I tanti benefici dovuti a un padre “presente”

Il coinvolgimento paterno comporta benefici sullo sviluppo dei bambini: a dimostrarlo è uno studio dell'Università di Uppsala, in Svezia

Sonia Bozzi , redattrice

Più o meno lo sospettavamo, ma adesso che è stato messo nero su bianco bisognerà arrendersi all’evidenza e attrezzarsi per cambiare un’organizzazione che risale alla notte dei tempi. Pare, infatti, che la presenza di un padre faccia la differenza nell’educazione e nella crescita di un figlio. A scriverlo sono quattro ricercatori che hanno pubblicato sulla rivista scandinava Acta Paediatrica i risultati di un’analisi di tutta la letteratura disponibile sull’argomento fino al 2007.

Di quali elementi è fatto il coinvolgimento paterno

Gli studi presi in esame riguardavano circa 22.300 minori di età variabile. L’elemento monitorato è stato il “coinvolgimento paterno”, termine tecnico che definisce tre condizioni essenziali:

  • convivenza del padre nella casa in cui vive il figlio
  • partecipazione ad attività divertenti, stimolanti, affettive (gioco, lettura, addormentamento, esplorazione sociale)
  • responsabilità e funzioni di cura (garantire una qualità di vita al figlio attraverso l’attività lavorativa e garantire al bambino tutte le cure mediche e l’assistenza necessaria nei momenti di bisogno)

Si è visto, infatti, che il coinvolgimento paterno nella vita di un figlio diminuisce i problemi comportamentali in adolescenza, migliora il funzionamento sociale/relazionale sia durante l’infanzia sia durante l’adolescenza; può garantire un migliore successo scolastico.

Una presenza che fa la differenza

In particolare, i maschi beneficiano dalla presenza di un padre che co-abita con loro manifestando un comportamento meno aggressivo. In famiglie senza disagio economico, la convivenza con un padre coinvolto riduce in modo significativo i problemi comportamentali nei primi anni di frequenza scolastica. Un elevato coinvolgimento del padre in famiglie povere, invece, può diminuire la frequenza dei comportamenti antisociali durante l’adolescenza. Per adolescenti che già hanno manifestato intensi livelli di comportamento antisociale, un alto coinvolgimento paterno gioca da fattore protettivo nei successivi uno/due anni.

Complessivamente, lo studio conferma che il coinvolgimento paterno riduce la frequenza di problemi comportamentali nei maschi e problemi di ordine emotivo-psicologico nelle adolescenti e nelle giovani donne; inoltre rinforza lo sviluppo cognitivo e riduce i comportamenti antisociali su tutto l’arco dell’età evolutiva.

I risultati emersi non sono certo sorprendenti, ma pur sempre degni di essere segnalati. La presenza di un padre molto coinvolto fa la differenza, e questo ora lo sappiamo. Il punto è come arrivare a ottenere il coinvolgimento. Ma questo è un’altra questione.

Articolo pubblicato il 24/06/2013 e aggiornato il 22/09/2022

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