Otite: tutto quello che c’è da sapere

Otite esterna, otite media acuta, otite media acuta ricorrente e otite media con essudato. È bene saper distinguere tra queste varie forme di infezione dell’orecchio, ognuna delle quali comporta sintomi diversi dalle altre e differenti trattamenti

Immagine per l'autore: Vincenzo Calia
Vincenzo Calia , pediatra e fondatore di Uppa
Dettaglio dell'orecchio di un bambino con otite

L’otite è un’infiammazione dell’orecchio molto frequente nei bambini. Per l’esattezza, più che parlare di “otite” bisognerebbe parlare di “otiti”, perché questa infiammazione si può presentare in forme differenti e può interessare parti diverse dell’orecchio. Scopriamo nel dettaglio le varie forme in cui si presenta e quali sono le domande più frequenti a seconda del tipo di infezione.

Otite nei bambini e nei neonati

Il mal d’orecchio è un sintomo ricorrente soprattutto fra i più piccoli e nei neonati. In circa il 75% dei casi l’otite viene entro i primi 10 anni, anche se spesso il primo episodio si manifesta prima dei 2 anni. L’otite rappresenta una delle prime cause di ricorso alle cure del pediatra.

Struttura dell’orecchio

L’orecchio si divide in tre parti:

  • orecchio esterno, ovvero il padiglione auricolare e il condotto uditivo, quel canale un po’ tortuoso che dal padiglione si spinge all’interno del cranio e finisce con la membrana del timpano;
  • orecchio medio, che sarebbe la piccola cavità che sta dietro al timpano e che comunica con il naso attraverso un sottilissimo tubicino;
  • orecchio interno, che, situato in profondità nelle ossa del cranio, contiene l’organo dell’equilibrio e il delicato meccanismo che trasforma le vibrazioni del timpano in suoni e rumori.

L’infiammazione (otite) può interessare l’orecchio esterno (otite esterna) o l’orecchio medio (otite media).

Otite esterna

Si tratta dell’infiammazione della pelle che riveste il condotto uditivo. Provocata in genere da batteri o funghi e favorita dall’ambiente umido, viene di solito in estate, quando si fanno frequenti bagni al mare e in piscina. [1]

Quali sono i sintomi dell’otite esterna?

I sintomi sono soprattutto il dolore, in genere preceduto dal prurito, la percezione “ovattata” dei suoni e, più raramente, la presenza di secrezione e/o sangue nel condotto uditivo. Il dolore è in genere molto forte e si accentua toccando e anche solo sfiorando il padiglione auricolare.

Come si fa la diagnosi?

Se un bambino è al mare o frequenta una piscina e improvvisamente avverte un forte dolore all’orecchio, il pediatra sospetterà subito un’otite esterna. L’esame del condotto uditivo con un otoscopio confermerà la diagnosi.

Come si cura?

I rimedi per questo tipo di otite sono farmaci da applicare a livello locale: antibiotici, antifungini, cortisone e anestetici in gocce da applicare più volte al giorno. La somministrazione di un antibiotico per bocca non è indicata, perché inefficace, ma può essere utile un antidolorifico (Paracetamolo o Ibuprofene) se il dolore non si calma per effetto delle gocce auricolari.

Si può prevenire?

L’unica prevenzione possibile sarebbe quella di evitare i bagni al mare e in piscina, il che, considerando la banalità di questa patologia, rappresenterebbe una privazione ingiustificata.

L’otite esterna è contagiosa?

No, l’otite esterna non è una malattia contagiosa e non si trasmette da un soggetto all’altro.

Durata

La terapia può far effetto dopo diversi giorni, anche una settimana o più.

Secrezione da otite esterna
Secrezione da otite esterna

Otite media

Si tratta dell’infiammazione dell’orecchio “medio”, ovvero quella minuscola cassa di risonanza che trasforma le vibrazioni del timpano in suoni e rumori da trasmettere al cervello.
Per capire come si arriva a questa infezione bisogna considerare che l’orecchio medio è in comunicazione diretta con il naso e le vie respiratorie mediante un sottilissimo canale che si chiama “Tuba di Eustachio”. Il naso e le vie respiratoria, soprattutto nei bambini più piccoli, sono soggetti a frequenti infiammazioni, più che altro durante il periodo scolastico; i batteri e i virus che causano queste infezioni passano facilmente nell’orecchio medio attraverso le Tube di Eustachio.

