Pertosse: i sintomi e come riconoscerla

Nei bambini, soprattutto nei neonati, questa malattia può causare gravi complicanze. Attualmente, il 90% dei casi si verifica nei Paesi in cui non viene offerta la vaccinazione

Federico Loi , pediatra
Bambino affetto da pertosse

La pertosse è un’infezione batterica altamente contagiosa che colpisce principalmente le vie respiratorie, con potenziali complicanze gravi soprattutto nei neonati e nei bambini piccoli. In questo articolo spiegheremo come si manifesta questa potenzialmente pericolosa malattia e come è possibile prevenirla e curarla.

Cos’è la pertosse

La pertosse, conosciuta anche come “tosse canina” o “tosse convulsa”, è causata dalla Bordetella pertussis, un batterio che può colpire le vie aeree a tutte le età, soprattutto nei bambini sotto i 5 anni. È una malattia presente a livello globale, ma ormai molto rara nei Paesi in cui la vaccinazione infantile è diffusa. Attualmente, il 90% dei casi di pertosse si verifica in aree dove non viene offerta la vaccinazione, in questi casi la patologia è molto pericolosa e nei più piccoli può portare a complicanze gravi.

Quando entra nell’organismo, infatti, il batterio della pertosse aderisce alle vie respiratorie e rilascia sostanze tossiche (come la tossina della pertosse) che danneggiano le cellule dei bronchi e causano un abbondante accumulo di muco. 

Sintomi della pertosse

I sintomi iniziali possono essere facilmente confusi con quelli di una qualsiasi infezione virale, è importante quindi sapere come si presenta la pertosse e come riconoscerla.

La malattia si sviluppa in tre fasi:

  • Fase catarrale. I sintomi iniziali sono raffreddore, naso che cola, lacrimazione e poca tosse secca, accompagnata da malessere generale e febbricola (non sempre presente). 
  • Fase parossistica, caratterizzata da episodi di tosse intensi, rapidi e violenti che persistono ininterrotti per diversi minuti, spesso seguiti da un’inspirazione affannosa, che genere un suono simile a un “urlo sottile”. Questo è il più caratteristico dei sintomi della pertosse nei bambini (tipicamente dai 6 mesi ai 5 anni). Questi attacchi sono più comuni durante la notte. Durante un accesso di tosse i bambini possono presentare un colorito violaceo delle labbra e delle dita (cianosi), sudorazione o apnea. Al termine della tosse si possono manifestare vomito o perdita di coscienza. 
  • Fase di convalescenza. La tosse si attenua progressivamente, ma è possibile un decorso di settimane o mesi per una completa guarigione.

Le tre fasi si susseguono gradualmente, senza un passaggio netto tra di loro, e i sintomi possono sovrapporsi durante il decorso della malattia.

Nei bambini più grandi e negli adulti, i sintomi della pertosse sono spesso caratterizzati da una tosse persistente senza il caratteristico “urlo”, e possono passare inosservati o essere scambiati per una bronchite. È importante individuare la pertosse nelle prime fasi per evitare il contagio e le complicanze più gravi nei soggetti vulnerabili.

La pertosse quanto dura?

La pertosse è una malattia lunga e debilitante. La durata totale può variare, ma in genere segue queste tempistiche:

  • Incubazione di 1-3 settimane (normalmente 7-10 giorni).
  • Fase catarrale che dura circa 1-2 settimane (normalmente 7-10 giorni) ed è il periodo più contagioso della malattia.
  • Fase parossistica, che può durare 2-6 settimane.
  • Fase di convalescenza, che dura circa 2-3 settimane, ma possono essere necessarie settimane o mesi per la guarigione.

Nei bambini più piccoli, la durata della fase acuta può essere più prolungata, e le complicanze possono richiedere cure mediche prolungate. In alcuni casi, la tosse residua può durare fino a tre mesi, influenzando il sonno e la qualità della vita.

Pertosse: la diagnosi

Diagnosticare la pertosse non è sempre semplice, soprattutto nelle sue fasi iniziali. Il pediatra basa la diagnosi su:

  • Anamnesi, ovvero la raccolta di informazioni sui sintomi e sul contatto con soggetti affetti.
  • Esame obiettivo, cioè la valutazione del tipo di tosse e delle condizioni generali del bambino. Il sospetto clinico e una visita accurata sono sufficienti per avviare le terapie. In altre parole, il medico può decidere di porre una diagnosi anche senza ulteriori accertamenti.
  • Test di laboratorio. Il tampone naso-faringeo è il test più specifico per rilevare la presenza dell’infezione. Nei casi più tardivi, si possono effettuare test sierologici per ricercare la risposta immunitaria.
  • Esami ematici. Un aumento dei globuli bianchi (soprattutto dei linfociti) può supportare una diagnosi di pertosse nei casi dubbi.

Una diagnosi precoce permette di iniziare tempestivamente il trattamento antibiotico, riducendo il rischio di complicanze e la diffusione della malattia. Per questi motivi, è sempre importante consultare il proprio pediatra di fiducia quando si ha un dubbio.

La pertosse è contagiosa?

