Come ogni narrazione, il linguaggio cinematografico riesce a stimolare il bisogno dell’essere umano di fruire delle storie. Un film favorisce l’immedesimazione nei personaggi, aprendo così nuove prospettive sulla realtà e coltivando l’empatia. In un’epoca sempre più contrassegnata da una cultura visuale, sarebbe auspicabile non considerare il film come un contenuto che sostituisce il libro, ma che anzi si integra con le forme di narrativa scritta o con le graphic novel. Quali sono i migliori film per ragazzi? In particolare, per i ragazzi a partire dai 12 anni, dopo aver preso in esame i film di riferimento per bambini sarebbe auspicabile utilizzare i prodotti audiovisivi anche per incoraggiare la lettura dei romanzi. Che, dai classici per arrivare anche a molta “ottima” contemporanea letteratura per ragazzi, offrono stimoli preziosi.
Se il film non sostituisce ma integra i romanzi e la lettura cartacea, allora può diventare un interessante linguaggio, utile soprattutto per affrontare in modo esplicito temi complessi e significativo anche quando il ragazzo riesce a “saltare” tra il testo filmico e quello letterario. È interessante notare il dialogo che si crea tra questi due testi, entrambi ricchi di spunti. Un criterio per scegliere i film per ragazzi e quindi più adeguati per adolescenti può essere proprio andare a selezionare narrazioni da affrontare sia col romanzo che la pellicola cinematografica.
Inoltre, dato che proprio l’immersione precoce in contesti mediatici contribuisce ad anticipare l’inizio dell’adolescenza, ricorrere in modo consapevole ad alcuni film può diventare una strategia interessante per riflettere e per contribuire a comprendere nuovi punti di vista.
Più che focalizzarci su film che possiamo considerare “didattici” (cioè, con precise finalità rispetto all’apprendimento di una disciplina), in questo articolo proviamo a interrogarci su film “formativi”; che possano ampliare i nostri punti di vista sulla realtà, aprirci a un confronto attivo con le differenze e stimolare efficaci riflessioni su temi complessi. Come già fatto per i film rivolti a bambini fino agli 11 anni, preciso che i limiti di età sono soltanto indicativi e che, soprattutto per quelli destinati ai più piccoli, può essere comunque interessante proporre la visione anche nelle età successive; con più cautela, ovviamente, può essere fatto il contrario, cioè anticipare la visione dei film.
Migliori film per ragazzi dai 12 ai 13 anni
Dai 12 ai 13 anni, entrando nella scuola secondaria di primo grado e affacciandosi nel periodo dell’adolescenza, il ragazzo o la ragazza può essere stimolato da narrazioni che siano in grado di esprimere il suo punto di vista. Così come un criterio di qualità delle narrazioni per l’infanzia può essere identificato nella sua capacità di parlare dalla prospettiva del bambino o della bambina, allo stesso modo sono interessanti quelle narrazioni che riescono a far emergere le emozioni, gli stati d’animo, i desideri, ma anche le paure degli adolescenti. Vediamo i migliori film per ragazzi dai 12 ai 13 anni:
- Un Ponte per Terabithia (2007, Gàbor Csupò), il film parla di un ragazzo di 12 anni che sviluppa un’amicizia con una nuova compagna di classe, la quale, come lui, è vittima di esclusione da parte dei compagni: attraverso la fantasia, i due protagonisti costruiscono un mondo immaginario col quale fuggire dalla quotidianità e dalle situazioni che creano disagio per la loro adolescenza. I due protagonisti diventano re e regina della città di Terabithia e, nell’interpretare questo ruolo, si sperimentano emozioni ed esplorano i rischi cercando di trasformali in opportunità. Questo “far finta di” contribuisce a nutrire le loro relazioni concrete, soprattutto a scuola. Il film affronta anche il tabù della morte, in modo efficace e non scontato;