Come evolve un’otite media?

Il più delle volte l’otite guarisce da sola, altre volte occorre curarla con un antibiotico che fa effetto in pochi giorni. Qualche volta però l’infiammazione “sfoga” all’esterno: il muco e il pus fuoriescono attraverso una perforazione del timpano, fenomeno non grave e che, anzi, provoca l’immediata fine del dolore e facilita il processo di guarigione. Il timpano, infatti, non è che un pezzetto di pelle e, come tutta la cute che riveste il nostro organismo, se si rompe in un punto tende a richiudersi e a cicatrizzarsi (è ciò che accade in un’otite perforante).

Cosa “non” bisogna fare per curare l’otite?

Non bisogna somministrare antistaminici, mucolitici per bocca o per aerosol, gocce decongestionanti nasali o gocce auricolari: tutti questi farmaci sono assolutamente inefficaci. Assolutamente inutile risulta anche coprire l’orecchio malato con cappellini e sciarpe: l’infiammazione proviene dall’interno del cranio e non dipende dalla temperatura esterna.

L’otite media è contagiosa?

No, l’otite media non è una malattia contagiosa in quanto non si trasmette da un soggetto all’altro. Tuttavia il raffreddore comune e le infezioni respiratorie sono contagiose e si diffondono velocemente nelle comunità scolastiche.

Può dare delle complicazioni?

Un’otite media ben curata con l’antibiotico giusto, dato al giusto dosaggio e per un periodo adeguato, guarisce praticamente sempre senza conseguenze, ma in qualche raro caso comporta delle complicazioni: l’infezione può passare dall’orecchio medio alle meningi e dare il via a una meningite, oppure a una mastoidite se invece si trasmette alla mastoide, una sporgenza ossea dietro il padiglione auricolare che presenta delle piccole cavità comunicanti con l’orecchio medio. In questi casi è necessario ricoverare il bambino in ospedale.

Schematicamente possiamo dire che ci sono tre tipi di otite media: l’Otite Media Acuta, l’Otite Media Acuta Ricorrente e l’Otite Media Essudativa (chiamata anche comunemente “otite catarrale”). Vediamole nel dettaglio.

Otite media acuta

È l’improvvisa infiammazione dell’orecchio medio con la presenza al suo interno di catarro o pus (otite purulenta).

Quali sono i sintomi dell’otite media acuta?

I sintomi più importanti sono il dolore, la febbre e la fuoriuscita di liquido dall’orecchio, ma l’otite del neonato e del bambino di pochi mesi si può presentare con pianto inconsolabile, irritabilità, vomito, inappetenza e con il gesto di toccarsi ripetutamente l’orecchio infiammato.

Come si fa la diagnosi?

Un pianto inconsolabile o un forte mal di orecchie orientano subito la diagnosi del pediatra, anche perché l’otite media acuta è una malattia molto frequente nell’infanzia. Ma è l’otoscopio lo strumento che scioglie ogni dubbio, consentendo al medico di vedere il timpano e constatare l’entità dell’infiammazione e/o una sua eventuale perforazione (otite perforante) o un sanguinamento (otite emorragica). [2]

Dolore all'orecchio causato da otite purulenta
Dolore all’orecchio causato da otite purulenta

Come si cura l’otite media acuta?

La scelta di una corretta terapia dipende dall’entità dell’infiammazione e dall’età del bambino. Se il piccolo ha meno di 6 mesi la cura è sempre antibiotica, in particolare con Amoxicillina, che viene somministrata per bocca per un periodo variabile fra gli otto e i dieci giorni. Se necessario, contro il dolore si può usare, insieme all’antibiotico, il Paracetamolo o l’Ibuprofene: il farmaco verrà somministrato “al bisogno”, cioè solo se i sintomi (pianto inconsolabile) suggeriscono la presenza di dolore. Nei bambini più grandi di 6 mesi la strategia di cura si basa invece sulla “vigile attesa”.

Cos’è la vigile attesa?

