La balbuzie nei bambini: come affrontarla?

La balbuzie è un fenomeno sfuggente e mutevole (e per questo difficile da studiare) che riguarda molti bambini. Cosa intendiamo esattamente per “balbuzie” e come possiamo intervenire? Vediamolo insieme

Francesca Brignoli , logopedista
Bambina fa esercizi per la balbuzie

La balbuzie è un disturbo della comunicazione complesso e variabile, può assumere forme diverse e nonostante sia nota fin dall’antichità continua a essere oggetto di dibattito tra gli studiosi. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Balbuzie infantile: le cause nella storia

Una tavoletta d’argilla rinvenuta in Mesopotamia e fatta risalire al 2500 a.C. riporta, in alfabeto cuneiforme, un’appassionata preghiera di liberazione dalla balbuzie. Gli antichi testi sacri riferiscono della balbuzie di Mosé. Il filosofo Aristotele fu uno dei primi a cercare una spiegazione fisio-anatomica per la difficoltà di fluenza da cui lui stesso era afflitto. I padri della moderna medicina, Ippocrate e successivamente Galeno, giunsero alla conclusione che la balbuzie fosse dovuta a un’anomalia della lingua, troppo corta o troppo lunga, troppo umida o troppo secca. Sono noti gli esercizi di Demostene, famoso oratore dell’antica Grecia, che per riuscire a parlare senza balbettare provava i suoi discorsi con dei sassolini in bocca.
Nel corso degli anni molte tecniche sono state tentate, diversi modelli causali sono stati proposti e poi superati, e anche in epoca moderna si è a lungo discusso sulla definizione di balbuzie.

Bambini e balbuzie: una questione emotiva?

Tra gli specialisti si parla di “persone che balbettano”, più che di balbuzie, proprio per restituire l’immagine di un fenomeno mutevole a seconda dei giorni e delle circostanze, che può avere importanti risvolti psico-emotivi, più o meno marcati a seconda del temperamento individuale e dell’ambiente sociale in cui ci si muove. Paure, disagi, sensi di colpa per le proprie difficoltà, sono solo alcuni degli aspetti che possono caratterizzare il vissuto di quei bambini che si trovano ripetutamente a inciampare su alcuni suoni, in genere all’inizio di una parola, e continuano a ripeterli, magari bloccando nel frattempo il respiro o associando dei gesti e dei movimenti del volto, finché all’improvviso, nemmeno loro sanno perché, la parola esce finalmente dalla bocca in cui sembrava intrappolata. La qualità, la frequenza e la durata delle ripetizioni o delle pause determinano diversi quadri sintomatici.

Balbuzie infantile improvvisa

I genitori possono preoccuparsi nel momento in cui riscontrano una balbuzie improvvisa nei loro bambini. A tal proposito va detto che la possibilità di passare una fase in cui da piccoli ci si blocca un po’ mentre si parla è del tutto normale. Si tratta di un ritardo di maturazione del sistema di esecuzione motoria della parola rispetto al sistema astratto del linguaggio; ritardo che si risolve spontaneamente nel giro di pochi mesi (se nel frattempo gli interlocutori del bambino si mantengono ascoltatori attenti e rilassati), senza alcuna conseguenza sullo sviluppo linguistico. 

La balbuzie nei bambini di 2-3 anni

Quando si parla di balbuzie nei bambini è importante distinguere tra le “disfluenze indicative” di questo disturbo, ovvero la balbuzie infantile che intorno ai 2-3 anni si esprime attraverso la ripetizioni di suoni o sillabe, il prolungamento di suoni o i blocchi sonori o silenti, e gli intoppi che invece possono sperimentare bambini normofluenti mentre parlano, magari ripetendo più volte una parola mentre pensano a come impostare una frase che esprima correttamente ciò che vogliono dire. 

Data la natura sfuggente del fenomeno e la moltitudine di studi presenti, è difficile per gli studiosi ottenere dati univoci; le recenti linee guida olandesi recepite dalla Federazione dei Logopedisti Italiani arrivano a parlare di un 17% di bambini che potrebbero presentare un periodo di balbuzie nella fase dello sviluppo linguistico.

Balbuzie nei bambini: quanto dura?

