Scuola: valorizziamo le potenzialità dei bambini

Genitori e insegnanti possono contribuire a rafforzare il potenziale straordinario e unico di ogni bambino adattando il proprio intervento alle caratteristiche del singolo

Valentina Sartoris , Pedagogista
Bambino gioca con il pallottoliere a scuola

Capita spesso che dietro alle difficoltà scolastiche si nascondano disturbi di apprendimento o altre cause non legate alla negligenza o alla svogliatezza del bambino: in questi casi è importante essere consapevoli che i risultati finali dipendono dalla collaborazione tra i vari contesti in cui vive il piccolo. Rendere il bambino soddisfatto e appagato di sé, consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, determinato ad affrontare la vita con entusiasmo, curiosità e desiderio di imparare saranno gli obiettivi da raggiungere attraverso l’incoraggiamento e il riconoscimento dell’impegno da parte di genitori e insegnanti.

Le abilità del bambino

Spesso il bambino è il primo a percepire le proprie difficoltà scolastiche e di apprendimento con un disagio emotivo che può avere ripercussioni negative sia sulla sua autostima sia sulla formazione della sua personalità. Di fronte a cento persone che gli dicono che è stato bravo, un bambino con scarsa autostima crederà all’unica persona che gli ha detto che poteva fare di più.
Per aiutarlo a essere consapevole delle proprie imperfezioni, è importante riconoscere e valorizzare le sue abilità. Vediamo come.

Sostegno e comprensione

Per sostenere il bambino, possiamo:

  • instaurare un dialogo basato sull’ascolto attivo e sull’empatia;
  • promuovere nel bambino la consapevolezza delle proprie caratteristiche cognitive (il suo modo di imparare), osservando insieme sia i punti di forza sia le debolezze;
  • fornirgli situazioni nelle quali possa sperimentare le proprie abilità e i propri limiti, non solo in ambito scolastico ma in ogni settore della vita;
  • favorire lo sviluppo dell’autonomia personale;
  • fargli acquisire la consapevolezza che il voto non rappresenta un giudizio sulla persona ma una valutazione su una specifica attività didattica, in modo che possa migliorare la percezione della propria competenza (atteggiamento che si ripercuoterà positivamente in ogni ambito della sua vita).

Anche l’ambiente in cui il bambino cresce deve aiutarlo ad affrontare la realtà senza fraintendere le difficoltà che incontra: deve sentirsi capito e aiutato in ogni contesto, e ciò avviene quando le persone che si prendono cura di lui condividono obiettivi e strategie comuni.

Proprio perché ogni bimbo è unico, irripetibile e speciale nella sua soggettività, non esiste una “ricetta” giusta e universale per tutti. Ogni strategia di aiuto deve essere dunque adattata alle caratteristiche individuali del singolo bambino e non viceversa.

Successi e insuccessi scolastici

Ognuno di noi motiva i propri successi e insuccessi in modo diverso (in psicologia si parla di “stile attributivo”). Esistono diversi “stili”, vediamoli in sintesi:

  • stile negatore”: il successo è dovuto all’abilità e l’insuccesso a cause esterne;
  • stile abile”: il successo è dovuto all’abilità e l’insuccesso alla mancanza di abilità;
  • stile pedina”: sia il successo sia l’insuccesso sono dovuti a cause esterne;
  • stile depresso”: il successo è dovuto prevalentemente a cause esterne e l’insuccesso alla mancanza di abilità;
  • stile impegno strategico”: il successo è attribuito all’impegno e l’insuccesso alla mancanza di impegno.

Responsabili in prima persona

Per un corretto sviluppo dello “stile impegno strategico”, particolarmente funzionale all’apprendimento scolastico, è importante che il bambino impari a riconoscere il proprio impegno come causa principale dei suoi successi e insuccessi. Già a partire dalla scuola dell’infanzia, genitori e insegnanti possono abituarlo quotidianamente, dopo ogni compito e attività, a essere responsabile in prima persona di quanto gli accade. Tutto ciò attraverso un atteggiamento di empatia e dialogo che può aiutarlo a riflettere sul lavoro svolto e a sviluppare la consapevolezza che il successo dipende in gran parte da lui. I bambini più piccoli o con disturbi di apprendimento o altre difficoltà potrebbero non cogliere questa relazione tra impegno, comportamento e prestazione, e bisogna dunque insegnarglielo.

Un tutor per i compiti

Spesso sono i genitori ad aiutare quotidianamente i bambini nei compiti a casa, ma di fronte a bambini con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o difficoltà scolastiche, è consigliabile delegare questa attività a una persona esterna al nucleo familiare. Questo per evitare particolari dinamiche relazionali tra genitore e figlio (giudizi, aspettative, perdita di fiducia e stima, ecc.) che possono influenzare negativamente la percezione che il bambino ha di sé.

Affidare il lavoro scolastico a una persona esterna all’ambiente familiare e competente porterà benefici sia al bambino sia a mamma e papà: il tutor lavorerà insieme al bambino con obiettivi chiari, precisi e definiti, senza le ansie che affliggono i genitori sulle cause del problema di apprendimento. Inoltre, l’esperto presterà attenzione a tutti gli aspetti legati all’apprendimento, valorizzando il bambino per ciò che riesce a svolgere, sostenendolo positivamente e dando valore anche al suo impegno e alla sua motivazione.

Articolo pubblicato il 26/11/2018 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura 123ducu / iStock

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