Migliori cartoni educativi per bambini: quali far vedere?

L’offerta di cartoni, soprattutto per la prima infanzia, è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni. Proviamo a riflettere su alcuni criteri da tenere a mente nella valutazione di queste produzioni

Cosimo Di Bari , pedagogista
bambina guarda cartoni animati

Negli ultimi decenni, l’offerta di cartoni per bambini, rivolti in particolare alla prima infanzia, si è moltiplicata esponenzialmente. Questo perché è aumentato il tempo di esposizione dell’infanzia agli schermi, e quindi tanti produttori si sono cimentati con la creazione di serie televisive per catturare l’attenzione dei più piccoli.

Molti cartoni animati per bambini vengono definiti “educativi”, ma chi è che stabilisce quando si può attribuire questo aggettivo a questo genere di prodotti? Come si fa a comprendere se un cartoon rappresenta realmente un’esperienza significativa, oltre che divertente, per il bambino? Quali aspetti dovrebbe valutare un genitore per decidere cosa proporre al proprio figlio? Vediamolo insieme.

Cartoni animati per bambini: i criteri per sceglierli

Prima di prendere in esame alcuni titoli di cartoni animati per bambini che possono essere considerati di qualità, proviamo a riflettere su alcuni criteri da tenere a mente nella valutazione dei cartoon educativi:

  • L’età dei protagonisti è vicina a quella dello spettatore? La tendenza (anche nella letteratura per l’infanzia) è quella di rappresentare personaggi che abbiano un’età leggermente superiore al pubblico di riferimento. Questa “forbice” non dovrebbe essere eccessiva. Ad esempio, se il personaggio ha circa 10 anni, difficilmente il contenuto potrà essere adatto a bambini di 4 anni.
  • La durata. Prima dei 5 anni di età è complesso per un bambino mantenere l’attenzione su un contenuto televisivo che abbia la durata di un film. Sono pertanto da preferire cartoni animati compresi tra i 5 e i 20 minuti. Se proprio si vuole scegliere un film, meglio segmentare la visione.
  • La “raccontabilità”. Le sequenze dell’episodio hanno una linearità e una sequenzialità? Possiamo ad esempio verificare se nostro figlio, al termine della visione, è in grado di raccontare la trama di ciò che ha visto (ovviamente tutto questo solo a partire da quando il piccolo è in grado di verbalizzare).
  • I ritmi. Tanto i programmi televisivi quanto i film contemporanei sono basati su sequenze veloci, su musiche coinvolgenti, su immagini in costante movimento. Durante la prima infanzia, per favorire una fruizione efficace sarebbe auspicabile che le scene avessero ritmi distesi, per lasciare al bambino il tempo di osservare, ascoltare e capire, senza essere coinvolto solo passivamente attraverso gli stimoli dello schermo.
  • I valori. Ogni narrazione espone in modo implicito o esplicito valori che, durante la fruizione, possono stimolare riflessioni. L’adulto dovrebbe quindi chiedersi, ad esempio, se il cartoon scelto incoraggi o meno la collaborazione tra i protagonisti, se esponga o no il tema della differenza vista come risorsa e non come limite, o l’importanza dell’amicizia, o la cura per l’ambiente, eccetera.
  • Le metafore. I cartoni animati, così come fa la letteratura per l’infanzia, non dovrebbero riprodurre la realtà, ma piuttosto servirsi di metafore che stimolino l’immaginazione e la fantasia e che, al tempo stesso, promuovano la conoscenza. 
  • Gli stereotipi. Opposto alla metafora è lo stereotipo, che è un’opinione preconfezionata basata su una generalizzazione o una semplificazione. Gli stereotipi aiutano in generale la comprensione, quindi è naturale che siano presenti in un cartoon, tuttavia occorre evitare quelli che ingabbiano il modo di pensare: si pensi ad esempio agli stereotipi sessisti (il papà che legge il giornale, la mamma che fa le faccende domestiche…), a quelli culturali (un’etnia che presenta solo alcune abitudini specifiche), a quelli familiari (una sola tipologia di famiglia, a fronte della varietà presente nella nostra società), eccetera. 
  • La realtà. Possiamo chiederci se la narrazione sia in grado di creare un collegamento con ciò di cui il bambino fa esperienza quotidiana attraverso i sensi, ovvero se offra o meno al piccolo l’occasione di ripercorrere le proprie esperienze passate (rileggendole, riflettendoci sopra) e di avere informazioni in più (o punti di vista in più) per le esperienze future.
  • La dimensione estetica. Si entra, ovviamente, in un criterio soggettivo che però non va sottovalutato. Il genitore dovrebbe avere una sua idea di “bellezza” da ricercare nei cartoon, legata ad esempio alla proposta di immagini curate e ben definite, oppure a figure e ambientazioni che siano di aiuto per seguire la trama.
  • La dimensione didattica. Il cartoon potrebbe prefiggersi l’esplicito obiettivo di insegnare qualcosa (l’importanza delle regole, la gestione delle emozioni, una seconda lingua) o, magari per i bambini più grandi, di trasmettere un’educazione su temi logico-scientifici, artistici, linguistici.