La grande maggioranza di questi bambini (circa i due terzi) va incontro a una remissione spontanea in genere nel giro di 6 mesi, altri dopo la pubertà o nell’età adulta. Recenti evidenze scientifiche indirizzano comunque verso una presa in carico precoce: vari studi dimostrano che un intervento terapeutico per la balbuzie nei bambini prima dei 6 anni porti a una diminuzione più significativa della percentuale di sillabe balbettate.

Balbuzie infantile: i rimedi

Cosa può fare quindi un genitore se vede che il suo bimbo ripete dei suoni o si blocca? È necessario ricorrere a esercizi per la balbuzie infantile? Il suggerimento fondamentale è, anzitutto, quello di mantenere un ruolo comunicativo adeguato, salvaguardando i turni di parola: lasciare al bambino tutto il tempo che gli serve per finire la frase, senza interromperlo e senza finire le parole al suo posto, e mantenere un contatto visivo normale, senza fissare eccessivamente il piccolo né distogliere lo sguardo. Dire «calmo, respira» serve a poco, meglio che il genitore lo dica mentalmente a sé stesso. È buona norma rivolgersi al bambino con un linguaggio alla sua portata, a livello sia  grammaticale che concettuale, articolando le frasi in maniera chiara e con un ritmo pacato. Sconsigliatissimo ingaggiare gare tra i fratelli a chi parla meglio: la balbuzie peggiora in condizioni di ansia da prestazione. Meglio non far notare ai bambini che stanno inciampando sulle parole, alcuni di loro infatti non ci fanno caso e conservano maggior fiducia nelle proprie capacità comunicative; altri appaiono consapevoli delle loro difficoltà già a 3 anni.

Il consiglio comunque è di non tardare a consultare un logopedista esperto in balbuzie se la situazione non migliora nel giro di qualche settimana, valutare con lo specialista e monitorare insieme l’andamento del fenomeno per tre o sei mesi, adottando nel frattempo degli atteggiamenti comunicativi idonei e poi, se gli episodi di balbuzie continuano, iniziare un trattamento specifico entro un anno dalla comparsa del disturbo. Nel caso in cui il bambino sia riluttante a comunicare o soffra per la sua balbuzie, oppure se i genitori sono particolarmente preoccupati, il trattamento può essere avviato anche prima.

In questo articolo parliamo invece di quando e come intervenire in caso di difficoltà fonologiche.

Il trattamento per la balbuzie: approcci diversi

Il trattamento per la balbuzie dovrebbe integrare aspetti cognitivi, linguistici, motori, affettivi e sociali. Un approccio storico mutuato dall’Inghilterra, particolarmente sistematico nella fase di valutazione iniziale, prevede un intervento indiretto, indirizzato a creare nella famiglia le condizioni migliori per sostenere la fluenza del bambino attraverso strategie di dialogo rilassato e momenti di gioco speciali. Un altro famoso approccio elaborato in Australia si basa su misurazioni quotidiane del grado di balbuzie e prevede rinforzi positivi nel caso di eloquio fluente del bambino, in ottica cognitivo-comportamentale. [1]

In Italia abbiamo esperienze multidisciplinari e arte-mediate che comprendono il racconto e la drammatizzazione di storie con personaggi appositamente studiati i quali, ad esempio, inciampano nel parlare e vengono presi in giro, oppure vorrebbero dire qualcosa ma non lo fanno perché temono di non riuscire a esprimersi bene. I bambini si rispecchiano in queste vicende e così viene stimolata, nel contesto protetto del trattamento individuale o in un piccolo gruppo, la loro capacità di analizzare e gestire al meglio le situazioni comunicative.

Note
[1] Guida al trattamento delle balbuzie del Camperdown program
Bibliografia
  • Atti del 1° convegno italiano sui disturbi della fluenza verbale, 25-26 ottobre 2019, Calenzano (FI)
  • Tomaiuoli Donatella, Favolando con la balbuzie dei piccoli, Roma, Società Editrice Universo, 2009 
  • Tomaiuoli Donatella (a cura di), Balbuzie. Fondamenti, valutazione e trattamento dall’infanzia all’età adulta, Trento, Edizioni Centro Studi Erickson, 2015
Articolo pubblicato il 29/07/2020 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura fizkes / iStock

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