Francesca va a prendere Silvio a scuola. Sono un po’ in ritardo, quindi gli dice che devono fare un po’ in fretta. Mentre il piccolo indossa la giacca, lei gli sistema la sciarpa, e nel farlo si rende conto che le ghiandoline nel collo del bambino sono più grandi del solito. Allora, tra sé e sé, Francesca si chiede: I linfonodi nel collo dei bambini sono sempre palpabili? O forse ora è così perché i linfonodi si sono ingrossati?
Cerchiamo di capire prima di tutto a cosa servono i linfonodi. Sia gli adulti che i bambini ne hanno molti nel corpo: alcuni sono situati in profondità, vicino agli organi interni come il cuore e i polmoni, altri invece a livello più superficiale, come quelli nel collo o nell’inguine. I linfonodi sono dei filtri biologici che ricevono il sangue proveniente dalle zone del corpo vicine e organizzano le difese immunitarie nel caso in cui il flusso sanguigno trasporti dei microorganismi “estranei”. Qui, infatti, si producono gli anticorpi, che vengono riversati nuovamente nel sangue e portati negli organi di pertinenza di ciascun linfonodo.
Nei bambini, il fatto che sia possibile percepire al tatto i linfonodi è assolutamente comune e frequente, poiché il tessuto linfatico risulta più evidente in questa fascia di età rispetto a quella adulta. In particolare, i linfonodi cervicali sono palpabili in circa il 40% dei bambini sani; la frequenza varia dal 40% tra i 2 e i 5 anni al 90% nella fascia di età 4-8 anni.
Nella maggior parte dei casi quindi i linfonodi ingrossati nei bambini non rappresentano una patologia in sé, ma sono l’espressione di un’attivazione del sistema immunitario. Le più comuni malattie legate ai linfonodi ingrossati nei piccoli sono le infezioni: ad esempio, i linfonodi nel collo dei bambini diventano più evidenti in caso di faringite, poiché devono rispondere all’infiammazione della gola, per cui ricevono il sangue che proviene da là.
Ma esattamente perché si ingrossano i linfonodi? Quale processo si verifica? Come già detto, i linfonodi sono le stazioni del sistema immunitario in cui nostri globuli bianchi imparano a difendersi da tutto ciò che è estraneo al nostro corpo: è proprio per questo motivo che si ingrossano, per contrastare le infezioni dovute ai vari germi patogeni.
I linfonodi ingrossati sono spesso temuti perché comunemente associati a patologie tumorali. Partendo dal presupposto che questa evenienza è di gran lunga più rara nel bambino rispetto all’adulto, quando preoccuparsi per i linfonodi ingrossati?
Un linfonodo ingrossato può presentare diverse caratteristiche, che necessitano di una valutazione medica per poter definire il percorso diagnostico-terapeutico migliore. In estrema sintesi, è necessaria una visita pediatrica nel caso in cui:
Il pediatra valuterà se il bambino manifesta anche i sintomi di una patologia localizzata. Ad esempio, nel caso di un linfonodo ingrossato a livello del collo, il medico controllerà se il piccolo ha la gola arrossata a causa di una faringite. I linfonodi del collo, infatti, sono i “filtri” del sangue proveniente dalla bocca.
Solo in casi selezionati sono necessari degli esami per i linfonodi ingrossati, ad esempio quando questi sono di grandi dimensioni, restano gonfi a lungo (più di quattro settimane) o in presenza di un’infiammazione (linfoadenite), che porta arrossamento e calore della cute sovrastante. Il medico richiederà quindi degli esami del sangue e un’ecografia dei linfonodi in questione. In alcuni casi può rendersi necessaria la rimozione del linfonodo, che verrà poi esaminato al microscopio per valutare l’eventuale presenza di microrganismi al suo interno.
Le terapie per i linfonodi ingrossati possono variare. Nella maggior parte dei casi non occorre fare niente di specifico, dal momento che tornano alle dimensioni abituali nell’arco di 15 giorni. Se invece vi è un ingrandimento persistente o vi sono i segni di una linfoadenite batterica può essere necessario avviare un trattamento antibiotico.
pediatra presso la Struttura Complessa di Pediatria dell'Ospedale di Chivasso (TO), ha approfondito la Medicina del Sonno in età pediatrica con particolare attenzione alla prevenzione della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Membro del comitato scientifico dell'Associazione SUID & SIDS Italia Onlus e dell'ISPID (International Society for the Study and Prevention of Perinatal and Infant Death).