- Hugo Cabret (2011, Martin Scorsese), uno dei registi più importanti degli ultimi decenni, Martin Scorsese, propone un’interessante narrazione per andare alle origini del cinema e narrare l’avventura di Georges Mélies, uno dei padri della storia del cinema e in particolare dell’animazione. Nella storia, ambientata negli anni ’30 del XX secolo, Hugo Cabret, orfano di 12 anni, si adopera per restaurare un automa costruito dal padre ed entra in contatto proprio con un anziano proprietario di un chiosco di giocattoli. Il film, pieno di citazioni e omaggi, è un interessante spunto per poi approfondire la figura di Méliès;
- La musica nel cuore – August Rush (2007, Kirsten Sheridan), scappato da un orfanotrofio, August Rush, si mette alla ricerca dei genitori a New York. La vera protagonista del film è la musica, che August padroneggia con competenza, grazie a un talento naturale. Proprio questo talento e questo rapporto attivo con la musica porta August a orientarsi all’interno della città e a ritrovare i propri genitori, appunto due musicisti. È interessante il modo in cui la musica si fa strumento di salvezza e come il ragazzo riesca anche a scappare da adulti (in particolare, il mago) che cercano di sfruttarlo;
- Les Choristes – I ragazzi del coro (2004, Christopher Barratier), il film è il remake di una pellicola degli anni ’40 (La gabbia degli Usignoli, di Dreville) e narra la storia di un compositore e insegnante di musica che, rimasto senza lavoro, accetta l’incarico di sorvegliante in una scuola, che si basa su un metodo educativo punitivo. Proprio attraverso il coro, l’insegnante si fa portatore di un modello di scuola attiva, che sovverte il modello educativo conformante e lascia spazio a ciascuno studente di formarsi in modo libero e autentico;
- La vita è bella (1997, Roberto Benigni), sarà scontato citare un film vincitore di tre premi Oscar tra i suggerimenti, ma a volte pensiamo sia superfluo e rischiamo di dimenticare i “classici”. La narrazione di Benigni offre uno straordinario punto di vista per riflettere sulla ferocia della guerra e sui rischi del razzismo, servendosi dello straordinario strumento dell’ironia. Si pensi, ad esempio, alla traduzione del discorso del generale tedesco nel campo di sterminio, o all’intervento di Benigni nella scuola per esaltare la bellezza del suo polpaccio;
- L’isola dei cani (2018, Wes Anderson), ispirato al romanzo di Patricia Cornwell, il film del noto regista statunitense, con un cast rinomato (Bill Murray, su tutti) si serve della tecnica dell’animazione per sviluppare una storia che si muove tra l’avventura e la commedia, in uno scenario fantastico e distopico. Una distopia, che sotto molti aspetti è premonitrice della pandemia che abbiamo vissuto: nel 2038, infatti, un’influenza colpisce tutti i cani del Giappone e dunque il sindaco della città spedisce tutti i cani in quarantena su un’isola. Al centro del film, temi ecologici e l’importanza di aver cura dell’altro.
Migliori film per ragazzi dai 14 ai 15 anni
In questa fascia di età, è possibile affrontare temi più complessi, che favoriscano riflessioni profonde sul sé, sulle relazioni con gli altri (e in particolare su chi è differente da me) e sul mondo (e quindi su una dimensione ecologica). Ecco i migliori film per ragazzi dai 14 ai 15 anni:
- I quattrocento colpi (1959, François Truffaut): per la verità, più che citare un film, suggerirei l’intera filmografia di Truffaut. Da Il ragazzo selvaggio a Gli anni in tasca, perfino a Jules e Jim (consigliabile però a un’età successiva). Ambientato a Parigi negli anni ’50, I Quattrocento Colpi (la cui traduzione letteraria dovrebbe essere “Fare il diavolo a quattro”) parla dell’adolescenza e della sua necessità di essere libera, di non vedere soffocate le sue aspirazioni. Il protagonista si trova in una situazione di incomunicabilità con i genitori e manifesta costantemente la sua irrequietezza. Il film parla anche dell’amicizia e legittima la “fuga”, da intendere anche come un modo per continuare a sognare;
- Big Fish (2003, Tim Burton): Tim Burton è un altro regista la cui produzione è per gran parte adatta a un pubblico di adolescenti per il suo modo di raccontare che stimola la fantasia, legandosi a contesti e a situazioni concrete. Così come Edward Mani di Forbice del ’90 può essere visto da tutti (a qualsiasi età), anche Big Fish – ispirato all’omonimo romanzo di Wallace – si rivolge a un ampio pubblico e può risultare un’utile riflessione: il tema è la riconciliazione tra un padre morente e il figlio, affrontato attraverso una profonda riflessione sulla potenza della narrazione;