Una volta fatta la diagnosi conviene astenersi dal somministrare l’antibiotico per i primi due o tre giorni e limitarsi a curare il dolore (sempre con Paracetamolo o Ibuprofene somministrati al bisogno). In questo breve periodo l’orecchio va ricontrollato: se l’infiammazione persiste o è addirittura peggiorata conviene usare l’antibiotico (sempre Amoxicillina per bocca), per dieci giorni se il bambino ha meno due anni, mentre se è più grande basteranno cinque giorni di terapia. Questa strategia chiamata “vigile attesa” consente di evitare l’uso di antibiotici in circa due terzi delle otiti: tante infatti sono le otiti virali (che non risentono della terapia antibiotica) e quelle batteriche che guariscono da sole.
La vigile attesa non si applica se l’otite si presenta da subito con fuoriuscita di liquido purulento dall’orecchio: in questo caso l’antibiotico va somministrato fin da subito.
Un piccolo aiuto alla terapia dell’otite sono i lavaggi nasali con soluzione fisiologica, anche se il più delle volte sono sgraditi ai bambini.

Otite media acuta ricorrente

Ci sono poi bambini che hanno l’otite di continuo. In questo caso si parla di otite media acuta ricorrente (OMAR), anche detta “otite cronica”, il cui trattamento richiede frequenti terapie antibiotiche.

Come si cura l’otite ricorrente?

Anche l’otite media acuta ricorrente non è un evento drammatico e può essere trattata, episodio dopo episodio, con l’antibiotico (quello di prima scelta rimane l’Amoxicillina). Qualche volta, però, potrebbe essere necessario aggiungere un farmaco più potente, come l’Acido Clavulanico per bocca, o addirittura, in casi estremi, le iniezioni di Ceftriaxone.

Cosa “non” bisogna fare nelle otiti ricorrenti?

Non bisogna somministrare antibiotici né altri farmaci per bocca o localmente fra un episodio di otite e il successivo, come non è utile intervenire chirurgicamente sull’orecchio medio o sulle adenoidi e le tonsille.

È possibile prevenire le otiti ricorrenti?

Qualcosa si può fare. L’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita e prolungato oltre quell’età ha un effetto protettivo contro l’otite, così come evitare l’esposizione al fumo passivo. Un altro fattore molto utile è che il bambino si lavi spesso le mani: ciò ostacola il propagarsi di tutte le infezioni, anche del comune raffreddore che, come abbiamo visto, è la causa primaria di tutte le otiti. C’è anche chi suggerisce di limitare l’uso del ciuccio e del biberon, ma per questa indicazione non abbiamo prove certe.
Il cappellino copriorecchie, tanto amato da genitori e nonni, invece non ha alcun effetto nella prevenzione.

Qual è l’evoluzione di questo disturbo?

Come per tutte le malattie che colpiscono i bambini dell’asilo nido e della scuola materna, anche le otiti ricorrenti diventano sempre meno frequenti via via che il bambino cresce; alla fine la sequenza si interrompe, quasi sempre senza alcuna conseguenza permanente sull’udito. Ma fin quando le otiti si susseguono, il bambino può avere una diminuzione dell’udito.

Esame con l'otoscopio per la corretta diagnosi di otite
Esame con l’otoscopio

Otite media con essudato

E se il bambino non sente più? Vuol dire che ci troviamo di fronte a un’otite media con essudato (OME), anche detta “otite catarrale”. Anche in questo caso si tratta di un problema che riguarda l’orecchio medio, che però non è infiammato ma solo pieno di liquido.

Quali sono i sintomi dell’otite catarrale?

Non c’è dolore e il bambino può anche non accorgersi di nulla; in genere se ne accorgono la maestra o i genitori, costretti ad alzare la voce per farsi sentire: il bambino infatti ci sente poco.

Qual è la causa di un’otite catarrale?

La causa è un’otite acuta che non è guarita del tutto: l’infezione è passata, il dolore non c’è più, ma nell’orecchio medio è rimasto del catarro che ostacola i movimenti del timpano e la trasmissione dei suoni e che può restare lì fino a tre mesi, o in alcuni casi anche molto di più. Il bambino è momentaneamente un po’ sordo.

È molto frequente?

Sì, il 15-20% dei bambini che frequentano la scuola materna e la scuola elementare presenta un essudato nell’orecchio medio, senza infiammazione ma con una diminuzione dell’udito.

Come si fa la diagnosi?

Il pediatra di solito usa l’otoscopio e guardando attraverso il timpano – che, ricordiamolo, è trasparente – si accorge che c’è del catarro. I pediatri più bravi usano un otoscopio pneumatico, capace di soffiare aria a pressione nel condotto uditivo per vedere se il timpano si muove correttamente. Gli otorinolaringoiatri, che hanno di solito una strumentazione più sofisticata, fanno diagnosi con l’esame impedenziometrico: si introduce nell’orecchio una sonda che emette un’onda sonora che muove il timpano; lo strumento è in grado di registrare questo movimento e mettere in evidenza la sua eventuale assenza.

