Quando iniziano a sorridere i neonati?

I primi sorrisi appaiono a circa un mese e mezzo e sono per lo più in risposta a stimoli visivi, quali la visione del volto della mamma o del papà. È subito dopo i 2 mesi che il sorriso inizierà ad avere un significato sociale

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Giulia Ceglie , pediatra ematologa e ricercatrice
neonato sorride alla mamma

Marco, nato solo poche settimane fa, è adagiato sul suo lettino, sta per addormentarsi quando, improvvisamente, per la prima volta… eccolo sorridere a mamma e papà!

Il primo sorriso del neonato è un momento indimenticabile per i neogenitori, da ricordare con gioia e tenerezza. Ma sappiamo davvero perché i neonati sorridono? Molti dicono sia solo un riflesso, senza implicazioni emotive, è davvero così? Esistono degli studi a riguardo o solo leggende metropolitane?
Impariamo insieme a conoscere e interpretare il sorriso del neonato.

Quando iniziano a sorridere i bambini?

È un’esperienza comune, per noi adulti, quella di sorridere davanti ai bambini, e quando otteniamo un sorriso in risposta, questo ci emoziona e intenerisce, anche se qualcuno potrà farci notare: «È troppo piccolo! È un neonato! Il suo sorriso è solo un riflesso». Quanto c’è di vero in questa affermazione? Quando il neonato è in grado di sorridere?

Il nostro viso si “esercita” già mentre siamo nella pancia della mamma (un sorriso può essere rilevato anche dalle ecografie che si effettuano nel secondo trimestre). Anche il neonato è subito capace di sorridere, se per sorriso intendiamo la semplice modifica della fisionomia della bocca e del volto. Questo tipo di movimento, però, quando si presenta nelle prime settimane di vita del neonato va considerato un sorriso riflesso, legato cioè a un’attività cerebrale involontaria che induce il movimento del viso, quindi senza un significato emotivo di gioia ed eccitazione che siamo soliti attribuire al cosiddetto “sorriso sociale”.

Il sorriso riflesso è spesso indotto dalla sonnolenza e compare infatti di frequente nelle fasi di addormentamento (possiamo osservarlo anche mentre il piccolo è già addormentato). Questo tipo di sorriso è breve e si verifica casualmente, e non ha nulla a che fare con l’aria nel pancino, come una vecchia credenza popolare sostiene.

Ma allora, a quanti mesi appare il sorriso “vero” nei bambini? Quando iniziano, da neonati, cioè entro i primi 30 giorni di vita o dopo da lattanti? Specifichiamo innanzitutto che per “vero sorriso”, o sorriso sociale, intendiamo l’atto di esprimere al mondo esterno soddisfazione e di riflettere in generale delle emozioni positive provate in quel momento. Questo sorriso non è dunque casuale o involontario, bensì legato a specifiche situazioni che stimolano i piccoli.

I sorrisi riflessi si fanno via via più radi fino a scomparire intorno ai 2 mesi di età, mentre il sorriso sociale inizierà a fare capolino tra il mese e mezzo e i 3 mesi. Vi è quindi un periodo in cui il bimbo può sfoggiare sia sorrisi riflessi sia sociali: come distinguerli? Se il sorriso appare nella fase dell’addormentamento o quando il piccolo è particolarmente stanco, probabilmente ci troviamo di fronte a un sorriso riflesso (un segnale che è utile cogliere al fine di aiutare il piccolo a riposare). Quando invece il sorriso si verifica in risposta a qualcosa (come l’arrivo della mamma o del papà nel campo visivo) o uditivo (la voce della sorellina o del fratellino…), allora si tratta di un sorriso vero!

Se i genitori risponderanno già dai primi sorrisi sociali, aiuteranno il loro bambino a prendere fiducia nell’esprimere le proprie emozioni e stimoleranno il suo sviluppo emotivo e sociale.

Come si sviluppa e cosa vuol dire il sorriso del neonato e del lattante

Vediamo insieme come si sviluppa il sorriso nel neonato e nel lattante nelle varie fasi dello sviluppo.

