Sostenersi tra mamme, anche in pandemia

Le neomamme attraversano spesso momenti di dubbio e sconforto. Un aiuto importante può arrivare dalle associazioni di “mamme alla pari”, che mettono a disposizione le loro competenze per sostenere altre donne alla ricerca di informazioni e consigli, ma anche solo di condivisione

Immagine per l'autore: Giorgia Cozza
Giorgia Cozza , giornalista e scrittrice
primo piano di una neomamma con il suo bambino

In una società poco amica di mamme e bambini, è nella solidarietà da mamma a mamma che tante neomadri hanno trovato sostegno e incoraggiamento. Gruppi di auto-aiuto, associazioni, mamme peer garantiscono alle donne che stanno vivendo l’esperienza della maternità informazioni, occasioni di incontro e condivisione. Un supporto che non è venuto a mancare in questo momento storico difficile, grazie all’aiuto della tecnologia che ha permesso di continuare a “incontrarsi”, almeno virtualmente. 

Neogenitori tra stereotipi e realtà

Un tempo c’era la famiglia allargata, e ogni donna aveva la possibilità di prendere confidenza con i gesti dell’accudimento sin da bambina, osservando la mamma che si prendeva cura dei fratelli minori, la zia dei cuginetti, la vicina che allattava in cortile o sulla soglia di casa. 

Dalla seconda metà del secolo scorso la società è cambiata profondamente, c’è stato il boom della formula artificiale e si è cominciata a produrre una mole crescente di accessori e gadget per il bebè. Si è radicato lo stereotipo del “bambino bravo”, quello che mangia (in orari prestabiliti), dorme (nella sua culla, preferibilmente tutta la notte) e nel resto del tempo sorride beato dalla sua sdraietta/carrozzina/palestrina. Uno stereotipo a cui spesso, quando non si ha esperienza di bimbi piccoli, si tende a credere, per poi scoprire che la realtà è ben diversa. Perché quando il bambino nasce non sa nulla di orari, accessori, gadget: quello che cerca con forza e convinzione è solo… la sua mamma. Contatto, vicinanza, rassicurazione.

Ed ecco che di fronte al piccolo che cerca le braccia del genitore scattano subito i consigli e i giudizi del resto del mondo, per cui il bambino «è viziato», «ha preso la cattiva abitudine delle braccia», «deve imparare a stare giù» [1] .  Il risultato? Incertezze e dubbi dei genitori, che si chiedono perché il loro bambino si svegli di notte, abbia un intenso bisogno di vicinanza, e per quale motivo le poppate siano tanto numerose… Stanno sbagliando qualcosa? Il loro bambino è “strano”?

Trovare risposte nella condivisione

La saggezza popolare ci insegna che per crescere un bambino serve un intero villaggio. Oggi quel villaggio è perduto, le madri sono spesso sole, la famiglia si riassume nella coppia, e quando si è sole i dubbi e la fatica pesano molto di più. Anche laddove sono presenti nonne o zie, di frequente la loro esperienza è diversa da quella delle neomamme, poiché negli ultimi decenni le consuetudini di maternage sono cambiate. È il caso ad esempio dell’allattamento: molte donne che sono diventate madri tra gli anni Sessanta e Ottanta non hanno nutrito al seno, o lo hanno fatto per un periodo breve (per lo più a causa delle indicazioni scorrette ricevute, che rendevano impossibile far funzionare l’allattamento), e così non possono condividere il proprio vissuto con le figlie e le nuore. 

E allora dove trovare risposta a tutti i dubbi tipici dei primi tempi successivi alla nascita? Per molte mamme la soluzione sono state le loro “pari”, ovvero altre mamme che hanno creato associazioni e gruppi di auto-aiuto per consentire alle donne di incontrarsi, confrontarsi, condividere esperienze e conoscenze. Un circolo virtuoso di sostegno, dove ogni mamma riceve e allo stesso tempo dona qualcosa alle altre. Un’occasione preziosa per scoprire che le difficoltà e i timori sono comuni, che anche gli altri bambini si svegliano spesso, poppano molte volte al giorno, di sera a volte piangono, da soli non dormono bene. E che anche le altre mamme, pur essendo perdutamente innamorate dei loro piccoli, certi giorni si sentono stanchissime e certi giorni, magari, hanno un po’ voglia di piangere. 

Un aiuto prezioso per l’allattamento

Allattare è un gesto naturale, sì, ma non sempre risulta facile e immediato. Servono informazioni corrette per partire con il piede giusto e prevenire o superare eventuali difficoltà iniziali. L’allattamento è forse l’esempio più significativo delle grandi potenzialità del supporto “da mamma a mamma”. Pensiamo a La Leche League, un’organizzazione internazionale di volontariato nata nel 1956 negli Stati Uniti, dall’idea di sette mamme desiderose di aiutare altre madri ad allattare i loro bambini. Dalla prima riunione nel salotto di una delle fondatrici, l’associazione è cresciuta fino a raggiungere settantadue nazioni, garantendo sostegno a migliaia di donne in tutto il mondo. 

Negli ultimi anni, per iniziativa delle mamme, dal Nord al Sud Italia sono state create tante nuove associazioni che hanno contribuito alla diffusione delle necessarie conoscenze in tema di allattamento, offrendo informazioni sulla gestione delle poppate, sia nei mesi iniziali sia al momento dei primi assaggi di cibo solido, e dopo il primo anno del bambino. Si tratta di informazioni preziose, dato che nella nostra società sono ancora decisamente diffusi falsi miti e pregiudizi che mettono in dubbio la capacità della madre di nutrire il suo bambino («Sei sicura di avere abbastanza latte?») e le caratteristiche nutritive del latte stesso («Sei sicura che sia nutriente?», «Dopo i primi mesi diventa acqua!»). 

Le donne si stanno riappropriando di questo gesto antico quanto il mondo, aiutandosi tra loro: la solidarietà tra donne sta colmando quel vuoto di informazioni e sostegno che ha determinato la conclusione precoce di tanti allattamenti. 

L’auto-aiuto al tempo della COVID-19

L’emergenza sanitaria ci ha colti di sorpresa, travolgendo certezze e abitudini consolidate. A pagare un prezzo molto alto sono state proprio le future neomamme che si sono trovate ad  accogliere il loro bambino in una situazione di grande preoccupazione e smarrimento generale. Future madri sole alle visite di controllo, sole in occasione delle ecografie e, purtroppo, in molti casi sole anche durante il travaglio e il ricovero in ospedale. 

Organizzare incontri non era più possibile, ma le associazioni, in tempi veramente rapidi, sono riuscite a “reinventarsi” per continuare a stare accanto alle nuove mamme ancor più bisognose di sostegno. 

Incontri per neomamme e conferenze con esperti si sono “trasferiti” online, grazie alle piattaforme digitali che consentono la partecipazione di decine di donne. Ed ecco sullo schermo tanti volti, mamme con bambini in braccio o al seno, sorrisi, e la voglia di aiutarsi ancora, distanti fisicamente eppure vicine.

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Giorgia Cozza

giornalista e scrittrice specializzata nel settore materno-infantile, è autrice di numerosi saggi per futuri e neogenitori (tra cui Bebè a costo zero, Benvenuto fratellino, I giochi più stimolanti e creativi, Allattare e lavorare si può) che sono diventati un punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all'estero, e di fiabe per bambini.

Note
[1] Giorgia Cozza, Scusate, ma la mamma sono io!, Ultra Edizioni, Roma, 2016
Bibliografia
Articolo pubblicato il 19/02/2021 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura damircudic / iStock

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