VBAC, in cosa consiste e quando si può fare?

È la possibilità di affrontare un travaglio di parto per le donne che hanno precedentemente partorito tramite taglio cesareo. Ricevere le corrette informazioni per fare decidere se fare questa scelta consapevolmente e in sicurezza è molto importante per le coppie

Francesca Finiguerra , ostetrica
donna partorisce con vbac

La piccola Sofia è nata due anni fa tramite taglio cesareo perché si affacciava al mondo con i piedini, cioè in posizione podalica. Sua mamma Giulia si trova ora alla 30^ settimana della sua seconda gravidanza e sta riflettendo, perché non sa se è il caso di affrontare un nuovo taglio cesareo oppure un parto vaginale. La prima domanda, affatto banale, che si fa è: «Ma è possibile o comunque consigliabile affrontare un parto naturale dopo un cesareo?».

Giulia si confronta con una sua amica che ha avuto un’esperienza simile e raccoglie da lei qualche informazione. In particolare, la sua amica fa riferimento a un acronimo di quattro lettere. Giulia se lo appunta sull’agenda, poi va dal suo ginecologo e gli chiede: «Cosa vuol dire VBAC?».

VBAC cos’è e in cosa consiste

Cerchiamo anzitutto di capire cos’è il VBAC e come funziona. La sigla sta per Vaginal Birth After Caesarean e descrive il parto vaginale dopo un taglio cesareo, che, quando è possibile da realizzare, determina numerosi benefici per la vita del piccolo dalla nascita fino all’età adulta e anche per la mamma. 

Esistono delle linee guida VBAC [1] , nazionali e internazionali, che definiscono i principi e i criteri di questa procedura e che aiutano i professionisti sanitari coinvolti a fare le valutazioni e le scelte più corrette per mamma e neonato.

Ma esattamente come funziona il VBAC? L’equipe medica valuta le caratteristiche della donna e della gravidanza per definire la possibilità di portare avanti un travaglio di parto, escludendo le donne con controindicazioni cliniche precise. La scelta finale è sempre della coppia, che in base alle informazioni ottenute dai professionisti deciderà in modo consapevole se procedere o meno.

Chi sceglie un VBAC dovrà attendere l’inizio del travaglio di parto come per una qualsiasi gravidanza e recarsi in ospedale non appena il travaglio è iniziato, poiché l’equipe multidisciplinare dovrà prendere in carico la diade mamma-neonato e monitorarla costantemente. Il monitoraggio viene fatto con il tracciato cardiotocografico, che valuta sia le contrazioni uterine materne sia il battito cardiaco fetale attraverso la misurazione dei parametri vitali della donna (temperatura, pressione arteriosa…).

Vantaggi e svantaggi del VBAC dopo il cesareo

Come già anticipato, il VBAC porta con sé numerosi benefici sia per il neonato che viene al mondo sia per la mamma. In particolare, tra i vantaggi del VBAC (gli stessi di un parto naturale) per il neonato troviamo: 

  • un miglior adattamento alla vita fuori dall’utero;
  • un ridotto rischio di sviluppare asma e diabete di tipo 1, anche da adulto;
  • un ridotto rischio di sviluppare intolleranze e allergie;
  • un ridotto rischio di sviluppare sindromi metaboliche.

Tra i vantaggi del VBAC per la mamma, invece:

  • non essere sottoposte a un intervento chirurgico (ulteriore se il primo parto è avvenuto con taglio cesareo);
  • ridotto dolore addominale post parto;
  • possibilità di durata inferiore della degenza ospedaliera;
  • facilità nell’accudimento del neonato dovuta a una ripresa più veloce dopo il parto;
  • riduzione del rischio di alterazioni nel posizionamento della placenta nell’utero utero in future gravidanze.

«Il VBAC comporta anche rischi e svantaggi?», chiede ancora Giulia al suo ginecologo. Ovviamente la scelta di questa procedura può comprendere questa eventualità. Ecco perché è fondamentale il confronto con i professionisti.
Tra i più frequenti rischi legati al VBAC ci sono: 

  • taglio cesareo d’urgenza;
  • rottura della cicatrice uterina pregressa (un rischio che si corre nello 0,5% dei casi).

Per ridurre tutto ciò al minimo c’è bisogno di un’assistenza continua durante il travaglio, in una struttura ospedaliera che possa assicurare l’accesso immediato alla sala operatoria, alla rianimazione e la pronta disponibilità di emotrasfusioni, nell’eventualità di un taglio cesareo d’emergenza (come indicato nelle linee guida).

Quando è possibile il parto naturale dopo un cesareo?

A Giulia viene subito in mente un’altra domanda da rivolgere al ginecologo: «Quando è possibile fare un parto naturale dopo un taglio cesareo? Nel mio caso sono trascorsi due anni…».

Non c’è un tempo prestabilito, ma sarebbe bene attendere almeno un anno dal precedente parto, il consiglio è sempre quello di consultare il professionista per valutare i pro e i contro e l’esistenza di  eventuali controindicazioni cliniche che comporta la VBAC per la diade mamma-bambino. 

Invece quando non è possibile tentare un VBAC? Prima di escludere la possibilità di ricorrere a questo strumento si valutano alcuni importanti fattori, in particolare: 

  • caratteristiche del taglio cesareo precedente e della gravidanza attuale; 
  • causa: valutare il motivo per cui si è provveduto all’intervento 
  • tempo trascorso: valutare quanto tempo intercorre tra il precedente intervento e questo parto (di norma deve passare almeno un anno);
  • numero di precedenti cesarei: potrebbero esserci infatti limitazioni per chi ha già subito 2 o più tagli cesarei;
  • caratteristiche della placenta: si considera la morfologia e soprattutto il posizionamento della placenta, poiché se troppo vicino alla cervice uterina il VBAC potrebbe risultare pericoloso;
  • patologie materne: alcune malattie della madre possono indurre il medico ad optare per nuovo cesareo, come avviene per le donne HIV positive;
  • posizione fetale: se il bambino si presenta in posizione podalica o non ben posizionato per il parto vaginale.

In tutte le altre situazioni è possibile proporre un VBAC in una struttura ospedaliera adatta a rispondere a ogni necessità durante il travaglio. 

In conclusione, il consiglio è quello di fare tutte le domande ai professionisti che seguono la gravidanza, comprese quelle che riguardano eventuali preoccupazioni. Questo è l’unico modo per informarsi correttamente e scegliere il meglio per se stessi e per i propri bambini 

Note
[1] Ministero della Salute Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole «salute.gov.it», gennaio 2014
Bibliografia
Articolo pubblicato il 09/11/2022
Immagine in apertura Motortion /iStock

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