  • I primi sorrisi appaiono a circa un mese e mezzo e sono per lo più in risposta a stimoli visivi, quali l’arrivo del volto della mamma o del papà.
  • Subito dopo i 2 mesi, il sorriso inizierà ad avere una componente sociale; lo vedremo quindi sbocciare in risposta a un’interazione per esprimere piacere e divertimento, e risponderemo subito anche noi sorridendo, con lo scopo di incoraggiare il bambino.
  • A 3 mesi il piccolo o la piccola ha una vasta gamma di sorrisi da offrire in risposta ai diversi stimoli, e inizierà a sorridere con la bocca aperta e a emettere dei suoni, ovvero le sue prime risate! Un sorriso a bocca aperta sarà una dimostrazione di gioia ancora maggiore; incoraggiamolo a sperimentare le prime risatine offrendogli suoni simili e piacevoli.
  • Tra i 4 e i 5 mesi il sorriso comparirà quasi sempre durante l’interazione con l’adulto e con altri bambini. Dopo i 4 mesi, i bambini cominciano a essere più selettivi e a sorridere solo in risposta alle interazioni che davvero percepiscono come piacevoli e appaganti.

In tutte le fasi appena descritte è davvero importante rispondere al sorriso del neonato, al fine di infondere a quest’ultimo autostima e insegnargli che l’ambiente che lo circonda è pronto ad accogliere le sue emozioni per contribuire al suo sviluppo emotivo.

E se il neonato non sorride? Non dobbiamo essere ansiosi di vedere il sorriso del nostro piccolo. Ricordiamoci che i bambini non sono tutti uguali, e che ad esempio i prematuri tenderanno a fare più sorrisi riflessi dei neonati nati a termine; le tappe finora indicate non sono affatto fisse e qualcuno potrebbe aver bisogno di più tempo per regalarci un sorriso. Consideriamo un limite di 3 mesi: se entro questo tempo il nostro bimbo non ha mai sorriso sarà il caso di parlarne con il pediatra. 

Come far sorridere il lattante?

Abbiamo visto che il sorriso riflesso non esprime un contenuto emotivo e si manifesta in maniera casuale. Quando però notiamo che il bambino sorride in risposta a stimoli provenienti dall’ambiente esterno, è il momento di aiutarlo a proseguire lo sviluppo di questa importantissima abilità sociale stimolandolo in maniera appropriata. Ma come indurre o incoraggiare il sorriso sociale? Come far sorridere un lattante o un bambino più piccolo?

Possiamo iniziare a sorridere al nostro bambino già dalla prima settimana di vita. Ricordiamo, infatti, che l’imitazione è la miglior maestra, quindi sfoderiamo i nostri sorrisi migliori sin da subito! Oltre al sorriso, anche le semplici coccole e l’interazione con giochi sono ottimi passi per favorire l’esplorazione dell’emotività.

Quando il nostro piccolo aggancia il nostro sguardo, ricordiamoci di sostenere il suo, di offrirgli non solo sorrisi, ma anche fantasiose facce buffe e suoni divertenti. Possiamo anche imitare una canzone o il suono di un suo giocattolo; se non abbiamo ispirazione, proviamo con i versi degli animali (i bambini li adorano!). Per quanto riguarda lo stimolo tattile, ricordiamoci di utilizzarlo con parsimonia, soffiando piano sul pancino o solleticandolo con delicatezza.

Impariamo anche a cogliere i segnali di fastidio e non insistiamo per fare sorridere il bambino a tutti i costi: se inizia a distogliere lo sguardo o non risponde al nostro stimolo, lasciamolo in pace. Ricordiamoci anche di approfittare dei momenti in cui il bimbo è più sereno: un bambino molto stanco o affamato non avrà le premesse emotive migliori per rispondere divertito ai nostri stimoli.

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Giulia Ceglie

Pediatra, attualmente svolge un dottorato di ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata e lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 21/10/2022
Immagine in apertura PeopleImages / iStock

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