Reflusso gastroesofageo in gravidanza: che fare?

Durante la gestazione le donne possono soffrire di alcuni disturbi dovuti agli inevitabili cambiamenti fisici, uno dei quali è il reflusso gastroesofageo, che colpisce circa il 60% delle donne nel terzo trimestre di attesa

Giada Barbirato , ostetrica
Donna soffre di reflusso gastroesofageo in gravidanza

È straordinario il modo in cui il corpo della donna cambia nel corso della gravidanza: gli organi si spostano dalle loro sedi per fare spazio all’utero che cresce di mese in mese insieme al feto. Se da una parte questo processo risulta affascinante, dall’altro richiede una fase di adattamento che può comportare alcuni disturbi. Tra questi, il reflusso gastroesofageo in gravidanza, molto comune soprattutto nel terzo trimestre, può comparire come un lieve disagio fino a diventare in alcuni casi una patologia invalidante per la salute della donna.

Cos’è il reflusso gastroesofageo?

Il reflusso gastroesofageo si presenta quando i succhi gastrici implicati nel processo della digestione entrano in contatto con le pareti dell’esofago. Si genera quindi la cosiddetta “pirosi gastrica”, ovvero la spiacevole sensazione di fastidio-bruciore percepita nella zona retrosternale e nell’esofago. La patologia non causa danni pericolosi per l’organismo, ma può influire in modo anche invalidante sulla qualità della vita del soggetto. È una condizione che colpisce circa il 10-20% della popolazione generale almeno per un periodo della vita, ma questa percentuale aumenta in alcune situazioni particolari, tra cui appunto la gravidanza. 

Cause del reflusso in gravidanza

Uno studio condotto su circa 600 donne ha rilevato che la frequenza del sintomo è correlata all’epoca gestazionale: il 22% delle donne gravide ha dichiarato di soffrire di pirosi gastrica nel primo trimestre, il 39% nel secondo trimestre e il 72% nel terzo trimestre. Un altro studio riporta invece una prevalenza del 60% a partire dalla 31^ settimane fino al parto.

Ma perché spesso il reflusso gastroesofageo compare per la prima volta proprio durante la gestazione? La causa del reflusso in gravidanza nelle prime settimane sembra essere ricondotta al progesterone, uno degli ormoni prodotti prima dal “corpo luteo” (una ghiandola endocrina) e successivamente dalla placenta. L’ormone ha effetti sulla motilità dell’intestino, rallentando la digestione e favorendo fenomeni spiacevoli quali mal di stomaco, bruciore, nausea. Diminuendo la motilità intestinale, aumenta il tempo di svuotamento dello stomaco e anche la permanenza del cibo al suo interno, e viene così stimolata una maggiore produzione dei succhi gastrici che possono fuoriuscire all’interno dell’esofago.

La seconda causa è identificata nella crescita delle dimensioni dell’utero con il passare delle settimane gestazionali. L’utero crescendo va a comprimere le strutture anatomiche che si trovano vicine: stomaco e intestino risentono della pressione e diminuiscono la loro capacità di contenere il cibo. 

Sintomi tipici e atipici del reflusso in gravidanza

I sintomi tipici del reflusso gastrico in gravidanza sono:

  • pirosi gravidica, definita come bruciore dietro lo sterno che può irradiarsi fra le scapole fino alle orecchie;
  • reflusso acido gravidico, con percezione di liquido amaro in bocca.

Esistono poi dei sintomi atipici, che un medico competente può valutare e correlare alla esofagite in gravidanza previa esclusione di altre cause scatenanti, e sono:

  • difficoltà a deglutire, con sensazione di nodo alla gola;
  • nausea;
  • tosse;
  • difficoltà a dormire e disturbi del sonno con frequenti risvegli;
  • asma;
  • dolore al petto e al torace;
  • otite media;
  • singhiozzo.

Bruciore di stomaco in gravidanza: come prevenirlo

Molto spesso le mamme lamentano bruciore di stomaco in gravidanza, soprattutto quando l’utero aumenta in modo evidente il suo volume, e si chiedono preoccupate se questo sintomo sia o meno il campanello di allarme di una qualche patologia. Consultare il proprio medico è sicuramente importante per approfondire la causa di questo malessere, ma nella maggior parte dei casi il bruciore di stomaco in gravidanza è correlato proprio al reflusso gastroesofageo. Il rallentamento dei processi digestivi dovuti agli ormoni, il volume dell’utero e la fuoriuscita dei succhi gastrici nell’esofago possono infatti scatenare questo sintomo, soprattutto dopo i pasti principali. Le mamme possono stare tranquille: il bruciore non avrà conseguenze dirette sulla salute del bambino in utero; può però essere invalidante per la qualità della vita della donna durante la gestazione, in quanto influisce negativamente sul sonno, sull’alimentazione e sul benessere generale. Per prevenirlo è possibile adottare le stesse strategie utili per il reflusso gastroesofageo (cambiare le abitudini nello stile di vita e nell’alimentazione) o, nei casi più gravi, ricorrere all’assunzione di farmaci.

