Papà e allattamento: un ruolo da non sottovalutare

Se la mamma sa di non essere sola, e se eventuali difficoltà con le poppate non sono solo un suo problema ma una faccenda di famiglia, la stanchezza e i dubbi diventano subito meno pesanti. L’importanza della figura paterna, quindi, è fondamentale, e va ben oltre il ruolo di sostegno

Immagine per l'autore: Giorgia Cozza
Giorgia Cozza , giornalista e scrittrice
Papà abbraccia la sua compagna durante l'allattamento

«Quando la mamma allatta, il papà è escluso da una parte importante dell’accudimento del bebè, ma con la formula artificiale anche lui può vivere l’esperienza gratificante di nutrire il suo bambino». E nei casi in cui l’allattamento non decolla, alle mamme dispiaciute si ricorda che «almeno così anche il papà è contento, perché può dare il biberon al suo bambino». Tutte riflessioni, queste, che rappresentano lo specchio di una cultura diffusa, che fatica a restituire all’allattamento il suo posto e a riconoscerlo come la normale modalità di nutrire il neonato. Ma sono anche la dimostrazione di quanto poco sia compreso il fondamentale ruolo paterno quando si parla di allattamento.

Non solo biberon

«Per il papà è importante poter dare il biberon». Partiamo da qui, da questa considerazione che sicuramente viene espressa con le migliori intenzioni, e con l’idea di mostrare riguardo e attenzione nei confronti del padre. Però… Possiamo dirlo? Pensare che tutto quello che l’uomo può fare per contribuire al nutrimento del suo bambino sia reggere un biberon è veramente svilente. Il padre ha un ruolo importantissimo, fondamentale nel nutrimento del bambino. Laddove c’è un allattamento ben avviato che procede serenamente, la maggior parte delle volte c’è un papà presente, partecipe e coinvolto che ha saputo offrire il suo sostegno alla compagna. Ad allattare è la mamma, è vero, ma il padre può fare la differenza quando si tratta di assicurare al proprio bambino la migliore alimentazione possibile. E questa, sì, può essere una grande soddisfazione.

I benefici del latte materno

Oggi sono ormai universalmente noti i benefici di salute garantiti dal latte materno, nell’immediato e a lungo termine. Sappiamo che l’allattamento ha un effetto protettivo nei riguardi di infezioni respiratorie, infezioni gastrointestinali e otiti, favorisce lo sviluppo del cervello, riduce il rischio di sovrappeso e obesità infantile. Il bimbo allattato si ammala con minor frequenza e quando si ammala i sintomi sono generalmente meno intensi. Ma non è tutto. Recenti studi hanno riconosciuto al latte materno un effetto protettivo nei confronti di malattie croniche e autoimmuni, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e addirittura alcuni tipi di tumori infantili.

La consapevolezza di aver collaborato con la neomamma per assicurare il miglior inizio possibile al proprio bambino, per un papà vale sicuramente più di mille biberon offerti in prima persona. Favorire l’allattamento è anche un dono d’amore verso la propria compagna, poiché allattando si riduce il rischio di sviluppare il cancro al seno e alle ovaie.

Poppate: quando il papà fa la differenza

Nelle prime settimane successive alla nascita, la madre impara a sintonizzarsi sui segnali del bambino, ad accogliere i suoi bisogni e soddisfarli. È un periodo denso di emozioni, ma anche di dubbi e di stanchezza. La paura di sbagliare è sempre in agguato, e l’allattamento è spesso al centro dell’attenzione generale. Nella nostra società è comune la tendenza a mettere in dubbio le potenzialità della donna di nutrire il suo bambino: le si chiede se ha abbastanza latte, se è “buono” e se è nutriente. In particolare, i normali comportamenti del bambino, primo tra tutti il bisogno di poppare spesso, vengono interpretati come segnali di qualcosa che non va nel latte della mamma. Se il contesto è poco incoraggiante, poi, anche la più determinata delle madri rischia di andare in crisi, soprattutto se l’allattamento stenta ad avviarsi e si presenta qualche difficoltà iniziale.

In queste situazioni il padre diventa una figura fondamentale, che può davvero fare la differenza. Un neopapà ben informato, che ricorda alla sua compagna di possedere tutte le carte in regola per nutrire al meglio il proprio bambino, che la rassicura nei momenti di sconforto, che la incoraggia dicendole che supereranno ogni ostacolo insieme, può letteralmente “salvare” l’allattamento. Se la mamma sa di non essere sola, e che il neopapà crede in lei, se eventuali difficoltà con le poppate non sono un suo problema ma una faccenda di famiglia, la stanchezza e i dubbi diventano subito meno pesanti. Viceversa, si è visto che le critiche del papà possono essere determinanti per un’interruzione precoce delle poppate, perché si possono anche fare orecchie da mercante quando a parlare sono parenti e amici, ma la voce del proprio compagno ha tutt’altro peso per la donna.

Prendersi cura della madre

Poi, naturalmente, ci sono gli aspetti pratici. Molti bambini, nel periodo successivo alla nascita, trascorrono buona parte della giornata poppando: ciò significa che la neomamma trascorre buona parte della giornata allattando, senza potersi dedicare ad altro. Non è un caso se, in passato (e tuttora in altre culture), le donne della famiglia allargata si occupavano di gestire la casa, i pasti, le faccende, per dare modo alla neomamma di concentrarsi sull’allattamento. Oggi, però, molte coppie non hanno aiuti esterni su cui contare, e in questi casi tocca al papà prendersi cura della compagna. Chi era già abituato a partecipare attivamente alla gestione della casa dovrà solo intensificare il proprio impegno per un po’, e chi non era solito occuparsi della cena o del bucato avrà occasione di fare pratica. L’importante è mettersi in ascolto, accogliere i bisogni – pratici, ma soprattutto emotivi – della compagna, così come lei accoglie i bisogni del bambino.

Ci pensa papà

Una volta assodato che il papà ha un suo ruolo specifico nella buona riuscita dellʼallattamento, non possiamo trascurare gli altri gesti che fanno parte dellʼaccudimento di un bambino piccolo e che allʼuomo non sono affatto preclusi. Anzi! Ben venga lʼimpegno in prima persona del padre quando si tratta di cullare, cantare, cambiare pannolini sporchi, lavare sederini, fare il bagnetto, portare il piccolo a fare delle belle passeggiate allʼaria aperta…

Prendersi cura di un bebè non significa solo nutrirlo. Il bambino ha bisogno di contatto, di sentirsi protetto, di sguardi e di voce, e le braccia forti del papà sono perfette per soddisfare queste esigenze. Il papà può tranquillizzare un bimbo inquieto, farlo ridere, raccontargli storie e intonare canzoni buffe, e un giorno, quando il piccolo sarà cresciuto un po’, potrà incoraggiarlo a muovere i primi passi alla scoperta del mondo. Ogni padre può coltivare il suo specialissimo rapporto con il proprio bambino, e questo legame sarà un dono prezioso per entrambi.

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Giorgia Cozza

giornalista e scrittrice specializzata nel settore materno-infantile, è autrice di numerosi saggi per futuri e neogenitori (tra cui Bebè a costo zero, Benvenuto fratellino, I giochi più stimolanti e creativi, Allattare e lavorare si può) che sono diventati un punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all'estero, e di fiabe per bambini.

Articolo pubblicato il 07/05/2020 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Svetlana Ivanova / iStock

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