Diabete infantile: sintomi, cause e come si manifesta

È una malattia con cui bisogna convivere, ma la qualità di vita dei bambini e ragazzi diabetici oggi è molto buona e si affronta giocando di squadra. Affidarsi a un team di esperti, conoscere la malattia e saper gestire i livelli della glicemia nel sangue sono gli strumenti per evitare sia le complicanze acute sia quelle a lungo termine

Immagine per l'autore: Carla Tomasini
Carla Tomasini , pediatra e nutrizionista infantile
Bambina con diabete infantile durante controllo per l'insulina

Ci sono diagnosi che cambiano la vita di tutta la famiglia. Succede da un giorno all’altro, quando il medico comunica ai pazienti che alcuni dati non rientrano nei parametri previsti, come nel caso del diabete infantile (diabete di tipo 1). Quel giorno la famiglia inizia a farsi una serie di domande: che cos’è il diabete infantile? Perché è successo? Quali sono le cause del diabete infantile? Cosa bisogna fare ora?… 

Con la corretta informazione, però, tutto diventa più chiaro e assume proporzioni diverse. La prima cosa da sapere è che non si è soli; inizia infatti un percorso con il pediatra e un team di specialisti, che da un lato permetterà alla famiglia di raggiungere l’autonomia nella gestione della malattia e dall’altro garantirà sempre un supporto durante la crescita del bambino.
Ma cerchiamo prima di tutto di capire cos’è il diabete infantile e perché può presentarsi nei più piccoli.

Quali sono i sintomi del diabete infantile?

Conoscere i principali sintomi del diabete infantile è fondamentale. Soprattutto quelli iniziali, poiché c’è una grande differenza nella diagnosi precoce e in quella tardiva: quest’ultima infatti può portare all’insorgenza di complicanze che richiedono un ricovero in terapia intensiva. 

Ma il diabete infantile, come si manifesta? Vi porto l’esempio di Noah, 12 anni, accompagnato nel mio studio dai genitori per il bilancio di salute annuale. La mamma e il papà hanno voluto anticipare di un po’ la visita – tre mesi prima del previsto –  perché sono preoccupati. «Abbiamo notato che Noah è improvvisamente diventato svogliato e triste», mi dicono. 

Effettivamente anche io trovo Noah diverso: il viso emaciato, lo sguardo spento. Conosco la famiglia da anni e tendo a scartare un disagio nella sfera affettiva, del comportamento alimentare, delle relazioni sociali. Noah inoltre mi conferma che a scuola e con gli amici va tutto bene, nessuna difficoltà. «Però mi sento stanco», mi dice a un certo punto. «Tipo che non ho nemmeno più voglia di fare camminate con gli scout». Noto che ha perso peso e che il suo stato nutrizionale non è adeguato alla sua età. «Eppure mangia», mi confermano i genitori. 

Quando si siede sul lettino noto che i suoi occhi sono spenti e cerchiati e che la bocca è asciutta (poca saliva, tipico segno di disidratazione). «Ma le assicuro che beve, e anche tanto», mi fa sapere il papà. Chiedo a Noah se gli capita di fare spesso pipì e lui, con grande stupore dei genitori, mi dice di sì. «Non ce lo hai mai detto…», fa la mamma, allarmata. «Certo che no – le risponde Noah – non sono mica piccolo…». 

La diagnosi effettuata attraverso gli esami conferma che si tratta di diabete infantile. Noah viene subito ricoverato per accertamenti. Il suo metabolismo non ha subito forti stress proprio perché la diagnosi è stata fatta prontamente. La preadolescenza è un’età di cambiamenti critici, sia fisici sia comportamentali, che però non devono mai essere sottovalutati. Solo l’attenzione dimostrata dai genitori di Noah verso i cambiamenti del figlio – nonostante qualcosa sia comunque sfuggito ai loro occhi – ha portato a una diagnosi tempestiva del problema.

Se dovessimo riassumere i sintomi del diabete infantile, ricordiamoci la regola delle tre “P”:

  1. Poliuria. Fare pipì molto spesso, tanto da doversi alzare anche di notte per farla, oppure, nei bambini più piccoli, farsela addosso dopo lo spannolinamento.
  2. Polidipsia. Aumento della sete con necessità di bere in continuazione.
  3. Polifagia. Aumento dell’appetito associato a perdita di peso.

