«Il mio bambino si ammala troppo?»

Quando il piccolo comincia a frequentare il nido o la scuola materna, gli episodi di febbre, raffreddore e tosse causati dai virus (non solo dal SARS-CoV-2) possono ripetersi con una certa frequenza. Vediamo come tenere d’occhio i casi sospetti e quali sono le misure preventive

Immagine per l'autore: Paolo Moretti
Paolo Moretti , pediatra
bambino ammalato di raffreddore

Pandemia di Covid a parte, in età prescolare, durante la stagione autunnale-invernale, un bambino con un sistema immunitario che funziona normalmente può ammalarsi solitamente anche tra le sei e le otto volte, con un ritmo di un episodio al mese. Se poi consideriamo che, per risolversi, ogni episodio impiega dai sette ai quindici giorni, parliamo di bambini che finiscono per essere quasi sempre “malati”. Cerchiamo di scoprire di più sulle cause di questo fenomeno così frequente.

I motivi

Nel momento in cui inizia a frequentare la comunità, vale a dire il nido o la scuola materna, il sistema difensivo del bambino deve ancora maturare. I tempi di risposta nei confronti delle infezioni sono dunque più lunghi rispetto alle età successive e il suo sistema immunitario è praticamente “vergine”, poiché deve ancora venire a contatto con virus e batteri che non conosce.

Ci sono poi dei fattori di rischio che favoriscono ulteriormente il ripetersi degli episodi, il più importante dei quali è la frequenza con cui il piccolo va al nido (o alla materna), vale a dire quanto tempo passa in spazi chiusi e affollati da altri bambini che stanno “eliminando” virus. In questi ambienti, le probabilità di ammalarsi aumentano in rapporto al numero dei bambini presenti; per la stessa ragione si ammalano di più (e prima) i bambini appartenenti a famiglie numerose.

Sappiamo che i figli di fumatori, inoltre, vanno incontro a più episodi infettivi per via dell’azione dannosa che il fumo esercita sulle ciglia che rivestono le vie respiratorie. Altri fattori che possono facilitare le infezioni sono l’inquinamento atmosferico e quello domestico (temperature troppo basse o troppo elevate e umidità con sviluppo di muffe). Discorso a parte va fatto per gli ex prematuri, per quei bambini affetti da malattie gravi come la fibrosi cistica o quelli nati con difetti congeniti del sistema immunitario.

Frequenza e gravità

Si tratta di una questione che riguarda il 6% dei bambini nei primi anni di vita, e che è destinata a risolversi nel tempo – tanto prima quanto più è precoce la frequentazione della comunità –, ma è innegabile che possa creare disagio al bambino e ai suoi genitori. Sarà il pediatra di fiducia a individuare i casi che richiedono degli approfondimenti. In realtà, non è tanto importante il numero delle infezioni ma, piuttosto, la loro gravità: non bisogna preoccuparsi quindi del ripetersi dei comuni episodi di febbre, raffreddore e tosse causati dai virus e destinati a risolversi spontaneamente in pochi giorni, ma delle infezioni complicate da batteri patogeni come le otiti medie acute ricorrenti, del fatto che si verifichi più di una polmonite o di una sinusite in un anno, della comparsa di infezioni gravi (come appunto quella da Coronavirus) o insolite o della mancata risposta a una terapia antibiotica, nei rari casi in cui il pediatra sospetterà una malattia causata da batteri.

Controlli e misure preventive

Gli esami da fare nei casi sospetti sono pochi e semplici (sarà il pediatra a indicarli), tanto che la maggior parte delle volte è sufficiente un prelievo. Cosa fare, invece, per quanto riguarda quei bambini che si ammalano spesso ma che rientrano nella norma, ovvero sono sani, crescono bene, hanno un regolare sviluppo psicomotorio e risolveranno il problema dopo i 5 anni o prima se hanno frequentato il nido?

Prima di tutto, è bene sottolineare che l’allattamento prolungato al seno garantisce al piccolo una protezione dalle infezioni anche dopo la sua interruzione. Bisogna poi tenere in considerazione che ogni episodio infettivo causa un temporaneo indebolimento del sistema immunitario: ogni infezione apre la strada a quella successiva, tanto che spesso il bambino non fa in tempo a rientrare all’asilo che è di nuovo ammalato. Sarebbe pertanto opportuno che, di fronte al ripetersi di questi episodi, il bambino venisse tenuto a casa per almeno due settimane, evitando così, in quel periodo, di essere esposto di nuovo al contagio causato dalla socializzazione.

Ma fra tutte le misure di prevenzione, quella di gran lunga più efficace è sicuramente il lavaggio delle mani, dal momento che i germi diffusi nell’aria non trasmettono le infezioni solo tramite le vie respiratorie ma tendono a ricadere anche sulle superfici che tocchiamo con le mani. Un corretto lavaggio con un comune sapone, senza necessità di aggiungere sostanze antimicrobiche, permette di ridurre della metà le infezioni respiratorie, gastrointestinali e cutanee.

Immunostimolanti: cosa sono e a cosa servono?

Si tratta di un nutrito gruppo di farmaci, definiti erroneamente “vaccini”, che dovrebbero aumentare la resistenza alle infezioni stimolando la produzione di anticorpi. Comprendono sia i cosiddetti “lisati”, costituiti da frammenti di cellule batteriche, sia composti sintetizzati in laboratorio. Tra le varie tipologie troviamo:

  • probiotici, ovvero microrganismi in grado di moltiplicarsi nel colon sottraendo spazio ai batteri “dannosi”;
  • prebiotici: sostanze presenti in natura e non digeribili, che dovrebbero agire sulla flora batterica intestinale stimolando la crescita di specie batteriche “utili”;
  • minerali, ad esempio lo zinco;
  • vitamine, ad esempio la A e la D;
  • piante erbacee come l’echinacea;
  • sostanze prodotte delle api quali la propoli;
  • preparati omeopatici come l’oscillococcinum, vale a dire piccole palline di zucchero.

Tutti gli studi effettuati su questi medicinali hanno fornito, nella migliore delle ipotesi, delle prove piuttosto deboli circa la loro reale efficacia nel ridurre la gravità, la durata e la frequenza degli episodi infettivi, nonché nel diminuire il consumo di antibiotici e i disagi per quanto riguarda la gestione del lavoro da parte dei genitori.

Da notare che nel2018 l’EMA (l’Agenzia Europea per i Medicinali) ha avviato una revisione dei lisati batterici proprio in considerazione dei dubbi sollevati da studi recenti sull’efficacia di tali medicinali, tenendo conto dei possibili, anche se molto rari, effetti collaterali (nel 2005 la Francia ne aveva sospeso la commercializzazione per le medesime ragioni).

Considerando tutti questi aspetti, e non ultimo il costo di simili terapie (dettaglio non trascurabile), la nostra opinione è che allo stato attuale non ci siano ragioni valide per considerare utile e conveniente l’uso di questi farmaci e integratori.

Immagine per l'autore: Paolo Moretti
Paolo Moretti

pediatra, esercita la professione di pediatra di famiglia a Padova. È presidente dell’Associazione Culturale Pediatri di Venezia e collabora come volontario con la onlus “Rafiki - Pediatri per l’Africa”.

Articolo pubblicato il 27/10/2020 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura filadendron / iStock

Condividi l'articolo