Cortisone ai bambini, quando e come utilizzarlo

È un farmaco capace di attenuare la risposta infiammatoria del nostro corpo ed è un vero e proprio salvavita in numerose situazioni. Alcune volte, però, la sua somministrazione può essere non solo inutile ma anche dannosa, soprattutto per i bambini

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Giulia Ceglie , pediatra ematologa e ricercatrice
bambina con febbre con mamma

Il cortisone e i farmaci cortisonici sono antinfiammatori e immunosoppressori (inibiscono la risposta immunitaria) che hanno una struttura simile agli ormoni prodotti naturalmente dal nostro corpo (i corticosteroidi cosiddetti “endogeni”). Si tratta di medicinali molto potenti e utilizzati in molte patologie – come ad esempio l’asma, l’artrite, alcune dermatiti – e in molte patologie autoimmunitarie. C’è però il rovescio della medaglia: la somministrazione di cortisone ai bambini può causare alcuni effetti collaterali.
Vediamo allora insieme di seguito come funziona il cortisone e quando è utile utilizzarlo. 

Cortisone ai bambini: quando è utile e quando no?

Quando si usa il cortisone? Il piccolo Emanuele ha la febbre da sei giorni e la mamma e il papà sono molto preoccupati. Dato che paracetamolo e ibuprofene riescono a tenere sotto controllo i sintomi solo per poche ore, chiedono al pediatra se possono dare al piccolo un po’ di cortisone, giusto per aiutarlo a “sfiammare”. Il medico, però, dopo aver visitato Emanuele, spiega loro che il bambino ha una semplice influenza e che somministrare cortisone in questo caso può essere non solo inutile ma anche dannoso.

Ma allora, quando usare il cortisone nei bambini? E in quali casi è meglio invece evitare? I farmaci corticosteroidi aiutano ad attenuare la risposta infiammatoria del nostro corpo e sono molto utili e potenzialmente salvavita in numerose situazioni. Il pediatra potrebbe infatti prescriverli in caso di un grave attacco di asma o di una reazione allergica. Vi sono inoltre alcune patologie autoimmuni che richiedono l’utilizzo – anche per un periodo prolungato – di questi farmaci. La cosa importante è che il cortisone venga dato solo ed esclusivamente in seguito a prescrizione e che non venga mai assunto senza un’adeguata valutazione medica.

Meglio evitare invece il cortisone per trattare la febbre, sebbene questo farmaco abbia una potente azione antipiretica. Gli episodi febbrili del bambino, frequentemente legati a infezioni delle prime vie aeree, non vanno infatti assolutamente trattati con cortisonici, poiché questi farmaci esercitano una potente azione immunosoppressiva e possono aggravare le infezioni virali o favorire le infezioni “opportuniste” (infezioni batteriche che si presentano durante stati infettivi virali o altre situazioni di indebolimento del sistema immunitario).

Gli effetti collaterali dell’uso di cortisone nei bambini possono essere importanti e difficili da gestire. Inoltre, se il farmaco viene somministrato per due settimane o più è necessario fare molta attenzione prima di sospenderlo. In questi casi è infatti importante ridurre lentamente il dosaggio, fino a sospenderlo del tutto, per permettere al corpo di riadattarsi all’assenza del farmaco.

Vi sono poi condizioni in cui il cortisone va assolutamente evitato, ad esempio nel caso di infezioni importanti (per il suo potere immunosoppressivo) o nel caso di ferite estese (può ritardare la guarigione delle ferite stesse). Infine, il cortisone va usato con estrema cautela nei pazienti con diabete e pressione alta perché può aggravare queste condizioni.

Da che età e come si usa il cortisone

Da che età si può dare il cortisone ai bambini? Una risposta precisa non esiste. I cortisonici, infatti, possono essere somministrati anche ai bambini molto piccoli, quando ve ne sia realmente bisogno e sotto prescrizione medica. 

A tal proposito vanno anche considerate le modalità di somministrazione:

  1. sistemica, se viene assunto per bocca o attraverso iniezioni;
  2. locale o topica, se viene somministrato in un distretto corporeo (intranasale,  per aerosol, o sulla pelle).

La somministrazione per via orale può essere proposta in diverse formulazioni, tra cui compresse solubili oppure gocce, a seconda della preferenza del bambino e della molecola da assumere.

La puntura, invece, di solito non è utilizzata se non quando vi è l’impossibilità di una somministrazione per bocca (ad esempio in caso di vomito).

