Cos’è l’iperemesi gravidica? È una forma grave di nausea e vomito durante la gravidanza, che può portare a disidratazione, perdita di peso e squilibri elettrolitici. Questa condizione è molto più severa rispetto alle normali nausee mattutine che molte donne sperimentano nel primo trimestre di gestazione. L’iperemesi gravidica può infatti durare, in alcuni casi, per tutto il periodo della gestazione, anche se solitamente si manifesta in modo più intenso nei primi mesi.
Le evidenze scientifiche su questo argomento sono in continua evoluzione. Ricerche recenti hanno esplorato le cause dell’iperemesi gravidica, evidenziando che non si tratta solo di una reazione ormonale (come l’aumento dei livelli di hCG e progesterone), ma che può coinvolgere anche fattori genetici, immunologici e ambientali.
Cos’è l’iperemesi gravidica e quanto dura
L’iperemesi gravidica è una condizione complicata della gravidanza, caratterizzata da nausea e vomito severi che possono portare a disidratazione, perdita di peso e squilibri elettrolitici (ovvero di sodio, potassio, calcio e magnesio). Si stima che l’iperemesi gravidica riguardi, all’incirca, tra lo 0,3% e il 2% delle gravidanze e che sia più comune nelle prime gravidanza e in quelle multiple.
L’iperemesi gravidica si differenzia dalla nausea e dal vomito gestazionale più comuni, sintomi che riguardano circa l’80% delle donne e che tendono a essere meno severi e a risolversi intorno alla dodicesima settimana di gravidanza.
Quando compare e quanto dura l’iperemesi gravidica? Di solito si manifesta nel primo trimestre della gravidanza, spesso intorno alla quinta o sesta settimana. I sintomi tendono a migliorare con la progressione della gestazione, in genere entro la ventesima settimana; tuttavia, in alcuni casi, possono persistere fino alla nascita. L’iperemesi gravidica che persiste dopo la 16^-18^ settimana è rara ma può danneggiare seriamente il fegato e, in generale, debilitare l’organismo materno con ripercussioni sulla salute del feto.
Le cause esatte dell’iperemesi gravidica non sono completamente comprese, ma sono diversi i fattori che possono contribuire all’insorgenza di questa condizione, ovvero:
- livelli elevati di ormoni, come l’ormone della gravidanza (hCG) e degli estrogeni;
- una predisposizione genetica, come rilevato da alcuni studi recenti (sono in corso ricerche per identificare i marcatori genetici associati a questa condizione);
- ansia e stress preesistenti o legati all’insorgenza della gravidanza stessa;
- iperemesi gravidica in gravidanze precedenti;
- condizioni come la preeclampsia e complicazioni della gravidanza come l’ipertensione.
Sintomi e durata dell’iperemesi gravidica
Come capire se si soffre di iperemesi gravidica? Il primo segnale riguarda proprio l’intensità dei sintomi rispetto alla nausea e al vomito tipici della gravidanza.
In particolare, le caratteristiche dell’iperemesi gravidica sono:
- Nausea e vomito severi, cioè nausea costante e persistente che può portare al vomito più volte al giorno, rendendo difficile mantenere i cibi e i liquidi ingeriti.
- Perdita di peso, ovvero un calo di peso significativo (più del 5% del peso corporeo).
- Disidratazione, cioè sintomi come bocca secca, ridotto volume di urine con peso specifico alto, stanchezza estrema o vertigini. Progredendo, la disidratazione può causare tachicardia e ipotensione;
- Alterazioni nutrizionali. L’incapacità di assumere adeguate sostanze nutrienti può portare a carenze.
- Impatto sulla vita quotidiana. L’iperemesi gravidica può interferire con la normale attività quotidiana e, per questo, arrivare a causare ansia o depressione. Per questo è importante un supporto adeguato sia fisico che emotivo.
- Possibili squilibri elettrolitici, come ipopotassiemia (carenza di potassio nel sangue) o iponatriemia (diminuzione della concentrazione di sodio nel sangue).
La diagnosi di iperemesi gravidica viene fatta dal ginecologo o dall’ostetrica e si basa sull’anamnesi dettagliata dei sintomi, sulla valutazione del peso e dello stato di idratazione e, infine, sugli esami del sangue per controllare i livelli di elettroliti e la funzionalità epatica.
