Il sonno del bambino, dalla nascita ai primi anni

I bambini e in particolare i neonati dormono molto, perché il sonno è necessario al loro sviluppo. È quindi importante rispettarne i ritmi e conoscerne le caratteristiche, anche per aiutare i nostri figli a gestirlo in maniera autonoma e soddisfacente

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Sara Lanzini , psicologa perinatale
Manina di un bambino durante il sonno

Pensare che il sonno dei bambini sia simile a quello degli adulti è un’idea molto diffusa ma, allo stesso tempo, sbagliata. Il sonno, infatti, è un fenomeno complesso, che si evolve e si modifica durante la crescita. 

Nei primi mesi di vita il bambino dorme circa il 70-80% del tempo: le ore di sonno in questo periodo sono circa 15-20 ore al giorno, contro le cinque-sei ore per la persona anziana. Succede spesso che gli adulti si preoccupino per le troppe (o troppo poche) ore di sonno del bambino e si interroghino se sia normale o se il piccolo non soffra di qualche disturbo del sonno. Scopriamo come funziona il sonno dei bambini e cosa fare per favorirlo.

Il sonno del neonato

Come abbiamo accennato, molte mamme si preoccupano perché il loro neonato «dorme troppo». Cominciamo col dire che il neonato ha più bisogno di dormire (sempre considerando che ogni bambino è differente dall’altro come spieghiamo anche nell’articolo Come addormentare un neonato) e che poi, crescendo, tale esigenza si riduce gradualmente. A tal proposito, numerosi studi evidenziano che un adulto necessita di circa otto ore di sonno al giorno, un dato che però trova riscontro solo negli adolescenti e che decresce man mano che l’età avanza.

I neonati e i bambini in generale dormono di più principalmente perché il sonno influisce sulla loro crescita, in particolare: 

  • favorendo lo sviluppo cerebrale (soprattutto il sonno nella fase REM, cioè quello più leggero); 
  • consolidando la memoria e tutto ciò che il piccolo apprende durante il giorno; 
  • stimolando la secrezione dell’ormone della crescita; 
  • rafforzando il sistema immunitario; 
  • consentendo all’organismo di rallentare e al cervello di “ripulirsi” dalle tossine accumulate durante la veglia.

Ma quanto deve dormire un neonato? Si calcolano circa 15-20 ore al giorno di sonno nel primo mese di vita, ma il sonno evolve anche nel corso della giornata e si divide in cicli, della durata di circa un’ora (90-120 minuti per i bambini più grandi e per gli adulti). 

Anche nell’arco della notte i cicli si susseguono uno dopo l’altro; è dunque sbagliato pensare che il sonno (del bambino come dell’adulto) sia continuo. Inoltre, all’interno del singolo ciclo (anche questo vale sia per i bambini sia per gli adulti) si susseguono “fasi” diverse tra loro in termini di quantità di tempo.
I 60 minuti che compongono il ciclo del sonno di un bambino sono divisi tra fase REM e non-REM. Alla nascita, il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale, intorno ai 2-3 anni diventa il 25%, per raggiungere poi (come negli adulti) circa il 20% intorno ai 6 anni. Come anticipato, la percentuale di sonno REM nei bambini è maggiore perché funzionale allo sviluppo cerebrale.

I risvegli notturni nei bambini

«Quando inizia a dormire tutta la notte?» «Posso fare qualcosa per eliminare i risvegli notturni?» «È normale che si svegli così tanto la notte?» sono queste domande molto frequenti tra i genitori che si interrogano sui risvegli notturni del bambino, a volte molto frequenti.
In verità anche a noi adulti capita spesso di svegliarci durante la notte tra un ciclo di sonno e l’altro. Spesso non ce ne accorgiamo neppure o semplicemente ci giriamo dall’altra parte per iniziare un nuovo ciclo. 

Ai bambini in generale accade la stessa cosa, ma con maggior frequenza (i loro cicli sono più brevi, dunque si parla di “micro-risvegli”), solo che spesso non sono abituati a riaddormentarsi da soli e quindi richiamano l’adulto per essere supportati. Tutto ciò è assolutamente normale, dipende dal fatto che i piccoli si spaventano per la lontananza della figura di accudimento, un meccanismo presente anche nel mondo animale e che costituisce una prima difesa dei cuccioli dall’aggressione dei predatori.

Nel caso in cui l’incidenza dei risvegli tra un ciclo di sonno e l’altro aumenta si parla di sleep regression, un fenomeno che si verifica maggiormente nei seguenti momenti:

  • aumento dell’autonomia (quando ad esempio il bambino inizia a gattonare o a camminare) e scatti nello sviluppo psicomotorio;
  • ansia da separazione (intorno ai 18-24 mesi);
  • primi dentini;
  • inserimento al nido o all’asilo;
  • arrivo di fratellini o sorelline;
  • ripresa lavorativa della mamma;
  • tensioni familiari;
  • cambiamento di routine familiari.