- Captain Fantastic (2016, Matt Ross): il film offre una stimolante riflessione su quanto il progresso tecnologico rischi spesso di produrre un distacco dalla realtà. Una famiglia che sceglie di vivere nel bosco, seguendo lo stile di vita dei cacciatori e raccoglitori, deve confrontarsi, a seguito della morte della madre, con la civiltà. Il film non offre risposte, ma stimola riflessioni su quali derive e quali risorse offra la civilizzazione contemporanea;
- Quasi nemici (2017, Yvan Attal): dovendo selezionare tra tanti testi, ricorro a un espediente, così da citarne due. Già, perché non è un refuso e non sto citando Quasi amici (che avrete visto e comunque vi consiglio, di Nakache e Toledano, del 2013 e che parla di amicizia e di differenza con grande raffinatezza). Il film francese di Attal ambienta in un’aula universitaria l’incontro (e la conflittualità) tra differenze, in particolare le differenze religiose. Il testo è però anche uno splendido “manifesto” per l’intercultura e riesce a proporre profonde riflessioni sul tema;
- Welcome (2009, Philippe Lioret): il film immerge lo spettatore nella prospettiva di un migrante che, nel tentativo di raggiungere la propria amata, si trova bloccato a Calais dopo essere fuggito dall’Iraq. Scoperto prima di poter raggiungere il Regno Unito, si convince che l’unico modo per arrivare a destinazione è intraprendere a nuoto la Manica e trova l’accoglienza di un burbero maestro di nuoto, che proprio nel relazionarsi col ragazzo ritrova se stesso. Il film accompagna a un’efficace riflessione sull’assurdità dell’uso della parola “clandestino” riferita a un essere umano;
- No man’s land (2001, Danis Tanovic): ambientato nel 1993, nel pieno della guerra Balcanica, il film è uno straordinario spunto contro l’assurdità della guerra. Giocando sul ruolo che hanno gli stereotipi e i pregiudizi nell’alimentare l’odio nei confronti dell’altro e servendosi magistralmente dell’ironia, il film denuncia la ferocia del conflitto, ma anche l’incapacità di trovare soluzioni. In una “terra di mezzo”, il litigio tra due soldati, uno serbo e l’altro bosniaco, finisce in secondo piano quando si scopre che un soldato creduto morto, al quale era stata messa una mina sotto al suo corpo, è vivo e con un suo movimento potrebbe saltare in aria lui e i compagni.
Come scegliere i film far vedere ai ragazzi?
Con l’adolescenza, l’idea di “far vedere” i film ai ragazzi in realtà dovrebbe essere un po’ messa in discussione. Il vero obiettivo di un adulto che ama il cinema nei confronti del figlio o della figlia potrebbe essere quello di coltivare la passione per le pellicole cinematografiche.
Dalla lista precedente sono rimasti fuori film splendidi, che potrebbero essere raccomandati: Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick, Il Giardino delle Vergini Suicide di Sofia Coppola, Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, Storia di una Ladra di Libri di Brian Percival, L’attimo fuggente di Peter Weir, L’onda di Dennis Gansel e molti altri. Un suggerimento che può essere utile è quello di aiutare il ragazzo o la ragazza a scegliere film in funzione del tema.
E, a questo proposito, vi lancio un consiglio di lettura: nel 2021 è uscito, edito da Mondadori, un bel volume di Manlio Castagna (che ha lavorato molto per il cinema ed è anche scrittore per ragazzi) intitolato 116 Film da vedere prima dei 16 anni. In questo testo è interessante la catalogazione fatta in 10 temi: amore, famiglia, mondi fantastici, diventare grandi, guerra, maestri di vita, malattia e morte, scuola, sogni e passioni, lotta per la sopravvivenza. I temi trattati testimoniano come l’auspicio dovrebbe essere verso una varietà di generi: da commedie e film d’azione, dal fantasy al documentario, dal thriller allo storico e così via.