Nutrire con il biberon

Quando il bambino viene nutrito esclusivamente con una formula artificiale, entrano in gioco biberon e tettarelle: vediamo come orientarsi tra numerose offerte e come regolarsi con orari delle poppate e quantità, rispettando bisogni ed esigenze del bebè

Immagine per l'autore: Natalia Camarda
Natalia Camarda , pediatra e consulente IBCLC
Bambino viene nutrito con il biberon

Così come ci si pone moltissimi quesiti in merito alla gestione dell’allattamento, la stessa cosa accade quando, per qualche motivo, si rende necessario alimentare il proprio bambino con una formula artificiale. Come gestire le poppate? Quando dare il biberon? E quale biberon e tettarella scegliere? E molte altre domande ancora…

In tutti quei casi in cui la madre non può, non vuole allattare o passa per la strada dell’allattamento misto, la scelta di un sostituto dovrebbe ricadere dapprima sul latte materno tirato o donato, e poi, se ciò non fosse possibile, sulla formula artificiale (approfondiamo le differenze tra latte materno e sostituti in questo articolo), tenendo però presente che, anche in questa circostanza, vale la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di procedere all’inserimento di altri alimenti intorno ai 6 mesi di vita del bambino. Ma andiamo con ordine.

Biberon e tettarella

L’offerta di questi ausili è talmente vasta e diversificata che per i genitori la scelta può risultare davvero complicata; se si prova a fare un giro in un negozio che vende questi articoli, se ne esce più confusi che persuasi: biberon di vetro e di plastica (anti-reflusso o antisoffocamento), di forme e/o dimensioni differenti, con tettarelle ancora più diversificate nei materiali (caucciù o silicone), nelle tipologie e nelle caratteristiche: morbida o più rigida, a forma di petalo, che non collassa durante la suzione, con valvola anti-coliche, simile al seno materno… In realtà, fortunatamente, le cose sono più semplici di quanto non appaia. Proviamo a sintetizzare:

  • Se stiamo praticando un allattamento complementare (cioè l’allattamento materno con integrazioni di formula artificiale) o se dobbiamo offrire solo saltuariamente del latte materno tirato o una formula artificiale, allora l’utilizzo di biberon e tettarella non è consigliato: la tettarella “simile al seno materno” è, infatti, una trovata esclusivamente commerciale e infondata. Qualsiasi biberon e/o tettarella potrà interferire con l’allattamento, perché il modo meccanico di succhiare è completamente diverso dalla suzione naturale e può creare confusione e rifiuto del seno. In questi casi è consigliabile l’utilizzo di ausili diversi, come una tazzina o un bicchierino.
  • Se invece l’alimentazione del nostro bambino avviene esclusivamente con formula artificiale, allora è possibile utilizzare il biberon, ma non c’è alcuna dimostrazione oggettiva della superiorità di un modello rispetto a un altro. L’unica indicazione potrebbe essere di scegliere un biberon che sia semplice da pulire. Va ricordato che è sufficiente sterilizzare il biberon e le tettarelle una sola volta al giorno; in tutte le altre occasioni basta lavarli accuratamente con acqua e sapone e lasciarli asciugare capovolti su un panno pulito.

Come regolarsi con quantità e orari?

Quando si pensa alla formula artificiale, spesso si immagina un’alimentazione a orari prestabiliti con dosi fisse di latte, e risulta difficile anche solo ipotizzare l’esistenza di una modalità differente.

Proviamo a riflettere. Un neonato, che venga alimentato al biberon o al seno, “funziona” sempre allo stesso modo. Quindi, alimentarlo seguendo schemi rigidi e fissi sia in termini di orari sia di dosi, da rispettare come una prescrizione terapeutica, può esporlo a numerosi problemi. Innanzitutto, rischiamo di alterare quel meccanismo innato di fame/sazietà grazie al quale il bambino sa benissimo quando ha fame e quando è sazio. Inoltre, questa modalità predispone i genitori a forzare il bambino affinché mangi tutta la quantità prescritta (proprio come si fa, ad esempio, con una terapia antibiotica), rischiando quindi di dare dosi eccessive di cibo. Questi due fattori in sinergia, insieme alla mancanza della protezione fornita dall’allattamento, potrebbero associarsi al rischio di obesità infantile e di altre patologie correlate all’eccesso di peso.

