Parto orgasmico: cosa c’è di vero?

Trasformare l'esperienza del parto da dolorosa a orgasmica? Ne parliamo con due esperte e un'ostetrica, sfatando qualche mito

Immagine per l'autore: Rita Breschi
Rita Breschi , ostetrica
Primo piano di una donna che prova piacere

La variabilità nelle esperienze di parto delle donne (e perfino nelle diverse esperienze della stessa donna) è così elevata che ogni affermazione totalizzante non rende giustizia. Quella del parto orgasmico è un’esperienza che può essere raccontata come una curiosità, non come un modello standard o come un obiettivo da perseguire: bisogna stare attenti alle mitologie anche perché non esiste un parto migliore di un altro. Esiste una donna, un contesto relazionale, un contesto economico, culturale e sociale, un bambino che deve nascere, un contesto clinico, un contesto assistenziale. Lo standard da perseguire è quello che suggerisce l’OMS quando parla di esperienza positiva della nascita: a noi operatori il compito di aiutare tutto a funzionare al meglio nella situazione data.
Il concetto di nascita “orgasmica” è assai lontano dal parto doloroso che ci viene presentato spesso al giorno d’oggi. Abbiamo voluto saperne di più conversando con Elisabeth Davis (E.D.) e Debra Pascali Bonaro (D.P.B.), coautrici del libro Orgasmic birth.

Cosa si intende per nascita orgasmica?

E.D. Gli ormoni implicati nella nascita sono gli stessi implicati quando si fa l’amore e c’è anche un’importante stimolazione vaginale! Certe donne avvertono durante il parto le contrazioni tipiche dell’orgasmo, altre parlano di un diluvio di sensazione fisiche di eccitazione, che anche nel momento dell’espulsione vivono come un sollievo misto di estasi e di gioia: un’eccitazione intensa e irreprimibile, simile all’orgasmo. Ecco perché molte donne arrivano a descrivere le sensazioni legate alla nascita come se fossero orgasmiche.
Ho vissuto personalmente una nascita orgasmica nel ‘74, ma non ho osato parlarne a nessuno. Essendo un’esperta nel mio campo (E.D. è un’ostetrica di fama mondiale), temevo che la mia credibilità potesse soffrirne.

D.P.B. Anch’io ho conosciuto una nascita orgasmica nel 1988 che mi ha portato a realizzare un documentario sul tema.

Tutte le donne possano avere un parto orgasmico?

E.D. Sì, purché ogni eventuale trauma sessuale sia stato trattato in precedenza e l’ambiente e le persone presenti al parto ne favoriscano la fisiologia naturale. Più si è in buona salute, meno c’è bisogno di interventi che possano rendere impossibile la nascita orgasmica. È utile anche aver conservato una sessualità ricca con il partner e con sé stesse durante la gravidanza. Altri dettagli potete trovarli nel nostro libro.

Il parto orgasmico può avvenire anche in ospedale?

E.D. I parti vanno meglio se la mamma può disporre di un ambiente intimo. È una questione di ormoni; l’ossitocina, l’ormone secreto quando si fa l’amore e quanto si ha l’orgasmo, si trova in quantità dieci volte superiori durante un travaglio spontaneo o durante una nascita naturale che in altri momenti della vita. Ma se, a causa della paura o dell’ansia, cominciamo a produrre adrenalina, il livello di ossitocina diminuisce, il travaglio dura più a lungo e la reazione orgasmica è meno probabile. Tutto quello che stimola la corteccia cerebrale, la luce intensa, una conversazione futile o la sensazione di essere osservata, bloccano la produzione di ossitocina. Pensate alle circostanze migliori per fare l’amore e avrete anche un’idea dell’ambiente che può permettere una nascita orgasmica. Questo non significa che dottori, infermiere e ostetriche non possano essere presenti, ma che dovrebbero esserlo con discrezione e buona comprensione di una nascita fisiologica e delle reazioni ormonali.
Quando parliamo di nascita orgasmica, all’inizio le persone sono scettiche, curiose ed eccitate. Molte donne sono venute da noi per raccontarci le loro nascite e noi ne abbiamo parlato nel nostro libro.

