Vaccino per la varicella: come funziona e quando si fa

Nonostante la varicella sia spesso considerata una malattia lieve, può causare complicanze anche gravi. Vaccinare è un gesto di responsabilità che aiuta a prevenire la diffusione del virus, ridurre le assenze da scuola e lavoro e creare un ambiente più sicuro

Federico Loi , pediatra
Bambino riceve una dose di vaccino per la varicella

La varicella è una malattia esantematica molto contagiosa, causata dal virus Varicella- Zoster (VZV), appartenente alla famiglia degli herpesvirus. Colpisce prevalentemente i bambini in età prescolare e scolare, tra i 5 e 10 anni, ma può interessare anche adolescenti e adulti. 

L’infezione, dopo 10-21 giorni di incubazione, si manifesta con febbre, malessere generale, perdita di appetito e la successiva comparsa delle classiche lesioni cutanee: iniziano come macchie rosse, diventano papule (rilievi), poi vescicole piene di liquido chiaro e infine croste che cadono in una-due settimane. 

Le lesioni compaiono a ondate e possono essere presenti in vari stadi contemporaneamente, soprattutto su tronco, volto e cuoio capelluto, spesso accompagnate da prurito.

Nei piccoli sani, la varicella ha, nella maggior parte dei casi un decorso benigno e si risolve in 7-10 giorni, ma non per questo deve essere sottovalutata. Può infatti causare fastidiose complicanze, come cicatrici, sovrainfezioni batteriche della pelle, polmoniti o problemi neurologici, anche se più raramente e in soggetti immunodepressi. Negli adulti la sintomatologia è più aggressiva e la complicanza più comune è la polmonite.

Il virus si trasmette con estrema facilità per via aerea (saliva, tosse, starnuti) o per contatto diretto con le vescicole, rendendolo uno dei patogeni più diffusi in ambito scolastico o familiare. La contagiosità inizia da uno/due giorni prima della comparsa dell’eruzione e può durare fino alla comparsa delle croste.

Dopo l’infezione da varicella, quasi tutte le persone sviluppano una protezione duratura e difficilmente si ammalano di nuovo. Tuttavia, il virus non scompare del tutto: resta silente, “addormentato” nel corpo, nascosto vicino ai nervi del dorso. In alcune persone, soprattutto dopo i 50 anni, questo virus può “risvegliarsi” anche dopo molti anni e causare l’herpes zoster, conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio”. Si presenta con delle bollicine raggruppate (simili a quelle della varicella) che compaiono sul torace o in altre zone, spesso accompagnate da dolore e bruciore intenso. In alcuni casi, il dolore può durare anche dopo che le bollicine sono guarite (se dura più di un mese si chiama nevralgia post-erpetica).

Dal 1995 è disponibile un vaccino per la varicella costituito da un virus vivo attenuato. Da allora, nei Paesi che lo hanno adottato sistematicamente, si è osservata una drastica riduzione dei casi e delle complicanze più gravi.

In questo articolo risponderemo alle domande più frequenti dei genitori sul vaccino contro la varicella. Parleremo delle tempistiche della vaccinazione, di quali sono le eventuali complicanze, ma soprattutto ci soffermeremo sui benefici che questo essenziale strumento di prevenzione ha portato in termini di salute individuale e collettiva.

Il vaccino per la varicella è obbligatorio?

Sì, in Italia il vaccino contro la varicella è obbligatorio per i nuovi nati dal 2017. L’obbligo è stato introdotto con la legge n. 119 del 31 luglio 2017, meglio conosciuta come “legge Lorenzin”, che ha ampliato l’elenco delle vaccinazioni obbligatorie per l’età pediatrica a dieci.

Il vaccino per la varicella rientra quindi tra le vaccinazioni necessarie per l’accesso ai nidi e alle scuole dell’infanzia. I genitori che scelgono di non vaccinare i figli contro la varicella possono incorrere in sanzioni amministrative e i bambini non vaccinati possono essere esclusi dai servizi educativi.

Questo obbligo risponde all’obiettivo di raggiungere una copertura vaccinale elevata, capace di proteggere anche i soggetti più vulnerabili (come neonati, persone immunodepresse o donne in gravidanza), grazie all’immunità di gruppo.