Flessibilità e osservazione

È necessario, quindi, che i genitori inizino molto presto a osservare il bambino per sviluppare l’empatia e avviare una conoscenza reciproca, così da leggere i segnali che il piccolo invia quando è pronto per una poppata e offrire il pasto nel momento in cui mostra di aver fame, mantenendo flessibili gli orari e anche le quantità. Sono sempre i bambini a scegliere “quanto” mangiare: solitamente preferiscono piccole quantità molte volte al giorno, ma ogni bambino è diverso e ha le proprie esigenze. Infine, per capire se un bimbo ha mangiato a sufficienza, valgono gli stessi parametri usati con l’allattamento: lo stato di benessere generale, i pannolini bagnati di pipì (almeno sei in 24 ore, con urine limpide) e la crescita in peso e in lunghezza.

Come gestire una poppata?

I pasti non rappresentano soltanto il momento in cui il piccolo viene nutrito, ma sono ottime occasioni che la natura ci offre per favorire lo sviluppo del legame affettivo – attraverso la conoscenza reciproca – e lo sviluppo psicomotorio del bambino. In quest’ottica, è importante che la maggior parte delle poppate venga offerta da mamma o papà, specialmente nei primi tempi, e che si seguano questi pochi ma utili suggerimenti: 

  1. Offrite la poppata quando il bambino mostra segnali di fame precoci (tira fuori la lingua, apre la bocca e gira la testa alla ricerca del nutrimento).
  2. Cercate di creare un’atmosfera rilassante e tranquilla, tenendo il vostro bambino il più vicino possibile al vostro corpo (meglio ancora se pelle a pelle), guardandolo negli occhi.
  3. Il bambino dovrebbe essere tenuto in una posizione il più verticale possibile, sostenendogli la testa con la mano aperta alla base del collo.
  4. Strofinate appena la tettarella sulle labbra del piccolo, lasciando che sia lui ad attaccarsi attivamente.
  5. Il biberon andrebbe tenuto in posizione quasi orizzontale, inclinandolo quel tanto che basta a far sì che un minimo di latte arrivi al bambino. Non importa se la tettarella non è piena.
  6. Durante la poppata lasciate che il bambino faccia delle brevi pause, così come accade solitamente al seno.
  7. Dopo metà poppata (o a poppate alterne), è consigliabile cambiare il braccio con cui si sostiene il bambino: questo cambiamento di lato favorisce lo sviluppo psicomotorio e visivo.
  8. Ogni tanto, durante la poppata, bisogna provare ad allontanare il biberon dalla bocca del bambino per valutare il suo senso di sazietà.
  9. Non forzare il bambino a finire tutta la quantità di latte.
  10. Non lasciare mai da solo il bambino durante il pasto, per evitare il rischio di soffocamento. Tutto ciò renderà questa esperienza molto più piacevole e naturale sia per il bambino, che si sentirà ascoltato nei suoi bisogni, sia per il genitore, aumentando la sua competenza e il senso di autoefficacia.
Immagine per l'autore: Natalia Camarda
Natalia Camarda

pediatra, consulente professionale in allattamento IBCLC e insegnante di massaggio infantile AIMI, esegue consulenze specialistiche sull’allattamento per futuri genitori e neogenitori, aiutandoli a risolvere eventuali difficoltà prima e dopo la nascita, e in qualunque fase dell’allattamento.

Articolo pubblicato il 12/05/2020 e aggiornato il 03/04/2023
Immagine in apertura Daisy-Daisy / iStock

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