Quanto dura un’otite con essudato?

È difficile dirlo con certezza perché spesso i sintomi sono molto sfumati o addirittura assenti, però l’esperienza ci dice che se si fa un esame impedenziometrico a un bambino fra i 2 e gli 8 anni, soprattutto durante il periodo di apertura delle scuole, è molto facile che il risultato sia patologico. A questa lunga durata non corrisponde però un danno altrettanto importante per l’udito.

Quali conseguenze può portare un’otite catarrale?

Nell’immediato, come abbiamo detto, ci può essere un abbassamento dell’udito. Tuttavia è molto improbabile che ciò possa portare conseguenze sullo sviluppo del linguaggio o sulla vita scolastica e familiare del bambino, che al massimo potrà sembrare un po’ assente e distratto. Basterà alzare la voce per ristabilire un contatto con lui.
Comunque, a distanza di tempo quasi tutte le otiti con essudato guariscono senza compromettere l’udito.

Come si cura l’otite catarrale?

Una cura antibiotica in grado di risolvere le otiti medie acute può dare, in questo caso, un beneficio momentaneo, ma a distanza di tempo questo beneficio si perde e la situazione dell’orecchio nei bambini curati con antibiotici e in quelli che non hanno ricevuto farmaci è praticamente la stessa. Per questo motivo la terapia antibiotica non deve essere prescritta.
Nessuna efficacia è stata dimostrata per quanto riguarda la somministrazione di antistaminici (anche se questa terapia è piuttosto praticata, soprattutto per iniziativa degli specialisti otorinolaringoiatri) e di mucolitici, sia per bocca che per aerosol.
Un miglioramento può verificarsi invece in seguito all’uso del cortisone, somministrato per bocca o con uno spray nasale; secondo alcune ricerche, associando al cortisone l’antibiotico si verifica un miglioramento, soprattutto nel breve periodo.

Si può intervenire chirurgicamente?

Due sono gli interventi proposti: l’applicazione di un “drenaggio transtimpanico” e l’adenoidectomia.
Il drenaggio transtimpanico avviene inserendo nell’orecchio un minuscolo tubicino che impedisce la chiusura del timpano. In questo modo l’orecchio medio resta in comunicazione con l‘esterno e il catarro dovrebbe riassorbirsi. Anche in questo caso i benefici sono in genere transitori, ma possono esserci sgradevoli effetti collaterali. Infatti, questo intervento, che in passato ha avuto una grande popolarità, oggi è praticato sempre più raramente.
L’adenoidectomia consiste invece nel levare le adenoidi; in qualche caso si associa alla tonsillectomia. Questo intervento è spesso proposto dagli specialisti otorinolaringoiatri, anche se non c’è nessuna dimostrazione scientifica sulla sua reale efficacia a distanza di tempo sulla funzione uditiva e sullo sviluppo del linguaggio.

E allora cosa si può fare?

Probabilmente la cosa migliore da fare in questi casi è aspettare senza fare niente. Il disturbo è molto frequente fra i bambini, ma a questa elevatissima frequenza nell’infanzia non corrisponde un’altrettanto elevata frequenza di disturbi dell’udito e/o del linguaggio negli adulti.
Eppure gli adulti di oggi sono i bambini di ieri, hanno certamente avuto otiti con essudato, spesso mai curate e neppure diagnosticate.

Immagine per l'autore: Vincenzo Calia
Vincenzo Calia

pediatra e giornalista, ha esercitato per quarant’anni come pediatra di famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale e ha fondato nel 2001 il bimestrale per i genitori «Un Pediatra Per Amico», che ha diretto per 16 anni. Attualmente è un pediatra libero professionista.

Note
[1] Irene Berti L’otite esterna acuta «Medico e Bambino», giugno 2002, vol. XXI, n. 6
[2] Sergio Conti Nibali Otite media acuta: diagnosi, prevenzione e trattamento. Pediatra di famiglia o otorinolaringoiatra? «Quaderni acp», 2013, vol. 20, n. 2, pp. 51-62
Bibliografia
Articolo pubblicato il 13/09/2019 e aggiornato il 23/02/2023
Immagine in apertura Daniela Jovanovska-Hristovska / iStock / Getty Images Plus

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