Integratori per la vista? Vediamoci chiaro…

La maggior parte delle volte non ce n'è alcun bisogno: nel latte della mamma c'è tutto il necessario per il piccolo lattante

Immagine per l'autore: Laura Reali
Laura Reali , pediatra di famiglia
Capsule di integratori per la vista

Fiorenza arriva per la sua prima visita all’età di dieci giorni, è nata a termine, parto normale, è di buon peso, non ha alcun problema, assume latte materno e cresce benissimo. È stata dimessa dal centro nascita con la prescrizione di integratori a base di luteina e zeaxantina, che non conosco. Chiedo notizie alla mamma, che non ne sa niente e non le ha ancora somministrate perché voleva sentire prima il mio parere. Decido di telefonare al centro nascita che ha preparato questa prescrizione: la caposala mi spiega che nel loro centro è prassi prescriverla a tutti i nuovi nati.

Trovo su internet il foglietto illustrativo del preparato in questione: «Integratore alimentare di luteina e zeaxantina, due carotenoidi, che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare e che vengono normalmente assunti attraverso cibi che ne sono ricchi (verdura a foglia verde e frutta, ecc.), passano la barriera placentare e sono presenti nel colostro e nel latte materno. Si accumulano selettivamente nella retina e nella macula lutea, dove si ritiene che possano contribuire al processo di sviluppo della funzione visiva nel neonato, prevenendo o minimizzando i danni indotti da radicali liberi. La loro integrazione si rende pertanto necessaria in situazioni di aumentato fabbisogno o in stato di carente apporto. Non hanno nessuna controindicazione e possono essere assunte a qualsiasi età».

La parola alle prove… se ci sono

La genericità di queste informazioni non mi sembra sufficiente, per giustificarne la prescrizione a una neonata sana, che non ha sicuramente nessuna carenza. Siccome sono un tipo curioso, continuo a cercare informazioni su fonti più accreditate e mi rivolgo ai principali database su cui vengono catalogati gli studi medici: su Clinical Evidence non trovo nulla. Su UptToDate trovo alcune raccomandazioni generali sugli adulti, ma nessuna su bambini o neonati. Cerco anche su PubMed e trovo così sei lavori, nessuno dei quali sull’uso di queste sostanze nei neonati sani. Mi chiedo da dove vengano tutte le affermazioni contenute nel foglietto illustrativo che ho letto. Provo anche a cercare se ci sono studi in corso sull’argomento sul Registro europeo degli studi clinici e non ne trovo.

Quando non si trova niente sulle fonti ufficiali, non ci resta che ricorrere a Google. E cosa ti trovo? La sentenza con sanzione pecuniaria, che il garante della concorrenza e del mercato ha inflitto nel 2005 all’azienda produttrice del preparato a base di luteina per pubblicità ingannevole. Dai lavori che ho letto ho appreso che luteina e zeaxantina sono carotenoidi antiossidanti introdotti con la dieta, che si concentrano nell’epitelio della retina e in particolare nella macula.

Frutta e verdura al posto degli integratori

Nell’anziano il quantitativo di luteina e di zeaxantina nella retina si riduce con l’età, ma non è stato ancora dimostrato sperimentalmente un effetto protettivo della luteina contro l’invecchiamento della retina. Nei neonati e nei prematuri le informazioni sui livelli di luteina e zeaxantina sono scarse e non ci sono dati quantitativi sul loro fabbisogno. È plausibile che abbiano un ruolo, infatti vengono trasferite dalla madre al figlio soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza e il latte materno è la principale fonte di luteina e di zeaxantina dopo la nascita: potrebbe essere perciò importante che la madre assuma con la dieta quantità adeguate di queste sostanze, sotto forma di frutta e verdura.

Il bambino che assume latte artificiale potrebbe forse avere una relativa carenza di queste sostanze, dato che non tutti i latti ne contengono. Nel caso dei prematuri, che sono poco preparati per la vita extrauterina, i pochi studi effettuati sugli effetti benefici di supplementazioni della dieta con luteina sono stati effettuati nei paesi meno sviluppati, dove è più probabile che i bambini abbiano carenze alimentari; gli scarsi risultati raggiunti comunque mi sembrano poco applicabili in Italia a una neonata sana.

Fare meglio con meno

Il mercato degli integratori alimentari in Italia non è obbligato a sottostare alle stesse regole per l’immissione in commercio dei farmaci. Ammesso e non concesso che questa libertà possa essere accettata per gli adulti, non ci sembra giusto che valga anche per prodotti da somministrare ai neonati, dove ogni intervento, anche solo dietetico, andrebbe accuratamente studiato e valutato.

E allora credo che si possa concludere concordando con quanto scrive Uptodate nel capitolo sulla luteina: «una dieta con almeno cinque portate di frutta e di verdure al giorno è prudente ed è probabile che sia sufficiente per fornire una dose ottimale di carotenoidi». Potrò dire alla mamma della mia paziente che il prodotto che le è stato consigliato è probabilmente innocuo, però non c’è nessuna prova che sia utile somministrarlo a Fiorenza, che peraltro sta benissimo e cresce. Il latte materno basta e avanza.

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Laura Reali

nata a Frosinone nel 1956, pediatra di famiglia a Roma dal 1985, si occupa soprattutto di Formazione e di ricerca in pediatria delle cure primarie. È redattrice della rivista «Quaderni ACP» e autrice per Uppa magazine, dove ricopre anche il ruolo di responsabile scientifico. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali, e di alcuni libri.

Articolo pubblicato il 24/06/2013 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Anastasiia Boriagina / iStock / Getty Images

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