Tetano: cos’è, come si trasmette e come prevenirlo

È una malattia rara ma potenzialmente letale, che può svilupparsi anche da ferite comuni. Non è la ruggine a causarlo, ma le spore di un batterio presenti nel suolo. Conoscerne i sintomi e prevenire con il vaccino resta la difesa più efficace

Immagine per l'autore: Giulia Ceglie
Giulia Ceglie , pediatra
Bambino riceve il vaccino per il tetano

Il piccolo Luca è caduto mentre giocava in giardino e si è procurato un taglio profondo sul ginocchio. Mentre lo medicano, i genitori si chiedono: «Ma dobbiamo preoccuparci per il tetano? È vero che le ferite causate da oggetti arrugginiti sono particolarmente pericolose? E se nostro figlio è vaccinato, siamo davvero al sicuro?».

Il tetano, malattia infettiva acuta e potenzialmente letale, è causato da un batterio presente in tutto il mondo e particolarmente resistente alle condizioni ambientali avverse. Questo microrganismo produce una tossina potente, la tossina tetanica, che attacca il sistema nervoso e provoca contrazioni muscolari dolorose e incontrollabili.

Infezione da tetano

Il tetano è causato dal Clostridium tetani, batterio anaerobio gram-positivo (che rimane cioè colorato di blu o viola dopo la colorazione di Gram, procedura di laboratorio usata per identificare e classificare batteri in base alla loro parete cellulare) che si trova comunemente nel suolo, nella polvere e nelle feci di animali e umani. Le sue spore possono sopravvivere per anni in ambienti difficili e diventare attive quando entrano in contatto con tessuti umani attraverso ferite contaminate.

Una volta attivato, il batterio rilascia la tossina tetanica, una delle più letali conosciute, che agisce sul nostro sistema nervoso. La tossina impedisce al nostro corpo di controllare i muscoli, portando a forti contrazioni che possono essere dolorose e pericolose. Nonostante il tetano sia raro nei Paesi con un’alta copertura vaccinale, può essere fatale se non trattato tempestivamente.

Il tetano come si prende?

A differenza di molte altre infezioni, il tetano non è contagioso: non si trasmette da persona a persona, ma solo attraverso il contatto diretto tra le spore del batterio del tetano e una ferita. Le situazioni più a rischio includono:

  • ferite profonde contaminate da terra, polvere o feci;
  • punture o lacerazioni causate da oggetti metallici, ma non necessariamente arrugginiti;
  • morsi di animali o ustioni gravi;
  • ferite chirurgiche non adeguatamente sterilizzate.

È un mito comune che solo il metallo arrugginito possa causare il tetano. In realtà, la ruggine di per sé non è pericolosa, ma gli oggetti arrugginiti spesso si trovano in ambienti dove il Clostridium tetani è presente, come terreni agricoli o vecchie costruzioni.

Come riconoscere una ferita infetta da tetano

Le ferite infette da tetano non sempre si presentano in modo evidente. In alcuni casi, anche una ferita superficiale di lieve entità può essere sufficiente per introdurre le spore del batterio. I segni che una ferita potrebbe essere a rischio includono:

  • presenza di corpi estranei, come schegge o terra;
  • gonfiore, arrossamento e secrezione purulenta;
  • dolore intenso o sensibilità anomala intorno alla ferita;
  • segni di necrosi (tessuto morto).

Pulire accuratamente la ferita il prima possibile è essenziale per ridurre il rischio di infezione. È consigliabile lavare con acqua corrente e sapone, rimuovere eventuali corpi estranei e disinfettare con soluzioni antisettiche ad azione ossidante (come l’acqua ossigenata).

Nei casi più gravi, potrebbe essere necessaria una valutazione medica per una pulizia più approfondita con rimozione del tessuto necrotico e, se indicato, la somministrazione di immunoglobuline tetaniche.

Sintomi del tetano

Dopo un periodo di incubazione che varia da 3 a 21 giorni (in media 7-10 giorni), iniziano a manifestarsi i sintomi iniziali del tetano, tra cui:

  • rigidità muscolare localizzata vicino alla ferita;
  • spasmi muscolari dolorosi che possono diffondersi a tutto il corpo;
  • difficoltà a deglutire e rigidità del collo;
  • riso sardonico, un’espressione caratteristica causata dalla contrazione dei muscoli facciali;
  • spasmi dolorosi e contrazioni tetaniche che possono interferire con la respirazione e portare a soffocamento.

Nei casi più gravi, possono verificarsi complicanze come fratture ossee dovute alle contrazioni intense, polmonite per aspirazione e insufficienza respiratoria, che possono portare alla morte per tetano in assenza di trattamento tempestivo.

Tetanizzazione

La tetanizzazione è uno degli effetti più gravi dell’infezione tetanica. Si tratta di una condizione in cui i muscoli subiscono contrazioni persistenti e incontrollabili, chiamate contrazioni tetaniche. Queste contrazioni possono essere talmente forti da causare lesioni muscolari e fratture ossee.

