Guinzaglio per bambini? No, grazie!

Il guinzaglio crea un rapporto distante tra genitore e bambino, inoltre limita la libertà di quest'ultimo e ostacola il processo di educazione

Francesca Romana Grasso , pedagogista
Bambino al guinzaglio

Il titolo potrebbe sembrare una provocazione tanto è assurda l’idea di mettere il guinzaglio ai bambini, ma purtroppo la verità è che sono tornati di moda. Basta digitare su Google “guinzaglio per bambini” per capirlo.

Provate voi

Invito ognuno a riflettere su cosa proverebbe a essere trattenuto, tirato, strattonato, a sentire sul proprio corpo la pressione dettata da movimenti non decisi autonomamente, ma subiti senza comprenderne le cause e tantomeno senza poterle prevedere, perché questo accade quando si è condotti al guinzaglio: si subiscono scelte altrui che hanno un impatto negativo sul proprio corpo, principalmente in termini di autodeterminazione ed equilibrio.

È inutile giraci intorno, il guinzaglio diventa necessario là dove si percepisce il bambino come un essere indomabile o impossibile da salvaguardare da una giungla di pericoli, se non azzerando ogni espressione di autonomia in relazione alla mobilità. Alla limitazione nel movimento imposta dal guinzaglio è da preferire un linguaggio adeguato all’età, e alle espressioni imperative un approccio empatico.

Sviluppo motorio del bambino

Che idea di bambino ha l’adulto che lo tiene al guinzaglio? E che idea di relazione può assimilare e fare propria il bambino che è trattato così dalle persone più importanti per lui? Si farà forse l’idea che se le persone che si prendono cura di lui si comportano così, questo è il miglior modo possibile per mostrare amore e rispetto alla persona amata?

Privare i bambini della possibilità di muoversi liberamente, fin dai primi giorni di vita, significa rubare loro la possibilità di imparare a conoscere il proprio corpo e le posizioni sicure. Le osservazioni pluridecennali della pediatra Emmi Pikler e gli studi dello psicologo e pedagogista francese Henri Wallon mostrano minuziosamente come l’ostacolare il naturale sviluppo motorio del bambino lo rende impacciato e incapace di valutare il pericolo.

Qualche indicazione

Ecco, in sintesi, alcune indicazioni della dottoressa Pikler per consentire al bambino di costruire una profonda e gratificante conoscenza di sé all’insegna del piacere e della sicurezza:

  • fintanto che il bambino non è in grado di cambiare da solo posizione, è opportuno posizionare il bambino sulla schiena, su una superficie piatta, affinché possa avere la massima libertà di movimento; in questa condizione la conquista del fianco e poi della posizione prona diventano frutto di una spontanea progressione
  • l’adulto deve trattenersi dalla tentazione di mettere seduto il bambino, finché non ha conquistato da solo la competenza di raggiungere tale posizione, per non ostacolare l’esercizio dei micromovimenti spontanei, attraverso i quali impara a conoscere il corpo in situazione di gravità, dopo essere stato soggetto a regole fisiche diverse nell’utero materno (quando l’adulto altera questo processo mette il bambino in situazione di instabilità o forzata immobilità, a danno del suo piacere personale e della sua libertà di movimento)
  • non si aiuta un bambino a portare a termine un movimento avviato (non lo si tiene per le mani, non si fornisce aiuto per tirarsi in piedi) poiché in una fase tutta dedita alla ricerca di equilibrio e alla conoscenza del proprio corpo ciò implica un fattore di disturbo che non aggiunge nulla e toglie molto all’esperienza del bambino. Non si interviene neanche quando effettua i primi tentativi per tirarsi su da solo, muovere i primi passi, aggrappandosi
  • non si lega il bambino
  • non si sollecita né incoraggia il bambino ad assumere qualsivoglia posizione se non ha già imparato a conquistarla: non si tende il dito perché il bambino aggrappandovisi si tiri su a sedere, non lo si attrae con stratagemmi per fargli compiere i primi passi
  • non si vieta o censura alcun tentativo spontaneo: il bambino è lasciato libero di esercitare i movimenti che vuole anche quando ciò significa esercitare competenze più semplici di altre già acquisite: un bambino che sa camminare deve esser lasciato libero di strisciare o gattonare se lo desidera.
Articolo pubblicato il 15/09/2016 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura JohnAlexandr / iStock

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