Quando e quanto far vedere i cartoni animati ai bambini

Un interrogativo ricorrente tra i genitori è: quando iniziare a far vedere i cartoni animati ai propri figli? Prima di rispondere a questa domanda, è bene fare una precisazione: a fare davvero la differenza, più di questo aspetto, è il fatto che il tempo trascorso davanti allo schermo sia un tempo condiviso, in cui l’adulto non pensa a fare altro, ma accompagna il piccolo nella fruizione, ne osserva le reazioni emotive, monitora i tempi della proiezione, stimola la condivisione e il dialogo in merito alla narrazione appena vista.

Ciò detto, le raccomandazioni dell’Accademia Americana dei Pediatri sconsigliano l’esposizione dei bambini agli schermi prima dei 2 anni di età. In questa fascia d’età, infatti, i piccoli hanno bisogno di altro (sviluppare la motricità fine, esplorare la realtà che li circonda attraverso i sensi…). A partire dai 2 anni gli schermi sono concessi, ma con alcune limitazioni. Va evitata, ad esempio, la fruizione durante i pasti, o l’utilizzo in sottofondo mentre si svolgono altre attività.

Rispetto ai tempi di esposizione, le raccomandazioni pediatriche invitano a non superare i 30 minuti consecutivi fino ai 3-4 anni, tempo che si allunga a un’ora massimo successivamente a questa età e fino ai 6 anni. Queste indicazioni sui tempi, per quanto preziose, offrono dei riferimenti che poi necessitano di essere integrati: la cosa più importante, in realtà, è il tipo di relazione che si instaura con gli schermi. Anche se vari studi sottolineano come gli schermi interattivi abbiano un potenziale maggiore rispetto alla TV, è da sottolineare che spesso tablet e smartphone vengono utilizzati come se fossero dei piccoli televisori portatili. Per questo, se si sceglie di proporre al piccolo un cartone animato, è meglio optare per la televisione, che favorisce una postura più comoda e non costringe lo sguardo a focalizzarsi solo su pochi centimetri.

Per quanto riguarda nello specifico le serie TV d’animazione, anziché mettersi lì col cronometro, meglio ragionare in termini di episodi. Questi solitamente hanno una durata di 5-10 minuti l’uno, e dunque si può comunicare fin da subito al bambino che per quel giorno è possibile vederne al massimo due-tre; vederne di più, infatti, rischia di generare un flusso narrativo eterogeneo, che non consentirebbe al piccolo di cogliere al massimo le potenzialità offerte dallo schermo.

Cartoni animati educativi per bambini: 10 da consigliare

Seguendo le riflessioni proposte, proviamo a formulare un elenco di cartoni animati per bambini che offrono stimoli interessanti a partire dai 2 anni di età

