Antibiotico ai bambini, istruzioni per l’uso

L’antibiotico è utile solo per le infezioni batteriche, mentre è completamente inefficace e può essere addirittura dannoso quando l’infezione è causata da virus. Vediamo nel dettaglio come funzionano questi farmaci, in quali casi vengono prescritti dal pediatra e perché è importante assumerli rispettando tempi ben precisi

Irene Campagna , medico e comunicatrice scientifica
mamma con bambino malato curato con antibiotico

«Mio figlio ha mal di gola, forse conviene dargli l’antibiotico?». Somministrare antibiotici ai bambini senza aver consultato prima il pediatra può essere inutile se non addirittura dannoso. Questi farmaci, preziosissimi in caso di infezioni batteriche, non funzionano infatti contro funghi e virus e, come tutte le medicine, possono avere importanti effetti collaterali.

Ma come capire quando serve l’antibiotico ai bambini? Spieghiamo tutto in questo articolo.

Quando servono gli antibiotici ai bambini?

Gli antibiotici uccidono i batteri o ne arrestano la replicazione, e sono quindi utili solo quando i sintomi sono effettivamente causati da questi microrganismi. Ecco perché non ha senso dare un antibiotico al bambino in caso di febbre, raffreddore, vomito o diarrea. Questi disturbi, infatti, nella maggior parte dei casi non sono originati da batteri, bensì da virus, e richiedono una terapia con paracetamolo o ibuprofene per contrastare i dolori e l’aumento della temperatura.

Se però la febbre dura molti giorni, la tosse è molto fastidiosa o compaiono altri sintomi, è opportuno rivolgersi al pediatra, il quale valuterà la probabilità che si tratti o meno di un’infezione batterica. Per capire ciò, solitamente al medico basta un’analisi dei sintomi nel corso della visita, ma talvolta può essere necessario prescrivere alcune analisi specifiche (ad esempio la coltura delle urine o i tamponi faringei) per identificare con certezza il batterio responsabile.

Quando servono gli antibiotici: un esempio

Prendiamo come esempio le infezioni dell’orecchio medio (la cavità posta tra la membrana del timpano) e dell’orecchio interno (il compartimento più profondo dell’orecchio). Anche queste sono spesso provocate da virus, per cui non sempre occorre l’antibiotico, che sarà invece prescritto dal pediatra in caso di otiti batteriche. Queste sono dolorose, possono provocare febbre alta che fatica a scendere ed essere accompagnate da secrezioni.  

Nei neonati le otiti sono spesso batteriche, causate ad esempio da Escherichia coli e Staphilococcus aureus, mentre nei bambini al di sotto dei 14 anni i microrganismi più comuni sono le Streptococcus pneumoniae, Moraxella catarrhalis e Haemophilus influenzae. Fare questa distinzione è importante, in quanto batteri diversi vengono sconfitti da antibiotici diversi. Ogni antibiotico ha infatti un suo spettro d’azione, è in grado cioè di eliminare un gruppo più o meno ampio di batteri. Dare al bambino un antibiotico qualunque, perché è quello che si ha a disposizione, non solo può risultare inefficace, ma espone anche alla comparsa di possibili effetti collaterali. 

In caso di otite è importante far visitare il bambino dal pediatra che deciderà l’opportunità di ricorrere all’antibiotico, e nel caso consiglierà il farmaco più idoneo, le dosi corrette e i tempi di assunzione. Non usare l’antibiotico in caso di otite batterica o farlo in maniera scorretta può essere pericoloso, poiché l’infezione potrebbe andare incontro a gravi complicazioni come una meningite o diventare cronica, con possibili danni permanenti all’udito. 

Come utilizzare gli antibiotici con i bambini?

Quando il bambino assume l’antibiotico è importante rispettare tempi ben precisi; non ci si deve preoccupare se lo scarto è di poche decine di minuti, ma ritardare una dose di qualche ora (magari per non svegliare il piccolo che dorme) significa lasciarlo “scoperto”.
Nel momento in cui si inizia una cura antibiotica, infatti, il farmaco entra nel circolo sanguigno pian piano, fino a raggiungere un picco e poi calare. Se si aspetta troppo tempo per prendere una nuova dose, la concentrazione di antibiotico nel sangue scende e i batteri ne approfittano per crescere e replicarsi. Viceversa, se si assume una dose troppo presto, questa non aumenterà l’efficacia. Conviene quindi predisporre un promemoria sul cellulare per non dimenticarsi di dare la medicina al bambino. 