Il vaccino per la varicella può essere rimandato o non eseguito nei seguenti casi:

  • se il bambino ha una condizione di salute che controindica la vaccinazione (approfondiremo più avanti cosa si intende);
  • se il bambino ha già avuto la varicella in passato.

Quando si fa il vaccino per la varicella?

Vaccino per la varicella e bambini

Il vaccino per la varicella si somministra in due dosi, di norma integrate all’interno del calendario vaccinale del bambino.

Può essere somministrato da solo oppure, come suggeriscono il Ministero della Salute e le Regioni, in forma combinata (vaccino MPRV), ovvero assieme ai vaccini contro morbillo, parotite e rosolia, per ridurre il numero di iniezioni.

  • La prima dose è prevista tra i 13 e i 15 mesi di età.
  • La seconda dose viene somministrata tra i 5 e i 6 anni.

Questo schema vaccinale è fondamentale per garantire una risposta immunitaria robusta e duratura, e rappresenta il modo più efficace per proteggere i bambini, che sono anche il principale veicolo di trasmissione del virus nella comunità.

Vaccino per la varicella e adulti

Anche gli adulti che non hanno mai avuto la varicella e non sono mai stati vaccinati dovrebbero prendere in considerazione la vaccinazione. In età adulta, infatti, la malattia può avere un decorso più severo, con febbre alta, eruzioni cutanee estese e complicanze più frequenti (polmoniti, epatiti, encefaliti).

La vaccinazione è fortemente raccomandata per i seguenti soggetti (sempre solo nel caso in cui non abbiano mai avuto la malattia):

  • operatori sanitari;
  • insegnanti e personale scolastico;
  • donne in età fertile che vogliono programmare una gravidanza;
  • persone che vivono con soggetti fragili.

Negli adulti, la somministrazione prevede due dosi a distanza di almeno quattro settimane.

Vaccino varicella: il richiamo

La seconda dose del vaccino contro la varicella ha un ruolo chiave nel consolidare la risposta del sistema immunitario. Sebbene una sola dose fornisca una buona protezione (intorno al 80-85%), il richiamo consente di raggiungere una copertura del 95-98%

Anche nei soggetti adulti che ricevono la vaccinazione, la seconda dose è necessaria per garantire un’efficace protezione.

Il vaccino per la varicella dà reazioni o effetti collaterali?

La vaccinazione è sicura e ben tollerata. I sintomi del vaccino per la varicella più comuni sono:

  • arrossamento o gonfiore nella zona dell’iniezione;
  • febbre nei giorni successivi (talvolta associata a malessere generale);
  • comparsa di alcune bollicine simili a quelle della varicella, ma in forma molto attenuata (1-3% dei vaccinati).

Molti genitori si chiedono quando compare e quanto dura la febbre causata dal vaccino per la varicella.  A differenza dei vaccini con virus e batteri inattivati, come quello esavalente, i sintomi possono comparire da 5 a 12 giorni dopo l’iniezione e durare uno-due giorni. 

Effetti collaterali del vaccino per la varicella più importanti, come convulsioni febbrili o gravi reazioni allergiche, sono molto rari. Nei bambini che hanno avuto convulsioni febbrili o che hanno un parente stretto che ne ha sofferto, è consigliato separare la somministrazione del vaccino contro la varicella da quello MPR (morbillo-parotite-rosolia), per ridurre ulteriormente i rischi.

La sicurezza del vaccino è costantemente controllata dalle autorità sanitarie, sia italiane che internazionali. Va inoltre sottolineato che il rischio legato alla vaccinazione è decisamente inferiore rispetto al rischio di complicanze legate alla malattia naturale, soprattutto nei soggetti fragili.