Devono saltare all’occhio queste incongruenze: nonostante il bambino mangi molto, perde peso ed è stanco e nonostante beva molto, è disidratato. A seconda dell’età questi sintomi possono portare a cambiamenti non solo fisici, ma anche comportamentali. I bambini più piccoli, ad esempio, appaiono stanchi e tristi, non hanno voglia di giocare, il loro aspetto è sempre più abbattuto. I ragazzi più grandi invece non comprendono perché il loro corpo non sia al 100% delle possibilità e sono svogliati, confusi, talvolta arrabbiati e silenziosi. 

Cause e diagnosi del diabete infantile

Si tratta di una malattia metabolica cronica. Ad oggi non si conoscono le cause del diabete infantile, si sa però che esistono delle concause: una predisposizione genetica su cui agiscono fattori ambientali (come sostanze inquinanti, virus…).
Come per molte altre malattie esiste un’ereditarietà, ma il rischio di avere un bambino che sviluppa diabete in una famiglia che ha già qualche componente con la malattia è basso.

Lo stile di vita incide poco sullo sviluppo del diabete di tipo 1 rispetto a quello di tipo 2 (più tipico dell’adulto in sovrappeso), anche se studi recenti indicano che anche nel diabete infantile potrebbe agire come concausa.
La caratteristica del diabete è la ridotta produzione dell’insulina, ormone che regola la glicemia (ovvero il livello di glucosio nel sangue, necessario a fornire energia agli organi). Il sistema immunitario attacca le cellule di insulina riducendone drasticamente il numero, finché la produzione è così bassa da non garantire più il controllo della glicemia.

In assenza di insulina il glucosio si accumula nel sangue (iperglicemia); cosa normale in alcuni momenti della giornata (subito dopo un pasto, ad esempio), ma nei soggetti non diabetici l’organismo si attiva prontamente proprio con la produzione di insulina per mantenere il livello glicemico in un range adeguato (in questo modo le cellule possono “spendere” il glucosio come energia oppure tenerlo da parte per usarlo in altri momenti). 
Se manca l’insulina si crea uno squilibrio metabolico: da un lato le cellule non ottengono energia da spendere (da qui il senso di stanchezza), dall’altro il glucosio continua a circolare nel sangue in quantità eccessiva e crea problemi su altri fronti. L’eccesso di glucosio infatti è il responsabile della poliuria, cioè la necessità di fare spesso pipì (normalmente le urine non contengono glucosio, nel caso dei soggetti diabetici invece sì). L’eccessiva perdita di liquidi attraverso le urine provoca disidratazione che, in parte, è compensata dalla sete, ma non del tutto, perché la poliuria persiste.
Altro rischio con conseguenze molto gravi è la “chetoacidosi”: le cellule degli organi in sofferenza cominciano a utilizzare un’altra fonte di energia, ovvero i “corpi chetonici”. Si tratta di una situazione potenzialmente grave che può portare al coma e perfino alla morte. Una chetoacidosi diabetica è un evento che richiede il ricovero immediato in terapia intensiva e un attento monitoraggio del paziente fino al ripristino di tutti i valori.

Ma davanti a un sospetto, come si diagnostica il diabete infantile? Per fortuna in modo semplice: una iperglicemia ematica a digiuno oppure un valore glicemico particolarmente alto in qualsiasi altro momento della giornata accompagnato da sintomi. Anche la presenza di glucosio nelle urine è da considerare patologica. Ma di tutto ciò, ovviamente, è sempre meglio parlarne con il proprio pediatra.

Complicazioni e cura del diabete infantile

Una volta superata la fase acuta il bambino e la famiglia vengono avviati a un percorso di conoscenza della malattia e della sua gestione. Si tratta di una patologia cronica che al momento non ha una cura definitiva, ma si gestisce attraverso quattro pilastri:

Non esistono dunque altri rimedi o una cura per il diabete infantile, l’unico importante strumento che abbiamo a disposizione è la conoscenza approfondita di questa malattia.