Cosa fare in caso di iperemesi gravidica
Se si sospetta di avere l’iperemesi gravidica, è fondamentale contattare il proprio medico o uno specialista (ginecologo o ostetrica) per una valutazione e un trattamento appropriati e specifici. È importante sottolineare che una presa in carico tempestiva può prevenire ulteriori complicazioni.
Generalmente, i trattamenti per l’iperemesi gravidica mirano ad alleviare i sintomi, a prevenire la disidratazione e la malnutrizione e a mantenere il benessere della madre e del feto. A seconda della gravità, possono variare da interventi dietetici a cure mediche più intense (è una condizione che può richiedere assistenza medica, compreso il ricorso a farmaci o, in casi gravi, a cure endovenose per la reidratazione e la nutrizione).
Ecco alcune importanti indicazioni e rimedi per l’iperemesi gravidica:
- Consultare un medico. Per una valutazione accurata, occorre contattare il proprio medico o il ginecologo o l’ostetrica che segue la tua gravidanza per una valutazione. Potrebbe essere necessario un trattamento specifico.
- Idratazione. La gestante deve cercare di rimanere idratata bevendo di frequente piccole quantità di liquidi. In alcuni casi, potrebbe essere necessario un trattamento endovenoso, sospendendo inizialmente l’introduzione di liquidi per bocca.
- Alimentazione. Possono essere necessarie alcune modifiche allo stile alimentare. Alcune donne trovano che mangiare piccole quantità di cibo ogni tot minuti possa aiutare. Si consiglia di mangiare di frequente piccoli pasti, alimenti leggeri, evitando cibi grassi o troppo aromatici. Il counseling dietetico, che mette in rete i professionisti della salute legati alla gravidanza, tra cui l’ostetrica, il medico, il dietista o il nutrizionista, può fornire suggerimenti in questo senso, ed è inoltre utile al fine di evitare l’esposizione agli odori, ai cibi, o ai supplementi che possono innescare la nausea (cibi grassi o piccanti, compresse di ferro…). Il counseling serve inoltre a individuare le strategie utili per ricominciare a mangiare (ad esempio, bere liquidi tra i pasti o mangiare cibi asciutti e ad alto contenuto proteico).
- Farmaci. In alcuni casi, potrebbero essere prescritti farmaci per alleviare la nausea e il vomito. Le linee guida per il trattamento dell’iperemesi gravidica continuano a evolvere. Al momento, farmaci antinausea come la doxylamina, la piridossina (vitamina B6) e gli antiemetici come gli antagonisti dei recettori della serotonina (ondansetron, ad esempio) sono comunemente utilizzati. Recenti studi hanno anche evidenziato l’uso della citochéltica e dell’acido docosaesaenoico (DHA) per gestire i sintomi.
- Riposo adeguato, poiché la stanchezza può aggravare i sintomi.
- Supporto emotivo. La gravidanza è un periodo molto intenso per la donna e può comportare molto stress, avere il supporto di familiari e amici può fare molta differenza. Inoltre, è emerso che l’iperemesi gravidica può avere significativi effetti psicologici sulle donne colpite. L’ansia e la depressione sono frequentemente correlate a questa condizione, ecco perché è necessario un approccio multidisciplinare che includa un supporto psicologico.
- Terapie alternative. In alcune donne, trattamenti come l’uso dello zenzero e dell’agopuntura possono essere efficaci. L’agopuntura, una pratica della medicina tradizionale cinese, è stata studiata come possibile rimedio per alleviare i sintomi dell’iperemesi gravidica. Tuttavia, è importante considerare che l’efficacia dell’agopuntura può variare da persona a persona e non tutte le donne potrebbero rispondere positivamente. È fondamentale consultare un medico o un professionista della salute prima di iniziare trattamenti alternativi, specialmente durante la gravidanza, per garantire che siano sicuri e appropriati a seconda del caso specifico.
- Monitoraggio dei sintomi. È importante tenere traccia della gravità dei sintomi e informare il medico di eventuali cambiamenti.
Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario il ricovero ospedaliero per permettere la somministrazione di liquidi reidratanti per via endovenosa e monitorare l’andamento degli elettroliti nel sangue.