Disfonia infantile: cos’è e come si previene

L’apparato fonatorio dei bambini è delicato: adottare buone abitudini nel parlare permette di prendersene cura

Francesca Brignoli , logopedista
Due bambine che urlano sdraiate sul letto

Bambini che urlano per competere con i fratelli e poi hanno la voce rauca; bambini che mantengono una postura “rigida” e perdono periodicamente la voce; bambini che imitano per ore i versi dei personaggi dei cartoni animati e poi hanno il “vocione”: cos’hanno in comune queste situazioni?

Il logopedista risponderà: un utilizzo scorretto della voce che, protratto nel tempo, potrebbe portare a disturbi come la disfonia funzionale o, anche, la comparsa di noduli sulle corde vocali (niente di allarmante, diciamolo subito; si tratta di “calli” di natura infiammatoria e ci torneremo tra poco). Come intervenire?

Il meccanismo della voce

Prima di tutto è necessario fare un po’ di chiarezza sui meccanismi che stanno alla base della produzione della voce. La voce è un’onda acustica che nasce dalla vibrazione delle corde vocali, viaggia e viene modificata nel “tratto vocale” (faringe, cavità orale e nasale, lingua, labbra), esce all’esterno e va a “sbattere” sui timpani, che danno il via alla decodifica del messaggio acustico.

Ma come fanno le corde a vibrare, cioè ad aprirsi e chiudersi qualche centinaio di volte al secondo? Nessun motorino al loro interno, anzi, utilizzano un sistema molto ecologico: l’aria di scarto. L’aria fuoriesce dai polmoni, passa nella trachea e arriva alla laringe, la “scatolina” che contiene le due corde vocali, sinistra e destra, disposte in orizzontale (e non in verticale come spesso si pensa). Più che a delle corde, a dire il vero, assomigliano a due minuscole ante della porta di un saloon (6-8 millimetri verso gli 8 anni), attaccate tra loro nella parte anteriore e libere di aprirsi e chiudersi in quella posteriore. 

Durante l’infanzia, i vari tessuti muscolari e mucosi che le compongono sono ancora immaturi, ragion per cui tollerano meno gli sforzi vocali protratti. E siccome la voce dei bambini può contare su una minore amplificazione rispetto a quella degli adulti (perché la cavità della bocca è meno ampia), il rischio di sforzare troppo la voce è frequente. È dunque importante proteggere con attenzione l’apparato fonatorio dei bambini, evitando che si instaurino abitudini scorrette.

Perché le corde vocali si infiammano?

Dato che le frequenze che usiamo per parlare sono date dalle rapidissime aperture e chiusure delle corde vocali, se i due bordi delle corde vocali, anziché avvicinarsi dolcemente, sbattono con forza, nel medio periodo si crea un’infiammazione: gonfiore delle corde, laringe pesante e aggravamento della frequenza vocale. Se poi non si lascia riposare un po’ la voce, ma si continua a parlare con le corde vocali infiammate, a lungo andare possono crearsi dei “bernoccoli” o calli chiamati noduli.

I noduli non provocano dolore, il bambino può tutt’al più lamentare, negli stadi iniziali, un fastidio nella deglutizione (da distinguere dalle classiche laringiti virali o batteriche). A differenze dei noduli vocali degli adulti, quelli dei bambini sono più larghi e più molli per cui non si nota subito la mancanza di voce, ma si assiste piuttosto a un abbassamento della frequenza, che diventa più grave; è però necessario avere un orecchio attento per rendersene conto, e non sottovalutare il fenomeno. Se trascurati i noduli possono indurirsi e causare una “fuga d’aria”, vale a dire portare a una mancanza di sonorità della voce, il che alimenta il circolo vizioso dello sforzo: il bambino sente che la propria voce non è sonora come vorrebbe e allora contrae i muscoli del collo per migliorare la sonorità, ma questo non fa che produrre ulteriore infiammazione.

I comportamenti da evitare

Quali sono le situazioni più pericolose per l’apparato vocale? Tutte quelle in cui i bambini, pensando di non essere ascoltati, alzano l’intensità e la frequenza della voce, affaticando così i loro fragili organi fonatori. Se c’è competizione per il turno vocale (caso classico tra fratelli), o se il genitore adotta uno stile locutorio rapido con frasi molto lunghe, ad esempio, il bambino tenderà a parlare velocemente e con poche pause, quindi respirerà poco e finirà per incrementare la rigidità delle strutture fonatorie, con conseguenti danni alle corde vocali.  

È anche importante moderare le prestazioni vocali dei bambini: cantare fa bene ma la voce va riposata ogni 15 minuti; il repertorio deve essere adeguato alle possibilità del piccolo, per ottave utilizzate e lunghezza delle frasi, ed è consigliato cantare in coro piuttosto che da solisti.

Le buone abitudini per la voce

Che cosa può fare un genitore per aiutare i figli a usare correttamente la propria voce? Innanzitutto è importante porsi come un buon modello vocale: parlare senza fretta, pronunciare frasi brevi, facendo una pausa per riprendere aria, non gridare, mantenere le spalle e il collo rilassati, la bocca attiva, ma “morbida”. Ed è altrettanto fondamentale adottare corrette abitudini comunicativo-relazionali: disporsi a faccia a faccia mentre si parla, non chiamarsi da una stanza all’altra, saper ascoltare, educare al rispetto dei turni di parola. È bene anche sviluppare un’attenzione verso i rumori di sottofondo: se ci sono elettrodomestici accesi in casa (soprattutto la televisione), o se siamo in mezzo al traffico, la nostra voce dovrà “spingere” di più per farsi sentire, e i bambini faranno particolarmente fatica. Infine, bisogna evitare di parlare durante uno sforzo fisico, ad esempio salendo le scale o correndo. Anche posture scorrette e contratture di collo e spalle possono portare a un cattivo uso della voce, per cui non vanno sottovalutate. 

Quando la voce si abbassa

E se si nota un abbassamento della voce, come comportarsi? Quando c’è una laringite in corso, la prima cura è il riposo vocale: evitare di far gridare i bambini, parlare il meno possibile, non bisbigliare (si crea comunque tensione). Per favorire lo sgonfiamento dell’apparato fonatorio è importante umidificare l’ambiente, far bere al bambino acqua fresca e idratare il naso e la gola (facendo respirare il piccolo attraverso garzine imbevute di acqua; predisponendo delle inalazioni umide con bicarbonato o camomilla romana, tiepide), non tenere sciarpe al collo, non assumere bevande o cibi troppo caldi. 

Non bisogna comunque esitare a consultare il pediatra che, all’occorrenza, può prescrivere dei farmaci antinfiammatori.

Bibliografia
  • Alessandra Baretter, Fabiola Gaio, Il mio quaderno della voce. Disfonia e educazione vocale in età infantile, Erickson, Trento, 2015
  • Silvia Magnani, Il bambino e la sua voce. Con i bambini alla scoperta della vocalità, Franco Angeli, Milano, 2015
  • Silvia Magnani, La voce bambina, «Quaderni della voce», Nuova Artec, Milano, 2017
Articolo pubblicato il 23/04/2021 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Courtney Hale / iStock

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