Sì, subito dopo la fase di incubazione, la pertosse è altamente contagiosa. Il batterio si trasmette tramite le goccioline di saliva disperse nell’aria quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla.

  • Periodo di contagiosità. Una persona con pertosse è contagiosa soprattutto all’inizio dell’infezione, dalla fase catarrale fino a circa tre settimane dopo l’inizio della fase parossistica, a meno che non inizi una terapia antibiotica adeguata. Con un trattamento appropriato, la contagiosità si riduce a circa cinque giorni.
  • Prevenzione del contagio. Evitare il contatto con persone infette, lavare frequentemente le mani e garantire la corretta copertura vaccinale sono strategie fondamentali per ridurre la diffusione del batterio. L’uso tempestivo di antibiotici nei casi sospetti o nei contatti stretti di persone affette aiuta a limitare la diffusione della patologia. 

Pertosse e bambini

Nei bambini, soprattutto nei neonati, la pertosse può causare gravi complicanze, tra cui polmonite, otite e, raramente, complicazioni neurologiche come le convulsioni. I bambini che non hanno completato le dosi della vaccinazione sono i più vulnerabili.

In caso di sospetta pertosse, è fondamentale rivolgersi immediatamente al pediatra per una diagnosi e un trattamento tempestivo. Nei casi più gravi, può essere necessario il ricovero per monitorare la respirazione e fornire supporto medico intensivo.

Pertosse nell’adulto

Negli adulti, la pertosse mostra sintomi più lievi, spesso scambiati per una tosse cronica o una bronchite persistente. Tuttavia, è importante riconoscerla per evitare di trasmettere il batterio a neonati o a persone non immunizzate.

Gli adulti con un sistema immunitario indebolito o che non hanno ricevuto richiami vaccinali sono più a rischio di sviluppare forme severe. Per questo motivo, i richiami vaccinali sono raccomandati soprattutto per chi ha contatti con neonati o lavora in ambito sanitario.

Pertosse: cura e terapia

La terapia della pertosse è utile sia per alleviare i sintomi che per fornire supporto contro la tosse e la difficoltà respiratoria. La terapia antibiotica è essenziale, ma è più efficace se iniziata nelle prime fasi della malattia. Se iniziata quando i sintomi sono conclamati la risposta clinica è più lenta e limitata.

Gli antibiotici più utilizzati sono:

  • Macrolidi (come l’azitromicina o la claritromicina).
  • Trimetoprim-sulfametossazolo (nei casi di allergia ai macrolidi).

Gli antibiotici non eliminano immediatamente la tosse, ma riducono la contagiosità e prevengono ulteriori complicanze. Come nelle altre forme di infezione delle alte vie respiratorie, anche nella pertosse possono essere utili alcuni rimedi naturali (i cosiddetti “rimedi della nonna”), come l’aspirazione delle secrezioni nasali, il miele e una corretta idratazione. Tuttavia, è importante ricordare che questi accorgimenti non sostituiscono le terapie specifiche prescritte dal medico.

Il ricovero in ospedale è indicato per i pazienti con polmonite, difficoltà respiratorie (ipossia), complicazioni neurologiche o incapacità di alimentarsi e idratarsi autonomamente. In questi casi può essere necessaria la nutrizione parenterale (endovena) e la somministrazione di ossigeno.

I bambini sotto l’anno di età, che non hanno completato le dosi della vaccinazione e che quindi non hanno ancora gli anticorpi per la pertosse, sono i più a rischio di complicazioni gravi e vengono spesso ricoverati indipendentemente dalla gravità dei sintomi. I neonati, in particolare, dovrebbero essere gestiti in terapia intensiva, poiché possono sviluppare improvvise complicazioni cardiopolmonari.

Vaccino per la pertosse

Il vaccino è il mezzo più efficace per prevenire la pertosse.

In Italia, il vaccino contro la pertosse fa parte dell’esavalente (cioè il vaccino contro difterite, tetano, pertosse, Haemophilus Influenzae di tipo B, poliomielite ed epatite B) somministrato nei primi mesi di vita, ed è presente nei richiami successivi. Il calendario vaccinale della pertosse prevede:

  • Prima dose a 3 mesi.
  • Seconda dose a 5 mesi.
  • Terza dose a 11-13 mesi.
  • Richiami a 5-6 anni e a 12-16 anni.

Gli effetti collaterali del vaccino della pertosse sono generalmente lievi e di breve durata. I più comuni sono rossore e gonfiore nel punto dell’iniezione. Entro 24 ore può comparire anche febbre, con durata di massimo uno-due giorni. Sono possibili sonnolenza e perdita di appetito, mentre il pianto inconsolabile è meno frequente. Le reazioni gravi sono molto rare.

Dato che gli anticorpi passano dalla mamma al feto attraverso la placenta, a tutte le donne in gravidanza il vaccino per la pertosse è fortemente consigliato soprattutto nel terzo trimestre, così da proteggere il neonato nei primi mesi di vita. La vaccinazione in gravidanza è sicura ed efficace e contribuisce a proteggere i neonati, che sono i più vulnerabili alle complicanze della pertosse.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 05/05/2025 e aggiornato il 05/05/2025
Immagine in apertura skynesher / iStock

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