Haemophilus influenzae tipo B: come proteggere i bambini

Tra le infezioni più pericolose causate da questo batterio c’è la meningite. Dall’introduzione dei vaccini i casi sono diminuiti del 90%, ma ecco perché non bisogna abbassare la guardia

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Giulia Ceglie , pediatra

Giorno di vaccinazione per Chiara, una bambina che sta per compiere 3 mesi. Francesca e Luca, i suoi genitori, sanno che i vaccini rappresentano la forma di prevenzione migliore per proteggere i bambini da certe malattie. Solo che di questo vaccino in particolare, chiamato vaccino Hib, non ne hanno mai sentito parlare prima. «Protegge dall’Haemophilus influenzae tipo B…», dice loro il pediatra contattato telefonicamente, spiegando poi in modo approfondito di che cosa si tratta.

Ma cos’è Haemophilus influenzae tipo B? È pericoloso? E perché bisogna vaccinare i bambini così presto?

L’Haemophilus influenzae tipo B (Hib, appunto) è un batterio che, prima dell’introduzione della vaccinazione, rappresentava uno dei “nemici” più temibili della prima infanzia. Può infatti colpire i bambini piccoli causando infezioni molto gravi come meningite, epiglottite, polmonite e sepsi. La fascia più a rischio è quella sotto i 5 anni, in particolare i bimbi sotto l’anno di età.

Il nome può trarre in inganno: Haemophilus influenzae non ha nulla a che vedere con il virus dell’influenza stagionale. Il termine deriva da una scoperta avvenuta alla fine dell’Ottocento, quando si pensava che questo batterio fosse la causa dell’influenza. Solo in seguito si è scoperto che i virus sono microrganismi ben diversi, ma il nome è rimasto.

Haemophilus influenzae: sintomi e forme di malattia

I diversi ceppi di Haemophilus influenzae vengono suddivisi in due grandi gruppi: ceppi tipizzati (dalla A alla F) e non tipizzabili (cioè privi di capsula polisaccaridica). Tra tutti, il più aggressivo è il tipo B (Hib), responsabile della maggior parte delle infezioni gravi in età pediatrica. Gli altri ceppi possono comunque causare malattie respiratorie più lievi, come otiti o bronchiti, soprattutto negli adulti o nei bambini con difese immunitarie fragili.

Le infezioni da Haemophilus influenzae tipo B si distinguono in forme non invasive e invasive a seconda dei sintomi:

  • Le forme non invasive includono otite media, congiuntivite e sinusite. Si presentano con sintomi comuni come febbre, mal di orecchio o secrezione agli occhi.
  • Le forme invasive si verificano quando il batterio entra nel sangue o nel sistema nervoso centrale e causano patologie gravi come meningite, sepsi, epiglottite o polmonite.

Una delle caratteristiche di questo tipo di infezione è che evolve rapidamente. In poche ore un bambino apparentemente sano può peggiorare drasticamente e le complicazioni da Haemophilus influenzae, come già accennato, possono essere anche molto serie.

La diagnosi dell’Haemophilus influenzae avviene con analisi specifiche del sangue o del liquido cefalorachidiano (il fluido che circonda il cervello e il midollo spinale).

Haemophilus influenzae e la meningite

Tra le infezioni più pericolose causate dall’Haemophilus influenzae tipo B c’è, come detto, la meningite, un’infiammazione delle meningi (le membrane che rivestono cervello e midollo spinale) che colpisce soprattutto al di sotto dei 5 anni e che può progredire molto rapidamente. I sintomi di questa condizione comprendono:

  • febbre alta;
  • irritabilità;
  • sonnolenza;
  • vomito;
  • convulsioni;
  • coma (nei casi più gravi).

Prima dell’introduzione del vaccino Hib, in Italia si registravano centinaia di casi di meningite da Hib ogni anno, con un tasso di mortalità attorno al 5% e un rischio di complicanze neurologiche permanenti (come sordità o difficoltà motorie) nel 15-30% dei casi. Con la vaccinazione, i casi si sono abbassati del 90%.

La meningite da Hib oggi è rara, ma non completamente scomparsa: può colpire bambini non vaccinati o soggetti vulnerabili. Il trattamento è urgente e si basa su antibiotici per via endovenosa, ma la prevenzione resta la strategia più efficace

Vaccino per l’Haemphilus influenzae

La vaccinazione rappresenta la migliore forma di prevenzione per l’Haemophilus influenzae

Il vaccino per l’Haemophilus influenzae tipo B è sicuro ed efficace, introdotto nel calendario vaccinale italiano nel 1999. Oggi viene somministrato a 3, 5 e 11 mesi, in combinazione con altri vaccini (esavalente).
Questo ha permesso non solo di proteggere i singoli bambini, ma anche di ottenere una protezione per la comunità: quando sono in tanti a essere vaccinati, il batterio circola meno, e anche chi non può ricevere il vaccino (come i neonati o gli immunodepressi) è più protetto.

Le reazioni avverse sono rare e lievi: può comparire un po’ di febbre o arrossamento nella sede dell’iniezione. I benefici della prevenzione superano di gran lunga i rischi. 

Haemophilus influenzae: la terapia

Se la prevenzione fallisce, è fondamentale intervenire precocemente. La terapia dell’Haemophilus influenzae si basa su antibiotici somministrati per via endovenosa, come le cefalosporine di terza generazione. Nei casi più lievi, come le forme respiratorie, si possono usare antibiotici orali (ad esempio amoxicillina-clavulanato).

Tuttavia, uno dei problemi emergenti è la resistenza antibiotica dell’Haemophilus influenzae, che si sta osservando anche in Italia. Questo rende ancora più importante la vaccinazione preventiva, per evitare il ricorso a terapie sempre più complesse e meno efficaci.

Haemophilus influenzae e adulti

Sebbene sia una malattia pediatrica, l’Haemophilus influenzae negli adulti non è da sottovalutare, soprattutto nei soggetti fragili o immunodepressi. Negli anziani con malattie polmonari croniche può causare riacutizzazioni di bronchiti e polmoniti. Tuttavia, nei bambini la malattia si presenta in modo più aggressivo e repentino, motivo per cui la vaccinazione precoce è fondamentale.

Conclusione: proteggere significa prevenireTornando a Francesca e Luca, vaccinare Chiara contro l’Haemophilus influenzae tipo B rappresenta un gesto di cura, prevenzione e responsabilità nei confronti della piccola e dell’intera comunità. Grazie alla vaccinazione, molte malattie che un tempo facevano paura, oggi sono diventate rare. Ma proprio per questo, è importante non abbassare la guardia. Proteggere i bambini significa anche ricordare ciò da cui li stiamo salvaguardando.

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Giulia Ceglie

Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.

Bibliografia
  • INFOVAC, “H. influenzae b (Hib): la malattia e il vaccino”, INFOVAC, luglio 2025.
  • Istituto Superiore di Sanità, “Haemophilus influenzae: cos’è, come si manifesta e si cura”, ISSalute, marzo 2021.
  • Ciofi degli Atti M., Cerquetti M., “Le infezioni invasive da Haemophilus influenzae: la situazione italiana dal 1998 al 2003”, EpiCentro, settembre 2004.
Articolo pubblicato il 21/08/2025 e aggiornato il 21/08/2025
Immagine in apertura natapetrovich / iStock

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