Inoltre, la tetanizzazione rende difficile per il corpo svolgere anche i compiti più semplici, come respirare o deglutire, e nei casi più gravi può portare a complicazioni letali come insufficienza respiratoria o cardiaca. Il trattamento tempestivo è essenziale per fermare questo processo e prevenire danni gravi.

Tetano: cura e trattamento

Il trattamento del tetano richiede un intervento medico immediato e può includere:

  • pulizia chirurgica della ferita per rimuovere il tessuto necrotico;
  • somministrazione di immunoglobuline tetaniche per neutralizzare la tossina in circolo;
  • antibiotici per eliminare il batterio e prevenire la produzione di ulteriore tossina;
  • rilassanti muscolari e supporto respiratorio nei casi più gravi.

Tuttavia, è importante sottolineare che le immunoglobuline non possono limitare l’azione neurotossica della tossina già arrivata alle terminazioni nervose. Quando la tossina ha già raggiunto il sistema nervoso, non c’è un trattamento in grado di invertire completamente i danni già causati.

In caso di ferite a rischio, la somministrazione del vaccino può essere indicata anche se la persona è già stata vaccinata in passato, soprattutto se l’ultima dose risale a più di 5 anni fa.

Vaccino per il tetano

La prevenzione del tetano è possibile grazie alla vaccinazione, solitamente somministrata come parte del vaccino esavalente nei neonati e come richiamo nei bambini, adolescenti e adulti.

Il vaccino contro il tetano è sicuro ed efficace, con pochi effetti collaterali, ed è uno strumento fondamentale per prevenire questa pericolosa infezione. Come indicato dal calendario vaccinale, il vaccino è somministrato tramite una serie di iniezioni di richiamo per garantire una protezione duratura nel tempo.

  • 1^ dose: al compimento di 2 mesi (dal 61° giorno di vita).
  • 2^ dose: al compimento di 4 mesi (dal 121° giorno di vita).
  • 3^ dose: al compimento di 10 mesi (dal 301° giorno di vita).

A 5-6 anni viene somministrata la 4^ dose del vaccino esavalente (DTPa/IPV/Hib), che include la protezione contro il tetano.

Dopo il ciclo primario, è necessario fare richiami periodici per mantenere una protezione adeguata contro il tetano:

  • 11-12 anni: prima dose di richiamo con il vaccino combinato DTPa-IPV (difterite, tetano, pertosse, polio).
  • Successivamente, un richiamo ogni 10 anni.

In caso di ferite sospette (ad esempio ferite da oggetti contaminati), il vaccino può essere somministrato anche dopo l’infortunio. Se la persona non è aggiornata con i richiami, potrebbe essere necessario somministrare una dose di richiamo post-esposizione per prevenire il rischio di tetano, insieme a un trattamento con immunoglobuline anti-tetano.

Tetano in gravidanza

Il tetano durante la gravidanza rappresenta un rischio significativo sia per la salute della madre che del bambino. Tuttavia, il rischio di contrarre il tetano in gravidanza è molto basso, soprattutto grazie all’ampia copertura vaccinale.

Se la donna incinta non è vaccinata o non ha ricevuto i richiami aggiornati, il rischio di infezione ovviamente aumenta e, in questo caso, la tossina tetanica può causare gravi complicazioni. Più nel dettaglio:

  • Rischi per la madre. L’infezione da tetano in gravidanza può causare complicazioni gravi. La contrazione muscolare intensa e gli spasmi che si verificano con il tetano possono compromettere la respirazione e richiedere un trattamento medico urgente. Se non trattata tempestivamente, l’infezione può essere letale.
  • Rischi per il bambino. Se una donna incinta contrae il tetano, soprattutto in fasi avanzate della gravidanza, c’è il rischio che la tossina tetanica raggiunga il feto, causando complicazioni neonatali. Il tetano neonatale, che può svilupparsi subito dopo la nascita, è particolarmente pericoloso in aree dove le pratiche igieniche durante il parto non sono adeguate, come in alcune aree rurali o in paesi in via di sviluppo.

Durante la gravidanza, il vaccino contro il tetano è sicuro e altamente raccomandato, in particolare durante il terzo trimestre.

Il vaccino combinato per la pertosse, che include anche la protezione contro il tetano, viene raccomandato a tutte le donne in gravidanza, di solito tra la 28^ e la 32^ settimana di gestazione. Questo non solo protegge la madre, ma garantisce anche la protezione del neonato contro il tetano.

Conclusioni

Se il bambino è vaccinato contro il tetano, non c’è motivo di preoccuparsi troppo in caso di una piccola lesione. La cosa più importante è pulire bene la ferita e tenerla sotto controllo per qualche giorno.Se la ferita è particolarmente profonda o contaminata da materiali potenzialmente infetti, come la terra, è sempre meglio consultare il medico, che potrà valutare se è necessario un richiamo del vaccino o altre misure preventive.
In generale, la vaccinazione è la misura di prevenzione più efficace.

Immagine per l'autore: Giulia Ceglie
Giulia Ceglie

Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 22/05/2025 e aggiornato il 22/05/2025
Immagine in apertura SDI Productionsn / iStock

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