Potrò allattare dopo il parto cesareo?

Se è vero che alcune pratiche connesse al parto cesareo possono incidere in modo negativo sul successo dell’allattamento e sulla sua durata, è anche vero che il contatto “pelle a pelle” tra mamma e bambino riveste un ruolo centrale nel limitare questi aspetti critici

Immagine per l'autore: Natalia Camarda
Natalia Camarda , pediatra e consulente IBCLC
Madre allatta il proprio bambino

C’era una volta una donna in gravidanza che sognava il suo parto per via naturale… ma le cose non andarono come immaginava e si ritrovò a partorire con un taglio cesareo. Che sia programmato o d’urgenza, un taglio cesareo comporta per la neomamma una serie di ansie, non ultima proprio quella relativa all’allattamento: «Potrò allattare? Arriverà la montata lattea?». Sono domande alle quali cerchiamo di rispondere anche all’interno del nostro corso preparto online.

Recenti studi hanno messo in evidenza che il taglio cesareo può incidere negativamente sul successo dell’allattamento e, se paragonato ai parti per via vaginale, comporta un rischio maggiore di una sua sospensione precoce. Cerchiamo di vederci chiaro.

Ritardo nell’avvio dell’allattamento

Sono molte le variabili che possono influire negativamente sull’allattamento dopo un taglio cesareo. Bisogna innanzitutto considerare che, se il cesareo viene effettuato per un problema di salute della madre o del bambino, è possibile che avvenga una separazione tra i due. Ma anche se il bambino e la madre stanno bene, solitamente il tempo che intercorre tra la fine dell’intervento chirurgico e la prima poppata sarà più lungo rispetto al parto per via vaginale, e ciò comporta un ritardo nell’avvio dell’allattamento.

Ci si trova così davanti a una cascata di possibili eventi: un inizio ritardato può infatti comportare per il seno una ridotta stimolazione – che si tradurrà in un ritardo della montata lattea e della produzione di latte – e per il bambino un attacco più difficoltoso e quindi un minor trasferimento di latte, che si tradurrà a sua volta in un calo di peso eccessivo (in questo articolo spieghiamo come valutare e monitorare la crescita del neonato). Il risultato finale molto spesso sarà la prescrizione di un’integrazione con formula artificiale.

Altre possibili difficoltà

A causa dei farmaci anestetici somministrati alla madre, soprattutto nei casi di anestesia praticata per via generale, i bambini nati da taglio cesareo solitamente sono più sonnolenti e meno attivi nella ricerca del seno.
Questo elemento potrebbe aggiungersi al fatto che la montata lattea richiede un po’ più di tempo per arrivare. Inoltre, il dolore stesso potrebbe influenzare negativamente l’allattamento perché non permette alle madri di riposare bene e sentirsi a proprio agio. Diventa quindi importante assumere i farmaci prescritti dopo il parto per controllare il dolore post-operatorio. Nei primi giorni le donne spesso hanno bisogno di un po’ più di tempo per riprendersi dal punto di vista fisico, e anche trovare una posizione comoda nel letto per allattare può risultare difficoltoso: questi fattori contribuiscono ulteriormente a ritardare l’avvio dell’allattamento.

Da ultimo (ma non per ultimo), è importante prendere in considerazione gli aspetti psicologici, perché, se per molte donne il taglio cesareo è un altro modo “normale” di partorire, da alcune viene vissuto come un vero e proprio fallimento, che spesso fa sperimentare sentimenti di delusione e inadeguatezza che non fanno bene all’allattamento: l’ossitocina (ormone responsabile dell’emissione del latte) per lavorare efficacemente ha infatti bisogno di sentimenti positivi; il senso di adeguatezza e di autoefficacia sono fondamentali.

Strategie per partire col piede giusto

  1. Prediligere l’anestesia epidurale (con la mamma sveglia) al posto dell’anestesia per via generale, perché le madri sono vigili e partecipi all’intervento e possono così iniziare l’allattamento più precocemente.
  2. Mettere il bambino a contatto pelle a pelle con la madre il prima possibile, in modo che la prima poppata possa verificarsi appena le condizioni di madre e bambino lo consentono. In alcuni punti nascita, dove i tassi di allattamento sono molto alti, il bambino è posto tra le mammelle della sua mamma già in sala operatoria mentre l’intervento chirurgico viene completato; il padre è ammesso in sala operatoria e resta sempre vicino alla compagna. Anche durante il trasporto nel reparto di degenza il bambino resta sul petto della sua mamma: così facendo riuscirà ad attaccarsi efficacemente al seno e le ghiandole mammarie riceveranno i giusti segnali per l’avvio della produzione di latte. Laddove per motivi medici la madre non possa essere disponibile da subito, è il padre che mette a contatto pelle a pelle il bambino.
  3. Controllare il dolore post-operatorio. I farmaci antidolorifici prescritti sono solitamente compatibili con l’allattamento e passano in misura trascurabile nel latte materno, per cui la madre potrà tranquillamente assumerli nelle quantità sufficienti a consentirle di stare bene.
  4. Se non ci sono motivi medici per farlo, non bisogna mai separare madri e bambini. Inoltre è necessario assicurarsi che possa avvenire il rooming in (cioè che il bambino possa stare nella stanza con la madre). Se ciò non fosse possibile, la madre dovrà essere informata della necessità di iniziare a tirare o spremere il latte entro sei ore dalla nascita del bambino.
  5. Aiuto e sostegno extra. All’inizio ci sarà bisogno di un aiuto pratico in più, perché nelle prime ore dopo l’intervento la madre potrebbe essere obbligata nella posizione a letto e avere entrambe le braccia trattenute dai fili delle flebo. L’aiuto potrebbe venire dal partner o da una persona di fiducia individuata dalla madre se la prassi ospedaliera lo permette, o da un’ostetrica o un infermiere di turno.
  6. Trovare una posizione comoda, che non gravi sulla ferita. Solitamente molte donne utilizzano a questo scopo la posizione semireclinata a pancia in su, la posizione sdraiata di lato e la posizione “rugby” (chiamata anche “presa sottobraccio”). In tutti i casi è utile avere un surplus di cuscini e asciugamani da arrotolare per posizionarsi in modo più confortevole.
  7. Valutazione della poppata da parte di personale esperto che, oltre a osservare il modo in cui il bambino si attacca al seno, fornisce, se necessario, aiuto.

Una coppia da tenere unita

Tirando le somme, è lecito affermare che non è tanto il cesareo in sé ad aumentare il rischio di insuccesso o di sospensione precoce dell’allattamento, ma sono tutte quelle “cattive” pratiche che ne possono derivare. Infatti, gli stessi studi citati all’inizio, nelle loro conclusioni, suggeriscono che gli ospedali prestino molta attenzione a riunire il prima possibile la diade madre-bambino. E quale modo più efficace del contatto pelle a pelle per favorire il miglior inizio dell’allattamento? Con donne più informate e personale sanitario preparato, attento e rispettoso delle buone pratiche, le sfide aggiuntive che il cesareo comporta potranno essere facilmente e brillantemente superate.

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Natalia Camarda

pediatra, consulente professionale in allattamento IBCLC e insegnante di massaggio infantile AIMI, esegue consulenze specialistiche sull’allattamento per futuri genitori e neogenitori, aiutandoli a risolvere eventuali difficoltà prima e dopo la nascita, e in qualunque fase dell’allattamento.

Articolo pubblicato il 11/05/2020 e aggiornato il 03/02/2023
Immagine in apertura tatyana_tomsickova / iStock

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