Rimedi per il reflusso in gravidanza

Secondo gli esperti, modificare il proprio stile di vita rappresenta un primo passo fondamentale per apportare benefici importanti sulla qualità della vita della gestante in generale. Lo stesso discorso vale anche per il reflusso gastrico in gravidanza.
Oltre a queste accortezze e ai cambiamenti concreti quotidiani, esistono anche una serie di rimedi naturali per il reflusso in gravidanza. Le abitudini di vita che possono ridurre il bruciore all’esofago in gravidanza sono spesso i metodi più sicuri per madre e bambino e comprendono alcune indicazioni semplici:

  • cibarsi con più frequenza e facendo pasti piccoli, masticando lentamente ed evitando di bere in modo eccessivo mentre si mangia;
  • evitare di mangiare in prossimità del sonno e di sdraiarsi subito dopo aver consumato il pasto (l’attesa consigliata è di almeno un’ora per favorire la digestione);
  • dormire in posizione reclinata e non supina o sul lato destro, poiché in queste posizioni i succhi gastrici trovano meno ostacoli per arrivare all’esofago (in questo articolo abbiamo spiegato come dormire bene in gravidanza);
  • mantenere uno stile di vita sano facendo una leggera attività fisica;
  • evitare il fumo, che può irritare lo stomaco e aumentare la gastrite e la pirosi gravidica;
  • seguire un’alimentazione specifica per contrastare il reflusso.

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Tra i rimedi naturali per il reflusso in gravidanza, l’assunzione di zenzero, estratti o tisane di camomilla, semi di lino e aloe.
Lo zenzero, secondo alcuni studi, oltre a ridurre la nausea è un ottimo rimedio contro l’acidità di stomaco, e si può mangiare sia fresco sia secco in polvere; l’importante è non esagerare con l’assunzione di questo alimento, poiché non ci sono dati sulla quantità limite per la sicurezza della salute del feto. 

Gastrite in gravidanza: cosa mangiare?

«Non so più cosa mangiare per il reflusso in gravidanza, ho mal di stomaco continui».
Un’alimentazione varia ed equilibrata è alla base di un buono stile di vita in gravidanza, a maggior ragione nel caso di disturbi come quello della gastrite. Detto ciò, esistono dei cibi “nemici” da evitare assolutamente per non scatenare il bruciore all’esofago in gravidanza: cioccolato, cibi grassi, cibi piccanti, cibi acidi come agrumi e prodotti a base di pomodoro, fagioli e piselli, menta, alcol, bevande gassate e a base di teina e caffeina.

È inoltre utile non mangiare alimenti pesanti, molto unti o molto proteici, e incrementare l’assunzione della vitamina B1 e B2 attraverso l’alimentazione per controllare meglio l’acidità. Cibi contro il reflusso in gravidanza sono: uova, ananas fresco, nocciole, lievito di birra, grano saraceno.

Farmaci per il reflusso in gravidanza

I professionisti della salute dovrebbero informare le donne in gravidanza sull’esistenza di metodi farmacologici e sull’importanza di valutare il loro utilizzo con attenzione, in sicurezza per la madre e per il bambino. Il cambiamento delle abitudini nello stile di vita e i rimedi naturali dovrebbero rappresentare una prima scelta, tuttavia non sempre questi accorgimenti sono sufficienti. I farmaci per il reflusso in gravidanza generalmente prescritti dai medici sono i farmaci antiacidi, che contrastano l’ambiente acido generato dai succhi gastrici a livello dell’esofago e dello stomaco. Tra questi vi sono:

  • calcio carbonato e magnesio carbonato;
  • idrossido di alluminio e idrossido di magnesio;
  • sodio bicarbonato.

Alcuni studi hanno valutato l’utilizzo di altre categorie di farmaci: gli antistaminici anti-H2 ad azione competitiva (con l’istamina per i recettori H2 delle cellule parietali gastriche) e gli inibitori della pompa protonica.
Le Linee Guida della gravidanza fisiologica emanate dal Ministero suggeriscono cautela: i trattamenti farmacologici sono efficaci, ma non si hanno informazioni abbastanza esaustive sulla loro sicurezza in gravidanza.

Giada Barbirato

Ostetrica e giornalista scientifica, lavora attualmente nella Sala Parto dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, dove si occupa dell’assistenza al travaglio e al parto fisiologici e dell’assistenza neonatale e nel puerperio.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 11/08/2021 e aggiornato il 02/01/2024
Immagine in apertura nd3000 / iStock

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