L’altezza dei bambini è uno dei parametri più osservati dai genitori: ogni centimetro in più è un piccolo ma grande traguardo.
Ma come capire se un bambino sta crescendo in modo regolare? E che ruolo gioca esattamente, nella valutazione della crescita, l’altezza dei bambini? Si può prevedere quanto, nostro figlio, sarà alto da adulto?
Monitorare la crescita nel tempo è fondamentale per valutare lo sviluppo fisico e individuare precocemente eventuali segnali di rallentamento o accelerazione. In questo articolo vedremo come leggere le curve di crescita, cosa significano i percentili e quali fattori influenzano la statura finale di un bambino.
La crescita in altezza è un processo complesso, influenzato da genetica, ambiente e stile di vita, e può variare notevolmente da un bambino all’altro.
Ma come monitorare la crescita attraverso l’altezza di bambini? E come misurare l’altezza dei bambini in modo appropriato?
Nei primi 2 anni di vita si misura la lunghezza in posizione sdraiata, utilizzando uno statimetro orizzontale (strumento composto da una barra graduata in millimetri e da una branca mobile perpendicolare alla barra e scorrevole su di essa), perché la misurazione in piedi risulta meno precisa. Dai 2 anni in poi, invece, si passa alla misurazione in posizione eretta con uno statimetro verticale. È importante che le misure vengano effettuate con cura, regolarità e sempre con la stessa tecnica preferibilmente nel corso dei bilanci di salute dal pediatra.
Lo strumento più utile per interpretare questi dati nel tempo sono le curve di crescita: grafici che mostrano come peso, altezza e BMI (indice di massa corporea) evolvono con l’età, permettendo di confrontare la crescita del singolo bambino con quella della popolazione di riferimento.
In Italia, per i bambini sotto i 2 anni si utilizzano le tabelle OMS, basate su campioni internazionali di bambini sani; per i più grandi, invece, vengono adottate le curve SIEDP (Cacciari et al.), elaborate su dati italiani.
Esistono anche delle curve di crescita per bambini con esigenze di salute particolari (nati prematuri e/o con basso peso alla nascita, bambini affetti da sindromi genetiche quali sindrome di Down, sindrome di Turner, eccetera).
Quando si parla di crescita, altezza e peso dei bambini, è molto utile ricorrere ai percentili e alle curve di crescita.
I percentili servono a collocare il bambino in un contesto statistico rispetto ai suoi coetanei dello stesso sesso ed età.
Il 50° percentile rappresenta la media: metà dei bambini è più alto, metà più basso.
Il 90° percentile indica che il bambino è più alto del 90% dei suoi coetanei.
Il 10° percentile segnala invece una statura inferiore rispetto al 90% dei coetanei.
Essere al 50° percentile non è un “obiettivo”, ma solo un riferimento. Ciò che davvero conta è che il bambino o la bambina segua nel tempo una traiettoria di crescita stabile, coerente con il proprio potenziale genetico. Se la curva è regolare e compatibile con la statura dei genitori, la crescita è armoniosa. Solo in alcuni rari casi di statura al di sotto del terzo percentile (anche se costante), se presente anche nel resto della famiglia, si può considerare, dopo la visita e il confronto con il pediatra, un eventuale approfondimento genetico.
Dopo i 2 anni, oltre all’altezza, il pediatra valuta anche il peso corporeo attraverso l’Indice di Massa Corporea (BMI), calcolato dividendo il peso (in kg) per il quadrato dell’altezza (in metri).
Nel bambino, però, il BMI non ha valori fissi come negli adulti, ma va interpretato in base all’età e al sesso tramite le curve percentile.
Le soglie di riferimento sono:
Come detto, nei bambini sotto i 2 anni si preferisce utilizzare il peso per lunghezza, un parametro che mette in relazione il peso con la lunghezza e viene interpretato usando curve specifiche dell’OMS.
Va sottolineato che l’obesità, sempre più frequente nella popolazione pediatrica italiana, può ridurre il potenziale di crescita accelerando la maturazione ossea e la tempistica puberale, spesso con conseguente altezza adulta compromessa rispetto al potenziale genetico nonostante una crescita iniziale aumentata rispetto ai coetanei. Quindi gli estremi non vanno bene, né in difetto (i casi di malnutrizione) né in eccesso!
Come comportarsi con i bambini che crescono poco in altezza? Occorre precisare che una crescita più lenta non è automaticamente un segnale di malattia. Per valutare correttamente la crescita, il pediatra tiene conto di diversi aspetti:
Se il bambino cambia improvvisamente curva (ad esempio passando dal 50° al 10° percentile da un anno all’altro), è senz’altro utile approfondire con il pediatra, che valuterà la necessità di indagini ormonali, nutrizionali o metaboliche.