Tra le somministrazioni locali, una delle più utilizzate è quella tramite aerosol, utilizzata per trattare o prevenire gli attacchi di asma. L’infiammazione dei bronchi è infatti la causa dell’asma e il cortisone per via inalatoria agisce attenuando questa infiammazione. In tal caso gli effetti collaterali sono molto meno comuni e seri rispetto alla somministrazione sistemica. Ricordiamo però che, soprattutto in caso di somministrazione prolungata per più giorni, potrebbe verificarsi un fastidioso “mughetto”, cioè un’infezione da candida a livello del cavo orale; per prevenirla, solitamente basta sciacquare bene la bocca dopo ogni somministrazione.

Altra via di somministrazione è quella intranasale, molto utile nel caso di sintomi allergici come naso che cola e congestione nasale da rinite allergica. L’effetto collaterale più comune, oltre al fastidio per la sensazione di un liquido che scende in gola, è l’epistassi (sangue dal naso). Per ridurre il rischio di epistassi basta evitare somministrazioni prolungate e, se si verifica, interrompere qualche giorno (due-tre) per poi, se necessario, ricominciare. Nel caso di dermatite atopica con prurito o altri sintomi fastidiosi per il bambino, il pediatra potrà prescrivere creme cortisoniche che riescono a dare sollievo in questi casi.

Rischi di un cattivo uso del cortisone nei bambini

Quali sono i rischi dell’uso del cortisone nei bambini? Matilde sta assumendo cortisone da due settimane a causa di una malattia caratterizzata dalla drastica riduzione del numero di piastrine nel sangue (piastrinopenia autoimmune). Alla visita di controllo dalla pediatra, i genitori raccontano che la bambina mangia sempre ed è molto irritabile, e chiedono cosa fare per risolvere questo problema. La pediatra li rassicura spiegando loro che, con la lenta riduzione e poi con la sospensione della terapia, questi effetti collaterali andranno migliorando fino a scomparire del tutto. 

Cos’è accaduto? I cortisonici sono farmaci molto potenti, in grado di trattare patologie anche gravi, ma la loro assunzione prolungata (basta anche solo qualche settimana) può causare effetti collaterali nei bambini, tra cui l’irritabilità, che può rendere difficile interagire con loro, visti i frequenti scatti di rabbia e i tanti “capricci”. In tal caso bisogna solo avere pazienza e non arrabbiarsi con i piccoli, vittime dei loro sbalzi di umore tanto quanto i genitori.

Qualora si associasse anche insonnia, si consiglia di anticipare la dose serale nel primo pomeriggio, per evitare che questo effetto comprometta il sonno notturno. A ciò, spesso si accompagna un aumento dell’appetito e, di conseguenza, un aumento di peso, agevolato anche dalla ritenzione idrica che queste medicine causano. In tali casi cerchiamo di placare la fame offrendo alimenti salutari e non processati (evitare, in particolare, il junk food, particolarmente sapido o troppo dolce).

A volte può verificarsi anche dolore allo stomaco. In questi casi, sarà il pediatra che segue il bambino a decidere se aggiungere alla terapia un protettore gastrico, che, comunque, non va dato di routine. In linea generale è preferibile assumere la terapia assieme ai pasti per minimizzare tale effetto.

Alcuni effetti collaterali sono più rari e si verificano se la terapia cortisonica viene assunta per settimane o mesi. Tra questi, il ritardo della crescita e l’indebolimento delle ossa.
Altri effetti potenzialmente pericolosi nei bambini sono l’aumento dei livelli di zuccheri nel sangue e della pressione arteriosa, che possono causare problemi soprattutto nei pazienti già a rischio per queste condizioni.

La maggior parte degli effetti finora descritti sono reversibili dopo la sospensione della terapia e i rischi dell’utilizzo di cortisone nei bambini possono essere contenuti seguendo alcuni semplici consigli:

  • riduzione graduale del dosaggio se l’assunzione è andata oltre le due settimane;
  • somministrazione durante i pasti per evitare dolore allo stomaco;
  • evitare cibi troppo salati o dolci per ridurre la ritenzione idrica e l’aumento di zucchero nel sangue.

Ricordatevi inoltre, in caso di visite mediche o ricoveri d’urgenza, di informare il personale sanitario della struttura in merito alla terapia del bambino, soprattutto in caso di esami del sangue, poiché il cortisone può falsare numerosi parametri.

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Giulia Ceglie

Pediatra, attualmente svolge un dottorato di ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata e lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 30/01/2023 e aggiornato il 30/01/2023
Immagine in apertura Igor Bostanika / iStock

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