a un intervento chirurgico tradizionale, con bisturi o forbici, oppure a interventi meno invasivi attraverso l’utilizzo di laser.
Alcuni esperti mettono a confronto le modalità di operazione del frenulo linguale, evidenziando i vantaggi intra e postoperatori del trattamento mediante laser, valutando l’entità della guarigione post-operatoria e le differenze nella percezione del dolore rispetto ai metodi chirurgici tradizionali.
Tra i pazienti trattati con laserterapia si registra una significativa riduzione del dolore rispetto a quelli trattati con metodi tradizionali, sia immediatamente dopo l’intervento che a distanza di una settimana. Inoltre, con il laser si verifica una migliore risposta in termini di guarigione dei tessuti. A differenza di una lama da bisturi, il laser non taglia le strutture che compongono il frenulo linguale (collagene e fibre elastiche), ma ne provoca la denaturazione e la coagulazione. A questo si aggiunge un minor sanguinamento, nessuna necessità di suture, né di terapia antinfiammatoria o antibiotica post-intervento.
Anche in termini di rapidità il trattamento laser è più vantaggioso rispetto a quello tradizionale. Pertanto, si può concludere che l’intervento laser offre numerosi vantaggi rispetto alle tecniche chirurgiche convenzionali. Nel dettaglio:
Per quanto riguarda l’anestesia, solitamente essendo un intervento rapido e poco invasivo, viene eseguito in anestesia locale; si può ricorrere a una sedazione più blanda o alla sedazione profonda a seconda del caso: ad esempio con pazienti poco collaborativi o particolarmente spaventati, con i quali sarebbe difficile l’esecuzione dell’intervento in sicurezza.
Tra i professionisti che intervengono tagliando il frenulo citiamo chirurghi pediatrici, dentisti e pediatri. Il recupero è solitamente rapido, in alcuni casi possono verificarsi lievi fastidi o dolori, che rispondono bene all’utilizzo di comuni analgesici.
La raccomandazione unanime nel post intervento è quella di far poppare quanto prima il bambino al seno e comunque di riprendere precocemente l’alimentazione, magari prediligendo cibi freschi (ma senza limitazioni se è richiesto, invece, un pasto caldo!).
Molti studi concordano sull’utilità di integrare la riabilitazione miofunzionale con trattamenti specifici logopedici e osteopatici in sinergia, volti a migliorare la mobilità della lingua, sia prima che dopo la terapia chirurgica per un ripristino completo della sua funzionalità.
Medico pediatra, IBCLC (Consulente Professionale in Allattamento Materno), insegnante di Massaggio infantile AIMI ed educatrice perinatale MIPA, lavora presso il Policlinico Universitario “G. Martino” di Messina.
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