I disturbi del sonno

Quando parliamo di “disturbi del sonno” facciamo riferimento a condizioni che generalmente si verificano nei bambini dai 2 anni in su, come ad esempio gli episodi di sonnambulismo, o i pavor nocturnus (terrori notturni), che compaiono dopo i 2 anni e possono manifestarsi fino a circa 6 anni, e i più comuni incubi. I primi si presentano nelle prime ore del sonno del bambino e hanno una durata che varia da uno a 15 minuti: il piccolo appare agitato, spaventato, può parlare in modo confuso, piangere, e tutto ciò può essere accompagnato da tachicardia, sudorazione, dilatazione delle pupille, aumento del tono muscolare.

Gli incubi invece si associano notoriamente a sogni dal contenuto pauroso o angosciante e si presentano nelle ultime ore della notte, in corrispondenza del sonno REM (di come sognano i bambini parliamo in modo approfondito in questo articolo). Mentre del pavor nocturnus non viene ricordato il contenuto, l’incubo viene più facilmente richiamato alla memoria, forse proprio perché si presenta in una fase del sonno più leggera.

Quando si regolarizza il sonno dei bambini?

Alla luce di quanto detto, possiamo comprendere quanto sia importante lasciar dormire il neonato o il bambino per tutto il tempo che gli è necessario, cosicché impari a gestire autonomamente i propri ritmi. In alcune circostanza, il neonato o il lattante può (o meglio deve) essere svegliato, ad esempio se passano molte ore tra una poppata e l’altra, ma in ogni caso è importante che ciò avvenga possibilmente nelle fasi di sonno leggero, per evitare di irritarlo e innervosirlo.

In generale, il sonno del bambino richiede tempo per autoregolarsi. Molti studiosi hanno “idealizzato” modelli e studi relativi alle differenti modalità di gestione e messa a letto che possono favorire questo naturale processo. Ma cosa si può fare per aiutare il bambino a regolarizzare il sonno? Vediamo, da un punto di vista pratico, alcune strategie per rendere il momento della nanna più facile non solo per i piccoli ma anche per noi genitori:

  1. Accettiamo che nei primi mesi di vita possano svegliarci. Come detto, non si tratta di un capriccio né di un vostro errore di gestione.
  2. Creiamo un rituale serale che lo accompagni alla nanna. Leggere una favola, cantare una ninna nanna, insomma una routine o un insieme di attività che si ripetono quotidianamente prima di andare a dormire e che hanno la funzione di prepararlo a ciò che accadrà a breve.
  3. Non aspettiamo che sia esausto per metterlo a letto. Quando è molto stanco il bambino è più nervoso e quindi più difficile da far addormentare. È quindi preferibile evitare giochi troppo turbolenti o eccitanti nelle due ore che precedono il sonno.
  4. Mettiamolo a nanna dove dovrà passare la notte. Spesso i bambini vengono fatti addormentare sul divano o nel lettone e poi spostati nel loro lettino, e questo può confonderli: svegliandosi di notte in un luogo diverso da quello in cui si sono addormentati, potrebbero sentirsi spaventati e spaesati, e tutto ciò renderà più difficile il riaddormentamento.
  5. Osserviamolo nella quotidianità e trascorriamo del tempo con lui. A tal proposito, eventuali difficoltà e problemi del sonno ci daranno molte informazioni sul modo in cui vive. Consideriamo anche che più il bimbo passerà del tempo con mamma e papà durante il giorno, più sarà appagato sotto questo punto di vista e meno soffrirà il “distacco” dovuto all’addormentamento.
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Sara Lanzini

consegue la laurea in Scienze e tecniche psicologiche e la laurea magistrale in Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Successivamente la sua formazione si concentra sulla psicodiagnostica e sul sostegno psicologico a genitori e bambini. Membro del consiglio direttivo dell’Associazione Scientifica Italiana di Psicologia perinatale, dal 2017 lavora presso il reparto di Patologia neonatale dell’Ospedale San Raffaele fornendo supporto psicologico ai genitori dei piccoli ricoverati e presso il Day Hospital della Clinica Pediatrica De Marchi di Milano.

Bibliografia
  • Alessandra Bortolotti, I cuccioli non dormono da soli, Mondadori, Milano, 2016
  • Thomas B. Brazelton, Joshua D. Sparrow, Il tuo bambino e… il sonno, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003
  • Sara Letardi, Il mio bambino non mi dorme, Bonomi, Pavia, 2008
  • Valentina Rossi, Il rito della nanna, ilmiolibro self publishing, 2016
  • Fausta Vaghi, Il sonno dei bambini, Demetra, Verona, 2001

 

Articolo pubblicato il 12/02/2019 e aggiornato il 12/12/2022
Immagine in apertura Gorlov / iStock

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