  1. Pimpa. Le narrazioni di Altan, nate come fumetti e poi come albi illustrati, sono diventate anche cartoon. I ritmi sono distesi, capaci di far volare la fantasia e l’immaginazione. Interessante è la figura di Armando, che sostiene Pimpa senza mai essere invadente, ascoltandola e incoraggiando il suo fantasticare.
  2. Pocoyo. Pocoyo è un bambino di circa 3 anni che esplora il mondo e scopre, in ogni episodio, la realtà in compagnia dei suoi amici. Si tratta di un cartoon particolarmente adatto anche ai bambini in età prescolare, per i tempi distesi e per la grafica che colloca le scene su uno sfondo bianco. Il procedere per domande stimola un atteggiamento attivo dello spettatore. Interessante è la versione Let’s go Pocoyo, finalizzata ad apprendere la lingua inglese.
  3. Minicuccioli. Nelle quattro serie realizzate dal Gruppo Alcuni, alcuni amici vivono avventure di vario genere, prima al parco, poi nel bosco e infine a scuola. Interessanti sono i valori messi al centro di ciascun episodio e l’attenzione per il modo in cui, stando assieme agli altri, ci si educa e ci si forma.
  4. Barbapapà. Si tratta di un classico che, partendo dagli albi illustrati francesi degli anni ‘70, è diventato cartoon ed è stato rilanciato proprio recentemente. Gli episodi narrano le storie di una famiglia in cui i personaggi (ciascuno caratterizzato con specifici tratti) vivono varie avventure e mettono spesso al centro il tema della differenza (da intendere come risorsa e non come limite) e della critica ecologica. 
  5. Bluey. La cagnolina Bluey, insieme alla sorellina Bingo, in ogni episodio è impegnata a giocare. Il cartoon attribuisce al gioco un valore fondamentale per l’infanzia ed è molto interessante il modo in cui i genitori – senza essere né invadenti, né distratti – sostengono e incoraggiano il gioco dei bambini.
  6. Le avventure di Paddington. Paddington è un orsetto proveniente dal Perù che si è trasferito a Londra, città in cui viene accolto da una famiglia locale. Attraverso ritmi distesi e immagini esteticamente curate, gli episodi mostrano un personaggio empatico e attento ai bisogni degli altri, sottolineando il valore formativo dell’amicizia.
  7. Curioso come George. La scimmietta George, che non parla ma si muove e pensa come un essere umano, esplora la realtà grazie a una curiosità simile a quella dei bambini. Ogni episodio pone lo spettatore di fronte a una serie di problemi da risolvere, incoraggiandolo a ingegnarsi insieme al protagonista.
  8. Il gatto Mirò. Queste narrazioni di Cristina Lastrego e Francesco Testa rappresentano stimoli molto interessanti che escono dai parametri commerciali della maggior parte della produzione e offrono una ricerca estetica. Il gatto Mirò è un appassionato di arte e, insieme ai suoi amici, incoraggia l’invenzione attraverso i materiali a disposizione.
  9. Vampirina. La protagonista è una piccola vampira che si è trasferita con la famiglia dalla Transilvania alla Pennsylvania e che ha a che fare spesso non solo con i pregiudizi degli altri sulla propria cultura, ma anche con quelli della propria cultura nei confronti di quella ospitante. Ogni episodio però è basato proprio sulla presa di coscienza che l’incontro con la differenza offre risorse e stimoli.
  10. Leo & Tig. Questa produzione russa narra le avventure di due personaggi, Leo e Tig appunto, che sono cuccioli rispettivamente di leopardo e di tigre. Vivono nella Taiga siberiana e sono costantemente impegnati a salvare altri animali. Oltre all’attenzione alle differenze (sempre intese come valore), è interessante il fatto che venga sottolineata la necessità di rispettare l’equilibrio della biosfera.

Questo elenco non ha affatto la pretesa di risultare esaustivo, e anzi, a un’analisi attenta anche questi cartoon presentano alcune criticità. A tal proposito, vi rimando alla newsletter bisettimanale Play (che arriva a tutti gli abbonati di Uppa), nella quale recensisco proprio i vari contenuti per l’infanzia, individuandone di volta in volta risorse e criticità.

Al di là dei giudizi soggettivi, è fondamentale che l’adulto analizzi i contenuti prima della fruizione da parte del bambino. Così come si fa con i piatti che mettiamo in tavola per i nostri piccoli (prima ci informiamo sugli ingredienti e sulle quantità, cuciniamo, impiattiamo…), allo stesso modo è prezioso interrogarsi su ciò che stiamo offrendo e come lo stiamo proponendo ai bambini.

Articolo pubblicato il 29/02/2024
Immagine in apertura SanyaSM / iStock

Condividi l'articolo