Una delle prime indagini che si fanno è una radiografia della mano non dominante per valutare l’età ossea. Questa radiografia mostra il grado di sviluppo delle ossa e delle cartilagini di accrescimento (dette metafisi) che crescono e maturano in modo prevedibile nel tempo. Confrontando queste immagini con standard di riferimento (atlante di Greulich e Pyle), il pediatra può stabilire se l’età dell’osso è “normale”, più matura (anticipata) o meno matura (ritardata) rispetto all’età reale anagrafica del bambino.
Questo ci aiuta a capire meglio se un bambino con una crescita alterata sta semplicemente crescendo più lentamente ma con un normale potenziale di crescita, oppure se c’è un problema di maturazione ossea in difetto o in eccesso che può influenzare la statura finale.
I grafici e le tabelle OMS offrono senz’altro un utile orientamento sui valori medi di peso e altezza bambini divisi per età e sesso.
Di seguito i link per monitorare le curve di crescita e i percentili dei maschi dalla nascita fino ai 5 anni:
Gli stessi dati sono riassunti nelle seguenti tabelle:




Ecco invece i link per monitorare le curve di crescita e i percentili delle femmine nello stesso range di età:
E, anche qui, gli stessi dati riportati nelle tabelle:




«Quanto sarà alto mio figlio da adulto?». Questa è certamente una delle curiosità più comuni tra i genitori.
A tal proposito, la formula di Tanner permette di stimare il cosiddetto bersaglio genetico:
Il risultato fornisce un valore medio con una tolleranza di ± 8,5 cm, che rappresenta quindi un canale genetico di crescita più che un singolo valore assoluto.
Facciamo l’esempio di una bambina il cui padre è alto 162 cm e la cui madre è alta 165 cm. In questo caso: (162 + 165 – 13) / 2 = (327) / 2 = 157 cm, con un range tra 150 e 164 cm.
Se la bambina cresce all’interno di questo intervallo, anche con percentili bassi, la crescita è da considerarsi regolare. Potrebbe apparire come un range molto ampio ma è una formula molto utile soprattutto per i pediatri, al fine di valutare la necessità di fare indagini nei casi in cui la traiettoria di crescita sia al di fuori di questo canale.
Per una stima più precisa è necessaria una visita completa che includa la valutazione dello stadio puberale (stadi di Tanner) e, nei casi di sospetta alterazione, la valutazione dell’età ossea.
La statura finale è determinata in gran parte da fattori genetici, ma numerosi altri elementi contribuiscono a esprimere il pieno potenziale di crescita:
I primi mille giorni di vita, dal concepimento ai 2 anni, rappresentano una finestra biologica unica: è in questo periodo che si gettano le basi per la salute e la crescita futura. L’allattamento materno, una nutrizione adeguata, un ambiente familiare stabile e un corretto follow-up pediatrico possono influenzare positivamente non solo la statura, ma anche lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino. Investire in questa fase significa costruire fondamenta solide per la salute dell’adulto di domani.
Ma esistono degli integratori per la crescita in altezza nei bambini? Si tratta di prodotti che non sono necessari né efficaci per i bambini sani che seguono una dieta equilibrata e variegata e conducono uno stile di vita regolare. Non esistono prodotti in grado di aumentare l’altezza al di fuori del potenziale genetico se non in caso di patologie ormonali accertate (ma sono rare).
L’uso di integratori per i bambini è indicato solo in caso di carenze individuate mediante esami ematici o in particolari condizioni (ad esempio, bambini con diete molto selettive). In questi casi il pediatra può consigliare integratori mirati (vitamina D, calcio o ferro) e dosaggi appropriati.
È importante evitare l’uso empirico e indiscriminato di integratori “per crescere”, perché non apportano benefici reali e, laddove non servano a colmare eventuali deficit conclamati, potrebbero creare false aspettative (oltre che problemi di salute se assunti con dosi non adeguate). La migliore strategia rimane una sana alimentazione, attività fisica regolare e un adeguato stile di vita.
La crescita termina quando le cartilagini di accrescimento si ossificano, in genere tra i 16 e i 18 anni, un po’ prima nelle femmine. L’andamento è il seguente:
Nelle ragazze, il menarca (prima mestruazione) segna l’inizio di un rallentamento successivo al picco di crescita, ma la crescita prosegue ancora per alcuni centimetri (mediamente 5-6 cm). Nei ragazzi il picco di crescita arriva più tardi e dura più a lungo.
Abbiamo dunque compreso che ogni bambino e ogni bambina ha un ritmo di crescita soggettivo: confrontare il proprio figlio con altri coetanei non solo è inutile ma può generare spesso ansie inutili.
L’importante, come detto, è monitorare l’andamento nel tempo e rivolgersi al pediatra se si notano cambiamenti improvvisi nella curva o ritardi significativi rispetto al percorso precedente. Il pediatra resta la figura di riferimento per interpretare le misure, valutare l’armonia dello sviluppo e, se necessario, proporre ulteriori accertamenti.
Accompagnare la crescita con serenità, fiducia e ascolto è il modo migliore per sostenere il benessere complessivo dei bambini.
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