Integratori per allattare. Servono davvero?

Quando una mamma viene dimessa dall’ospedale, o alla prima visita dal pediatra, spesso le vengono prescritti degli integratori per allattare. Ma sono davvero utili? O si tratta di una pratica che potrebbe rivelarsi dannosa?

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Natalia Camarda , pediatra e consulente IBCLC
Mamma allatta il suo bambino

Marta è una neonata sana di una settimana che è appena arrivata nel mio studio per la prima visita dopo la dimissione dall’ospedale. Come tante neomamme, anche la mamma di Marta mi espone i suoi dubbi circa la quantità di latte assunta dalla bambina: «Dottoressa, siamo sicuri che il mio latte sia sufficiente? E se non fosse nutriente? Sa, in ospedale mi hanno prescritto un integratore per aumentare la produzione di latte, lei che ne pensa?». «Ecco che ci risiamo», dico tra me e me. Infatti, presso molte strutture ospedaliere è ormai diventata prassi prescrivere indiscriminatamente, a tutte le donne, bustine, capsule e compresse per aumentare la quantità di latte prodotto.

Diversi tipi di integratori

Nel corso della storia numerose piante e alimenti sono stati di volta in volta utilizzati come galattogoghi, ossia sostanze ritenute in grado di aumentare la quantità di latte prodotto. Oggi in commercio si trovano diversi integratori, sotto forma di bustine o capsule, derivati da queste piante, in particolare la galega e il cardo mariano. Eppure sappiamo che le piante in questione sono in realtà prive di qualsiasi effetto galattogogo e le società preposte al controllo dei composti hanno sempre rifiutato di approvare tale indicazione, affermando che mancano le prove scientifiche necessarie e gli studi clinici adeguati (cioè condotti con rigore).

Il loro uso, dunque, dovrebbe essere sconsigliato: infatti, come per tutti i farmaci, vale la regola “lo assumo se ne ho un vantaggio certo, altrimenti mi espongo soltanto a dei rischi”. E queste sostanze non sono certo prive di effetti collaterali o indesiderati.

Esiste poi un’altra categoria di integratori proposti alle neomamme: quelli che promettono di migliorare la qualità e la composizione del latte materno, intervenendo sullo stato nutrizionale della madre. Ma è impossibile, per vari motivi. In primo luogo, è utile ricordare che il latte materno è sempre qualitativamente ottimo per il proprio piccolo, in quanto non solo specie-specifico ma anche individuo-specifico (significa che la mamma di Marta produrrà un latte su misura per la sua bambina). Solo le donne gravemente malnutrite (vittime di una carestia, per esempio) producono un latte qualitativamente diverso, e questo accade perché la natura cerca di agevolare il nuovo nato anche a scapito delle riserve della madre, indipendentemente dalla sua dieta. Infine, dobbiamo aggiungere che i minerali e le vitamine eventualmente assunti come integratori non passano nel latte materno, oppure lo fanno in quantità minime e clinicamente non rilevanti.

Questi prodotti, quindi, non solo non possono contare su nessuna prova a sostegno della loro efficacia, ma, se prescritti di routine, risultano perfino dannosi, poiché tendono a minare l’autostima della madre, instillando in lei un dubbio circa la sua capacità di produrre latte sufficiente e di qualità per il bambino.

Attenzione alle pubblicità ingannevoli

«Studiato per supplementare l’apporto nutrizionale della donna durante l’allattamento al seno»; «Costituisce un valido supporto per un allattamento sereno e prolungato». Com’è possibile che, nonostante le attuali conoscenze scientifiche, siano questi i messaggi pubblicitari che si trovano solitamente cercando su Google, sfogliando riviste di settore o, peggio ancora, nelle sale d’aspetto dell’ospedale o del pediatra? Accompagnati per di più da immagini fuorvianti, che mirano a convincere dell’indispensabilità di tali prodotti.

Succede forse perché non esiste alcun controllo? No, non è questo il motivo. Infatti nel corso del tempo le varie associazioni di settore, prime tra tutte l’IBFAN (International Baby Food Action Network) e le autorità per la tutela del consumatore (quali l’Antitrust, lo IAP, Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria, e l’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), hanno più volte denunciato le pubblicità ingannevoli e le aziende produttrici sono state condannate a pagare multe di migliaia di euro. Il problema sta nel fatto che il fatturato di queste aziende è talmente alto che, nonostante le multe, possono continuare tranquillamente a investire in strategie di marketing sfrenato.

Cosa fare se c’è un problema

Se si guardano i dati statistici sulle cause di abbandono dell’allattamento, si nota che la prima motivazione è la percezione della madre di non avere abbastanza latte. Infatti, anche quando non esistono problemi reali e il bambino cresce bene, sia fisicamente sia nel suo sviluppo psicomotorio, sappiamo che, soprattutto nelle prime fasi, le mamme hanno bisogno di essere continuamente sostenute e di ricevere informazioni su come funziona l’allattamento e su come gestirlo. Se c’è, o si pensa che ci sia, un problema, la soluzione non può essere in nessun caso ricorrere a un integratore.

Il primo consiglio è quello di rivolgersi al proprio pediatra e/o a operatori competenti in allattamento, i quali sapranno valutare la storia della donna, come si svolge la poppata e la gestione dell’allattamento. È utile sapere che in molte città italiane esistono associazioni volontarie di “peer counsellors”, figure riconosciute a livello scientifico e internazionale che hanno ricevuto una formazione specifica sull’allattamento e che sono in grado di offrire un primo aiuto se necessario. Solo in rarissimi casi, dopo aver esaminato e rimosso tutte le possibili cause di ridotta produzione di latte, si potrà prendere in considerazione la prescrizione di un farmaco galattogogo, sotto stretta sorveglianza medica e per brevissimi periodi.

Il miglior integratore non è in commercio

Esiste però un galattogogo estremamente potente ed efficace, che tutte le madri hanno a disposizione, gratis e in ogni momento… il proprio bambino! È lui che, poppando quando e quanto vuole, farà in modo che la mamma produca tutto il latte che gli serve.

«Ecco che ci risiamo». E a me non resta che rispondere alla mamma di Marta: «Sa, signora, in realtà non esistono prove dell’efficacia di questi integratori, ma ci sono diversi parametri per valutare se l’allattamento procede per il verso giusto. Le va se ne parliamo insieme?».

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Natalia Camarda

pediatra, consulente professionale in allattamento IBCLC e insegnante di massaggio infantile AIMI, esegue consulenze specialistiche sull’allattamento per futuri genitori e neogenitori, aiutandoli a risolvere eventuali difficoltà prima e dopo la nascita, e in qualunque fase dell’allattamento.

Articolo pubblicato il 07/05/2020 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura AlekZotoff / iStock

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