Gli effetti degli antibiotici sono visibili entro 72 ore dall’inizio della terapia. Se trascorso questo tempo non si notano miglioramenti, è opportuno contattare nuovamente il pediatra.
Anche se i sintomi scompaiono e il bambino inizia a stare meglio è importante non terminare la terapia prima dei tempi stabiliti dal medico, poiché:

  • potrebbero non essere stati eliminati tutti i batteri, quindi i sintomi potrebbero ricomparire;
  • interrompendo la terapia si favorisce la selezione di batteri resistenti (antibioticoresistenza).

L’antibioticoresistenza è, purtroppo, un fenomeno in crescita e una pericolosa minaccia per la salute pubblica. Soprattutto negli ospedali o nelle strutture per gli anziani, sono frequenti le infezioni da parte di batteri contro i quali solo pochissimi antibiotici sono efficaci.

Le infezioni batteriche si possono prevenire?

Mentre i vaccini contro Haemophilus influenzae, pneumococco e meningococchi consentono di prevenire polmoniti, meningiti e otiti provocati da questi batteri, assumere antibiotici a scopo preventivo non è raccomandato, salvo in alcuni casi particolari.
Se ad esempio un bambino viene morso da un cane, il pediatra potrebbe consigliare un antibiotico per evitare che la ferita si infetti. Oppure se il piccolo deve essere sottoposto a un’indagine invasiva, gli antibiotici potrebbero essere prescritti per scongiurare un possibile contagio durante la procedura. 

Anche i bambini più vulnerabili per deficit del sistema immunitario potrebbero dover seguire delle terapie antibiotiche preventive per evitare infezioni gravi.

Somministrare antibiotici ai bambini è pericoloso?

L’assunzione di antibiotici comporta delle controindicazioni per i bambini? Questi farmaci, se assunti correttamente, sono efficaci e sicuri ma, come tutti, possono provocare alcuni effetti collaterali. I principali sono:

  • Disturbi gastrointestinali. Diarrea, vomito, nausea, dolore addominale, perdita dell’appetito sono l’effetto collaterale più comune e si verificano in una persona su 10. Gli antibiotici infatti non eliminano solo i batteri “cattivi”, ma anche quelli “buoni” che abitano nel nostro intestino (il microbiota) e contribuiscono ai processi di digestione. Si tratta di disturbi di breve durata che, in genere, si risolvono spontaneamente. Assumere probiotici al termine della terapia può aiutare a ricostruire il microbiota.
  • Infezioni da candida. Questo fungo vive abitualmente sulla nostra pelle in equilibrio con altri microrganismi. L’antibiotico, eliminando i batteri, altera questo equilibrio, favorendo la proliferazione della candida nel cavo orale (il cosiddetto “mughetto”) o sulla pelle, in particolare nelle zone più calde e umide, dove provoca una dermatite chiamata “da pannolino”.
  • Reazioni allergiche. Si possono verificare reazioni lievi come l’orticaria (la comparsa di lesioni pruriginosi sulla pelle) o gravi (molto rare), come la difficoltà respiratoria o il calo della pressione fino allo shock anafilattico;
  • Aumento della sensibilità alla luce. Questo fenomeno può verificarsi dopo l’assunzione di alcuni antibiotici particolari (tetracicline, sulfonamidi e fluorochinoloni) e determina la comparsa di macchie dopo l’esposizione alla luce solare. Quando si assumono questi antibiotici è quindi meglio evitare di esporsi alla luce diretta del sole ed è sempre raccomandato l’uso di creme con elevato fattore di protezione.
  • Dolori muscolari e/o articolari. Sono un rarissimo effetto collaterale dei fluorochinoloni, che possono anche provocare problemi al sistema nervoso e cardiaco.
  • Tossicità renale, perdita dell’udito e movimenti oculari involontari (nistagmo). Sono tra i rari e gravi effetti avversi degli aminoglicosidi.

È bene precisare che gli antibiotici il cui uso comporta i rischi più gravi sono in genere utilizzati solo in ambito ospedaliero per trattare infezioni severe. Se l’antibiotico prescritto al bambino provoca qualche disturbo, prima di interrompere il trattamento è bene consultare il pediatra, che indicherà come procedere.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 13/05/2022 e aggiornato il 22/12/2022
Immagine in apertura FamVeld / iStock

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