Neonati e bambini in montagna: da che età, altitudine e precauzioni

Le altitudini elevate possono causare ai bambini una patologia chiamata “mal di montagna”, un problema che può però essere evitato prendendo delle precauzioni ed non salendo a quote eccessive per l’età del piccolo

Alberto Ferrando , pediatra
bambina in montagna sale sentiero con mamma

In questo articolo spiegheremo brevemente alcuni concetti di base su neonati e bambini in montagna e risponderemo alle domande più frequenti sul tema, come: da quale età i bambini possono andare in montagna? E a quale altitudine? Ci sono delle precauzioni da prendere?
In caso di patologie o per eventuali ulteriori dubbi, il consiglio è sempre quello di rivolgersi al proprio pediatra curante che conosce il bambino e può dare consigli personalizzati. 

Neonati e bambini in montagna: altitudini ed età

Iniziamo con il dire che è necessario superare alcuni timori, che si avevano una volta, quando la montagna e l’altitudine per i bambini piccoli era sconsigliata e si raccomandava di non superare l’altezza di 1000 metri (se non addirittura di 800 metri). È bene tuttavia ricordare che, se da un lato è necessario scardinare vecchie paure, dall’altro non bisogna neanche esagerare portando il neonato o il lattante ad altezze eccessive per la sua età. 

In linea di massima è consigliabile per i bambini sani di età inferiore a 1 anno (ma con almeno un mese di vita) non superare i 1500 – 2000 metri. Altitudini superiori a 2000 metri non sono consigliabili per un lattante, a prescindere dai problemi di temperatura, l’alta quota potrebbe determinare: irritabilità, inappetenza e disturbi del sonno. Nei lattanti prematuri o con qualche patologia è invece consigliato sentire il parere del pediatra curante o del centro di riferimento per la malattia di cui è affetto/a.  

Con i bambini tra 1 e 2 anni si possono invece programmare gite ad altezze maggiori (senza esagerare) dopo un periodo di ambientazione e acclimatamento.
I bambini di età compresa tra i 2 e 5 anni possono invece salire fino ai 2500 metri e oltre, ma anche in questi casi occorre cautela poiché i piccoli potrebbero non essere in grado di descrivere il malessere, per cui sarà compito del genitore prestare la massima attenzione. Oltre i 5 anni si possono effettuare gite ad altezza maggiore dei 2500 metri.

Bisogna inoltre sapere che, in occasione di rapide variazioni di altitudine, si possono avere problemi di compensazione della pressione tra l’orecchio medio e l’esterno, con conseguente trauma sul timpano (barotrauma). Ciò avviene soprattutto a chi, piccolo o grande, ha difficoltà a respirare con il naso, magari per un lieve raffreddore. Gli adulti avvertono il problema dapprima con la sensazione di “orecchio tappato”, che se prosegue può tramutarsi in vero e proprio dolore; il lattante segnala normalmente il disagio piangendo

Per prevenire il disturbo è utile stimolare la deglutizione (tenendo il ciuccio durante il viaggio o fermandosi ogni tanto per attaccare il bebè al seno o per offrire il biberon). Allattare in auto è invece sconsigliato, per ragioni di sicurezza, quando il mezzo è in movimento (i bambini devono sempre essere assicurati a dispositivi di sicurezza). 

Nelle variazioni di altitudine fra 1400 e 2000 metri (oltre non conviene andare) il neonato o lattante (0-12 mesi di vita) potrebbe accusare disturbi per la rarefazione dell’aria dovuta all’altitudine elevata. Per cercare di limitare il disagio dell’altitudine nei neonati e nei lattanti è consigliabile fare alcune soste, in modo da arrivare in quota in modo più graduale. 
Anche in questo caso si può unire l’utile (evitare i problemi dell’alta quota) al dilettevole, facendo una bella passeggiata in montagna, ammirando le bellezze della natura e affrontando il viaggio come un momento di relax. Sostare per un po’ di tempo alle varie altitudini permette all’organismo dei bambini di “organizzarsi” e quindi di limitare al massimo i disagi.

Perché per i bambini si sconsigliano altitudini maggiori di 1500-2000 metri?

Salendo di quota si riduce progressivamente la pressione barometrica e quella dell’ossigeno (che è circa il 21% di quella barometrica); si ha quindi meno ossigeno a disposizione: a 1500 metri c’è circa l’84% di ossigeno rispetto al livello del mare, a 2000 metri è circa l’80%, mentre a 3000 metri circa i 2/3. La riduzione della percentuale di ossigeno nell’aria respirata comporta una progressiva riduzione della capacità di esercizio e l’organismo va incontro ad adattamenti molto impegnativi.

Il mal di montagna nei bambini: come prevenirlo   

Il mal di montagna acuto è la patologia più frequente in età pediatrica, che si caratterizza per disturbi poco specifici, soprattutto nel bambino: 

  • condizioni generali abbattute; 
  • irritabilità;
  • diminuzione dell’appetito;
  • nausea; 
  • vomito;
  • disturbi del sonno.

I sintomi del mal di montagna nei bambini compaiono quando si raggiungono in breve tempo quote superiori ai 2.500 metri. Poco sappiamo ancora in merito alle cause della patologia, anche se le più note sono la rapida ascesa, la quota troppo elevata, lo sfinimento, il freddo, le pregresse infezioni respiratorie e alcune patologie (assenza della arteria polmonare destra, ipertensione polmonare primaria, l’ipertensione polmonare perinatale,cardiopatie congenite,suscettibilità individuale al ritorno in quota).

I sintomi del mal di montagna nei bambini compaiono di solito tra le 4 e le 12 ore dall’inizio della salita in quota.

Ma come prevenire il mal di montagna? La prima, e ovvia, risposta: evitando di superare le altezze di 2000 metri, ma è possibile prevenire i disturbi anche raggiungendo gradualmente quote particolarmente elevate, fermandosi di tanto in tanto se si viaggia in auto ed evitando di usare seggiovie, cabinovie e funivie per dislivelli di altezza dai 1400-1500 metri ai 2000 metri.
Inoltre se nel bambino o nel neonato compaiono i sintomi, anche lievi, è bene cominciare a scendere progressivamente verso quote inferiori e consultare un medico.

Particolare attenzione inoltre in montagna si deve fare al freddo, dal momento che i bambini sono più esposti al rischio di ipotermia. È quindi fondamentale che il neonato o il lattante sia ben coperto e indossi abiti adeguati all’altitudine.
Marsupi e fasce sono invece da usare con attenzione, dal momento che possono causare compressioni arteriose prolungate.
Quando si portano i bambini o i neonati in montagna si deve prestare particolare attenzione anche al sole. La pelle dei più piccoli è infatti più sensibile ai raggi solari ed è quindi necessario utilizzare una crema con fattore di protezione idoneo, oltre che dotare il piccolo o la piccola di un cappellino ed eventualmente di occhiali da sole.

Infine è bene ricordare che la dieta in montagna varia e, in considerazione del clima secco, è bene offrire più frequentemente ai piccoli l’acqua, ovviamente solo dopo i 6 mesi di età (prima se il bambino è allattato al seno non è necessario). 

Bibliografia
Articolo pubblicato il 25/07/2022 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Halfpoint / iStock

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