Parto orgasmico: perché parlarne?

E.D. Più il livello di ossitocina della madre è elevato, più lo è anche quello del bambino. L’ossitocina aiuta a gestire lo stress che deriva dal parto e suscita legami profondi e potenti di attaccamento, essenziali per la salute nel post-partum e per la felicità di tutta la famiglia. Come ha scritto David Books sul New York Times qualche anno fa: «Mi concentrerei sulla crisi che affligge il nostro paese in termini di risorse: non si tratta del petrolio, ma piuttosto dell’ossitocina». Noi siamo d’accordo con lui, pensiamo che le donne e i bambini abbiano il diritto di conoscere una nascita ottimale. La nascita orgasmica è stata, forse, un segreto ben custodito perché i media ci hanno inondato di informazioni distorte, ma questo non significa che le donne non possano reclamare questo diritto per tutti i parti!

Parto e orgasmo... oggi

a cura di Alessandra Puppo, ostetrica

La teoria del “parto orgasmico” non è una novità: se ne era iniziato a parlare negli anni ’70 quando, sulla spinta del movimento femminista, tutto ciò che riguardava la nascita fu messo in discussione, dalla posizione per partorire, al ruolo ostetrico, alla presenza o meno del padre. Nel corso di questi 30/40 anni, anche grazie a quelle spinte, molte cose sono cambiate: forse non completamente e non ovunque nella gestione pratica del parto (in troppe sale parto persiste ancora “violenza” sul corpo – e sulla mente – delle donne) ma, certamente, tanto è cambiato nella conoscenza dei meccanismi fisiologici e nella teoria dell’assistenza. È proprio per questo che la netta contrapposizione tra “parto orgasmico” e “parto doloroso” che vide la luce negli anni ’70 non sembra adeguata a descrivere lo stato attuale delle cose. Le variabili sono diverse: molto contano lo stato d’animo con cui la partoriente affronta l’evento e la messa in atto di un’assistenza capace o no di offrire sostegno e rispetto. Quando il sostegno e il rispetto ci sono, ciò che viene poi raccontato dalle donne è un evento sì faticoso, doloroso, intenso, ma comunque positivo, che lascia più ricche, che è valso la pena affrontare. Non mi è mai capitato però di sentire raccontare di «una eccitazione intensa e irreprimibile, simile all’orgasmo». Non escludo che sia possibile, ma non è su queste eccezioni che ritengo si debba impostare il lavoro ostetrico. Vista com’è la situazione nella maggior parte dei punti nascita in Italia (continue inutili esplorazioni vaginali, posizioni obbligate, via vai di gente che chiacchiera degli affari propri, bambini sottratti ai primi abbracci della nascita per invasivi sondaggi in ogni cavità, luci, rumore, confusione, forzature dei normali tempi del travaglio…), oggi come oggi credo che, più che all’orgasmo, si debba puntare a cercare di dare alle donne e alle coppie la possibilità di un parto che sia un evento almeno soddisfacente, vissuto con consapevolezza e protagonismo, con rispetto dell’intimità e del valore emotivo che ogni nascita deve avere. Mi concentrerei a lottare per questo: offrire al maggior numero di donne possibile un parto che sia un ricordo cui tornare volentieri e non una brutta esperienza da dimenticare. Anche se dolorosa.

Immagine per l'autore: Rita Breschi
Rita Breschi

ostetrica, ha avuto una lunga esperienza lavorativa nel servizio pubblico, sia sul campo sia come ostetrica dirigente. In questa veste ha aperto il Centro nascita “Margherita”, struttura dedicata al parto naturale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, e lo ha diretto dal 2007 al 2014. È autrice di numerose pubblicazioni su riviste di settore, e del libro “Partorirai con amore”. È in pensione dal 2017.

Articolo pubblicato il 17/10/2018 e aggiornato il 26/10/2022
Immagine in apertura S_Chum / iStock

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