Escherichia coli: in gravidanza è pericolosa?

La presenza di numerosi batteri nelle urine è una condizione normalmente non preoccupante, ma durante la gravidanza può causare dei problemi

Immagine per l'autore: Margherita Borgatti
Margherita Borgatti , ostetrica e docente
Donna in gravidanza con escherichia coli

L’Escherichia coli è un batterio che costituisce parte integrante del normale microbiota intestinale dell’essere umano. Nonostante la maggior parte dei ceppi siano innocui, alcuni, se contratti in gravidanza, possono causare malattie intestinali ed extra-intestinali, come ad esempio a livello urinario. 

Il pericolo dell’Escherichia coli in gravidanza risiede nelle potenziali complicazioni che un’infezione non trattata può provocare. Le infezioni urinarie possono rapidamente evolvere in condizioni più gravi, come la pielonefrite, un’infezione renale che può causare febbre alta, dolore al fianco e necessità di ricovero. Questo tipo di infezione può verificarsi in qualsiasi trimestre della gravidanza, ma diventa particolarmente preoccupante nel secondo e terzo trimestre, quando aumenta il rischio di parto pretermine e di basso peso alla nascita.

La diagnosi tempestiva dell’Escherichia coli in gravidanza, attraverso test come l’urinocoltura, e il trattamento adeguato con antibiotici sicuri per la gestazione sono essenziali per evitare complicazioni. Anche se le infezioni sono relativamente comuni in gravidanza, possono essere gestite con successo grazie a una diagnosi accurata e a un trattamento adeguato. Riconoscere i sintomi precocemente e adottare misure preventive, come una corretta igiene e una buona idratazione, riduce significativamente il rischio di infezioni gravi, garantendo una gravidanza più sicura per la madre e per il feto.

Escherichia coli in gravidanza: quali sono i sintomi

La presenza di numerosi batteri nelle urine (batteriuria) è una condizione normalmente non preoccupante, ma durante la gravidanza può causare dei problemi. Si stima che la batteriuria asintomatica interessi il 2-7% delle gravidanze, motivo per cui i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attualmente in vigore, prevedono l’esecuzione di un’urinocoltura in gravidanza, un particolare esame delle urine utile per ricercare la presenza di ceppi batterici, anche nelle donne che non hanno sintomi. È quindi consigliata l’esecuzione dell’urinocoltura nel primo trimestre di gravidanza; in presenza di batteriuria asintomatica nel primo trimestre, si consiglia di richiedere un’urinocoltura di controllo nel secondo trimestre di gravidanza. 

In caso di urinocoltura negativa, invece, è consigliata l’esecuzione dell’esame delle urine completo nel secondo e poi nel terzo trimestre di gravidanza. In caso di batteri nelle urine, sintomi o altri indici di infezione urinaria, oltre all’esame urine verrà eseguita anche l’urinocoltura.

La presenza di batteri può essere infatti sintomatica oppure asintomatica e non associarsi a nessun tipo di malessere. In caso di urinocoltura positiva, nel 63-85% dei casi il batterio identificato nelle urine in gravidanza è Escherichia coli.

Ma quali sono i sintomi dell’Escherichia coli in gravidanza? La presenza di questo batterio può associarsi ai sintomi tipici della cistite, come bisogno urgente di urinare, febbre e dolore al basso ventre.

Le caratteristiche dell’ Escherichia coli in gravidanza sono da ricondurre ai cambiamenti ormonali e fisiologici che coinvolgono le vie urinarie. La compressione della vescica, degli ureteri e dei reni da parte dell’utero gravido, la dilatazione ureterale e il ristagno dell’urina conseguenti al rilassamento della muscolatura liscia, causato dal progesterone, e le variazioni di pH dell’urina, comportano un aumentato rischio di infezioni delle vie urinarie, tra cui la pielonefrite acuta. 

Cosa fare in caso di Escherichia coli in gravidanza?

Il trattamento per l’Escherichia coli in gravidanza prevede una terapia antibiotica mirata, prescritta dal medico in base all’esito dell’esame diagnostico. L’urinocoltura, utilizzata per la diagnosi in gestazione, non solo conferma la presenza delle colonie batteriche ma fornisce anche un antibiogramma, che indica gli antibiotici più efficaci contro il ceppo specifico di Escherichia coli.