Ma quali sono le complicazioni del diabete infantile? La gestione della glicemia è fondamentale per evitare sia le complicanze acute (iperglicemia o ipoglicemia) sia quelle a lungo termine, ovvero quelle che riguardano occhi, reni, sistema nervoso, cardiovascolare e neurovegetativo. L’obiettivo è mantenere una buona qualità di vita proprio attraverso il controllo della glicemia.
La dieta del piccolo paziente diabetico non deve essere più rigida e scandita a orari fissi come in passato, ma semplicemente rispettare la piramide alimentare, prediligendo alimenti ricchi in fibre con una buona ripartizione dei carboidrati nell’arco della giornata. Gli alimenti ricchi in zuccheri non sono vietati, vanno solo assunti con moderazione – come del resto dovrebbero fare tutti. Il bambino diabetico non rinuncerà alla torta di compleanno e non si sentirà diverso dagli altri, dovrà solo sapere come gestire l’insulinoterapia (l’autosomministrazione di insulina). Il bambino diabetico impara presto a utilizzare un piccolo apparecchio chiamato “glucometro” che consente la possibilità di controllare la glicemia. Questo strumento memorizza i dati e consente alla famiglia di stilare un diario quotidiano della glicemia e dell’insulinoterapia.

L’esercizio fisico deve far parte delle abitudini giornaliere del paziente diabetico: consente un miglior controllo glicemico e previene le complicanze a lungo termine. Se i bambini vengono educati allo sport come parte integrante della quotidianità fin da piccoli, continueranno a portare avanti questa ottima abitudine.

L’educazione terapeutica si basa sull’insegnamento di queste informazioni affinché il piccolo paziente acquisisca una piena consapevolezza della malattia e mantenga fin da subito una buona qualità di vita. Il diario della glicemia, delle somministrazioni di insulina rispetto ai pasti e dell’esercizio fisico svolto è fondamentale, poiché grazie a questi dati si può creare un programma terapeutico personalizzato per ogni bambino.

Bisogna inoltre eseguire esami periodici per controllare alcuni parametri (come l’emoglobina glicata, che è una forma di emoglobina usata principalmente per identificare la concentrazione plasmatica media del glucosio per un lungo periodo di tempo) e lo screening di malattie autoimmuni come la tiroidite o la celiachia, che sono più frequenti nei bambini che sviluppano il diabete..

Il diabete infantile richiede un lavoro di squadra: i professionisti sanitari che ruotano intorno al bambino diabetico sono molti (pediatra, pediatra endocrinologo, dietista, psicologo…) e gli ottimi risultati si ottengono lavorando in team, con costanza e nel tempo. L’infanzia è caratterizzata da momenti potenzialmente critici, come le frequenti malattie infettive pediatriche che possono scompensare il controllo metabolico e precipitare in una chetoacidosi, o la semplice crescita, che comporta cambiamenti del piano dietetico e di quello terapeutico. Ma anche l’adolescenza rappresenta un momento delicato: i cambiamenti comportamentali tipici di questa fase possono infatti indurre il paziente diabetico a non seguire correttamente la terapia (ecco perché può essere utile un supporto psicologico) oppure possono comparire disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e la bulimia (spesso associate a patologie che, come il diabete, implicano un controllo sull’alimentazione). Proprio per questo il bambino va supportato non solo nella mera gestione di parametri e valori ma soprattutto verso un corretto stile di vita (educarlo allo sport, insegnargli ad avere un buon rapporto con il cibo…). Il diabete è una malattia con cui bisogna convivere, serve impegnarsi e non concedergli tregua neanche per un giorno, ma la qualità di vita dei bambini e ragazzi diabetici oggi è molto buona e si vince giocando di squadra.

Immagine per l'autore: Carla Tomasini
Carla Tomasini

Pediatra, nutrizionista infantile ed esperta di benessere digitale. Svolge l’attività di pediatra di famiglia a Senigallia. Realizza quotidianamente divulgazione scientifica sui corretti stili di vita infantile attraverso i social e i suoi corsi per genitori e professionisti, nonché per bambini nelle scuole. È autrice di diversi libri sull'alimentazione infantile.

Bibliografia

 

Articolo pubblicato il 09/01/2023 e aggiornato il 09/01/2023
Immagine in apertura Ivan-balvan / iStock

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