Il sonno dei bambini: uno studio ne rivela i segreti

L’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata ha condotto uno studio su come dormono i bambini e sui loro problemi. Vediamo i risultati

Bambino che dorme in braccio alla mamma

I pediatri di famiglia appartenenti all’Associazione Culturale Pediatri delle regioni Puglia e Basilicata hanno voluto studiare il sonno dei bambini che frequentano i loro ambulatori, e così 36 pediatri hanno arruolato per una ricerca, in occasione dei bilanci di salute, tra gennaio 2004 e gennaio 2007, 1438 bambini.

Il questionario

A ogni genitore (in genere la mamma) il pediatra somministrava un questionario riguardante la percezione di un problema di sonno, le abitudini del sonno, le modalità di addormentamento e riaddormentamento in occasione dei risvegli notturni, il tipo di allattamento in corso, la presenza o meno di patologie intercorrenti, eventuali vaccinazioni nei 15 giorni precedenti, la composizione della famiglia, la situazione lavorativa dei genitori, eventuali avvenimenti traumatici occorsi dall’ultima visita, e una scheda con dati sulla provenienza geografica, scolarità dei genitori, ordine di genitura, presenza di problemi di sonno e uso di psicofarmaci o psicoterapie nei genitori o nei fratelli, gravi lutti avvenuti nei due anni precedenti la nascita del bambino e dati riguardanti il parto.

Il diario del sonno

Dopo la compilazione del questionario, veniva consegnato ai genitori un diario del sonno di sette giorni da compilare a casa: i genitori dovevano mettere una crocetta per ogni mezz’ora di sonno così che si potesse calcolare quante ore il bambino aveva dormito ogni giorno, a che ora si fosse riaddormentato e svegliato e se durante il sonno si fosse svegliato e quanto tempo fossero durati questi risvegli.

Infine si chiedeva se il bambino dormiva nel lettone o nel lettino, in camera con i genitori o da solo. Alle madri veniva richiesta un’opinione sul sonno del loro bambino: se cioè fosse normale o se, a loro giudizio, ci fossero dei problemi. Le madri dovevano dire anche di che cosa il bambino avesse bisogno per addormentarsi, o riaddormentarsi dopo i risvegli notturni, e quanto tempo ci metteva per addormentarsi alla sera.

I risultati dello studio

Si tratta probabilmente della più vasta indagine condotta in Italia con metodi scientifici da cui sono emersi i seguenti risultati:

  • Il 72% dei bambini tra un mese e tre anni ha bisogno della presenza del genitore per addormentarsi, la maggior parte di loro (67%) richiede proprio il contatto fisico
  • tra un mese e tre anni l’86% dei bambini dorme insieme ai genitori (in camera o nel lettone tutte le notti o qualche notte); ma a tre anni 1 su 5 già dorme da solo nella sua cameretta
  • per quanto riguarda invece il lettone, a un mese solo l’11% dei bambini si insedia stabilmente, percentuale che cresce con il tempo, tanto che a tre anni la percentuale è triplicata; abbiamo interpretato questo fenomeno come una risposta all’insorgere dell’ansia da separazione
  • già dopo i cinque anni sono pochissimi i bambini che dormono nel lettone, come ha dimostrato uno studio italiano che ha indagato le abitudini del sonno di bambini toscani fino ai 10 anni, fatta dai pediatri ACP toscani e coordinato dal professore Rapisardi.

Tutti, prima o poi, finiscono per dormire

L’esame di questi dati mostra la naturale e spontanea evoluzione delle abitudini del sonno dei bambini verso una progressiva autonomia. Le abitudini dei nostri bambini appaiono, da questa ricerca, molto diverse da quelle degli americani o dei tedeschi, che invece abituano i bambini a dormire da soli il più presto possibile; si avvicinano molto di più a quelle dei popoli con tradizioni antiche come i giapponesi.

I problemi di sonno riferiti dalle madri sono molto pochi: si lamenta del sonno dei figli solo il 9% a 3 anni (una percentuale molto simile a quella rilevata in Giappone), anche se c’è una punta del 25% di mamme di bambini di età compresa fra 12 e 18 mesi disturbate nel sonno, un’età che corrisponde in pieno al periodo dell’ansia da separazione. Con il decrescere di questo fenomeno diminuisce nel giro di un anno, rapidamente e spontaneamente, il numero di mamme che lamentano disturbi del sonno a causa dei figli.

È possibile eliminare i problemi di sonno dei bambini?

Una ricerca come questa, svolta per giunta da pediatri di famiglia che sono coinvolti ogni giorno nel rapporto con le famiglie non può prescindere da un interrogativo concreto: «È possibile eliminare i problemi di sonno dei bambini e delle famiglie?». Secondo quello che abbiamo imparato da questa esperienza la risposta non può che essere «No».

Può darsi che alcuni bambini (pochi secondo i nostri dati) abbiano il sonno disturbato per il tentativo (portato avanti a volte senza troppa convinzione e coerenza) di adottare un sistema americano o, se preferite tedesco; negli altri casi però i disturbi del sonno del bambino (come ad esempio il sonnambulismo) potrebbero essere solo un sintomo dei disturbi di ansia di cui il piccolo stesso e/o la sua famiglia soffrono. Un’ansia che non fa dormire, che raggiunge il bambino attraverso lo stress e le preoccupazioni di sua madre o l’incertezza del suo mondo familiare. Ma questa è un’altra storia…

Immagine per l'autore: Anna Maria Moschetti
Anna Maria Moschetti

medico pediatra dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e responsabile dell’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata per le malattie dei bambini legate all’inquinamento.

Articolo pubblicato il 24/06/2013 e aggiornato il 12/12/2022

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