Tra i farmaci considerati sicuri e comunemente usati in gravidanza troviamo la fosfomicina e la nitrofurantoina, anche se quest’ultima deve essere evitata nelle ultime settimane di gestazione a causa del rischio di effetti collaterali neonatali. Secondo il manuale dell’AIFA sull’uso dei farmaci in gravidanza, questi antibiotici non sono associati a un aumento significativo del rischio per il feto, rendendoli opzioni sicure nel trattamento delle infezioni urinarie durante la gestazione.

Oltre al trattamento antibiotico, ci sono alcuni rimedi per l’Escherichia coli in gravidanza che possono aiutare a gestire i sintomi e prevenire complicazioni. Tra questi, bere abbondante acqua è fondamentale per favorire la diuresi e aiutare l’eliminazione del batterio attraverso le urine. Si raccomanda inoltre di urinare frequentemente e svuotare completamente la vescica, per ridurre la permanenza dei batteri nelle vie urinarie.

In aggiunta ai rimedi comportamentali, è importante adottare pratiche di igiene accurata per prevenire la reinfezione. Alcuni integratori a base di mirtillo rosso o D-mannosio possono essere utili nel prevenire l’adesione del batterio alle pareti della vescica, anche se il loro utilizzo dovrebbe essere discusso con il medico curante, soprattutto in gravidanza.

La diagnosi di Escherichia coli in gravidanza è essenziale per avviare un trattamento tempestivo ed efficace. Il giusto approccio prevede una combinazione di terapia antibiotica mirata e rimedi come idratazione adeguata, igiene e prevenzione, che insieme contribuiscono a ridurre i rischi.

Quando l’Escherichia coli in gravidanza è pericolosa?

In gravidanza, l’infezione delle vie urinarie da Escherichia coli è più comune nelle donne con fattori di rischio come età materna avanzata, basso livello socio-economico, multiparità, diabete e una storia di infezioni urinarie ricorrenti. Se non trattata adeguatamente, l’Escherichia coli in gravidanza può comportare rischi significativi per la madre e il feto, con conseguenze variabili a seconda del trimestre di gestazione.

Nel primo trimestre di gravidanza, le infezioni da Escherichia coli ossono aumentare il rischio di aborto spontaneo, anche se questa associazione non è così comune come nei trimestri successivi. Tuttavia, la presenza di infezioni urinarie non trattate può comportare complicazioni materne, come l’insorgenza di pielonefrite, un’infiammazione dei reni che può colpire fino a una donna su tre in gravidanza. Questa condizione è favorita dal ristagno dell’urina, causato dall’aumento di volume dell’utero, che ostacola il normale flusso urinario e facilita la risalita dei batteri verso i reni.

Nel secondo trimestre, se l’infezione non viene curata, si può verificare un aumento del rischio di parto pretermine. La crescita del feto e la pressione sull’utero contribuiscono al ristagno dell’urina, esponendo la donna a infezioni più gravi. In questo stadio, l’Escherichia coli in gravidanza può causare un’infiammazione più profonda, con possibili complicazioni per la salute materna e la crescita fetale.

Nel terzo trimestre di gravidanza, l’infezione da Escherichia coli non trattata comporta rischi elevati sia per la madre che per il bambino. Il rischio di parto pretermine è particolarmente accentuato, così come quello di basso peso alla nascita (inferiore a 2,5 kg). Il feto può essere esposto a problemi legati alla prematurità e a ritardi nella crescita intrauterina, causati dalle infezioni non gestite. Inoltre, la madre può sviluppare complicazioni renali gravi che potrebbero richiedere ospedalizzazione e terapie intensive.

I rischi dell’Escherichia coli in gravidanza, quindi, variano in base al trimestre, ma in tutti i casi è fondamentale un trattamento tempestivo per prevenire complicazioni. Nel primo trimestre, l’infezione può influenzare negativamente l’inizio della gravidanza; nel secondo e terzo trimestre, i rischi aumentano con il progredire della gestazione, includendo il parto pretermine e il basso peso del neonato.

Immagine per l'autore: Margherita Borgatti
Margherita Borgatti

Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 23/10/2024 e aggiornato il 23/10/2024
Immagine in apertura comzeal / iStock

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