Efficacia del vaccino per la varicella

L’efficacia del vaccino per la varicella è ampiamente documentata. Con due dosi si ottiene, come detto, una protezione del 95-98% contro le forme moderate o gravi e del 70-85% contro le forme lievi (forme leggere senza febbre e con un numero limitato di lesioni cutanee).
Questo ha comportato un netto miglioramento della qualità di vita, una diminuzione dei giorni di scuola persi dai bambini (e lavoro per i genitori), oltre a un importante risparmio per il sistema sanitario. Inoltre, la vaccinazione offre una protezione efficace contro le potenziali complicanze gravi della varicella, che possono insorgere in condizioni particolarmente delicate, come durante la gravidanza o in età avanzata.

Vaccino per la varicella e controindicazioni

Esistono alcune condizioni che controindicano temporaneamente o permanentemente la somministrazione del vaccino. In particolare:

Controindicazioni permanenti:

  • Bambini o adulti con difese immunitarie molto deboli per malattie genetiche, HIV grave o altre malattie. 
  • Chi ha avuto una reazione allergica grave (anafilassi) a una dose precedente del vaccino o a uno dei suoi componenti.
  • Chi ha ricevuto un trapianto di organi (rene, fegato, eccetera).

Controindicazioni temporanee (vaccino rimandabile):

  • Donne in gravidanza.
  • Chi ha ricevuto da poco farmaci antivirali, immunosoppressori, radioterapia o chemioterapia.
  • Chi ha ricevuto prodotti a base di anticorpi (immunoglobuline da ≤11 mesi) o ha fatto un trapianto di cellule staminali da meno di 2 anni.

In caso di febbre alta o infezioni acute in atto, la somministrazione va solo rimandata. Al contrario, bambini con patologie croniche, come asma, diabete o cardiopatie, possono e devono essere vaccinati, proprio perché più vulnerabili.

Ogni dubbio può essere chiarito dal pediatra o dal medico di famiglia, che valuteranno in modo specifico ogni caso.

Nota importante: nei bambini che ricevono il vaccino, è importante evitare la terapia con aspirina o salicilati nelle sei settimane successive alla somministrazione. 

Vaccino per la varicella in gravidanza

Il vaccino contro la varicella non è indicato in gravidanza, poiché si tratta di un vaccino che contiene il virus vivo attenuato. La somministrazione è controindicata per il potenziale, seppur teorico, rischio di trasmissione del virus al feto.

Per questo motivo, si consiglia alle donne in età fertile di verificare, prima di una gravidanza, se siano già protette contro la varicella (tramite anamnesi o esame degli anticorpi). Se non risultano immuni, possono sottoporsi al vaccino, che va fatto almeno un mese prima del concepimento.

Nel caso una donna incinta entri in contatto con il virus e non sia immune, può ricevere una profilassi post-esposizione con immunoglobuline specifiche (VZIG) entro 96 ore dal contatto. Questo trattamento non elimina il rischio di sviluppare la malattia, ma può attenuarne l’intensità e ridurre il pericolo per il feto.

Se una donna incinta contrae la varicella prima della 28ª settimana, il virus può, in rari casi, causare problemi seri al bambino. Questa condizione si chiama sindrome da varicella congenita e può portare a lesioni sulla pelle, problemi agli occhi e al sistema nervoso.

Anche contrarre la varicella verso la fine della gravidanza è rischioso: il neonato può essere contagiato e sviluppare una forma grave di varicella neonatale.

Per questo motivo, la prevenzione attraverso la vaccinazione prima della gravidanza è una misura importante e consigliata.

Il vaccino contro la varicella può essere somministrato durante l’allattamento. Inoltre, nelle donne che non sono già immuni alla malattia, la vaccinazione è consigliata dopo il parto, senza alcun rischio per il neonato.Il vaccino contro la varicella è sicuro ed efficace, protegge sia chi lo riceve sia la comunità, specialmente le persone più fragili. Nonostante la varicella sia spesso considerata una malattia lieve, può causare complicanze anche gravi. Vaccinare è un gesto di responsabilità che aiuta a prevenire la diffusione del virus, ridurre le assenze da scuola e lavoro e creare un ambiente più sicuro. Come detto, per qualsiasi dubbio o approfondimento, è importante fare riferimento al proprio pediatra o medico di fiducia, che potrà fornire indicazioni aggiornate e personalizzate.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 17/06/2025 e aggiornato il 17/06/2025
Immagine in apertura Gajus / iStock

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